Week-end di pensieri ** per George Soros

25/05/2008 - 0:00

 
Siamo alle battute conclusive. O quasi. Tramontata, di fatto, l’ipotesi Follieri, all’orizzonte rimane Soros. La trattativa tra i legali dei Sensi e quelli del novantasettesimo uomo più ricco al mondo, sarebbe giunta ad un punto preciso. Il magnate nato in Ungheria verserebbe, nelle tasche dei proprietari di Italpetroli, 210 milioni di euro circa per acquistare il 67% delle azioni della A.S. Roma. La cifra comprenderebbe, ovviamente, la buona uscita per i Sensi, visto che la quotazione di mercato del club giallorosso si aggirerebbe intorno ai 130 milioni di euro. Altri 70 milioni circa verrebbero spesi, dal magnate, per raccogliere il restante 33% delle azioni sul mercato, forse anche con l’intenzione di togliere il titolo della A.S. Roma dalla Borsa. A questa prima fase, però, manca un elemento, che definire fondamentale è estremamente riduttivo: il sì (o l’ok) di George Soros. Qualora egli desse l’avallo all’acquisto della A.S. Roma, aumentando così a sessantaquattro le società a livello mondiale nelle quali è presente economicamente, i suoi rappresentanti, l’avvocato Tacopina e Steven Horowitz, salirebbero subito sul primo aereo (domani, lunedì o dopodomani, martedì) in direzione Fiumicino, per chiudere. Infatti, il legale della famiglia Sensi, l’avvocato Gianroberto De Giovanni, gli advisor del filantropo, lo studio Tonucci, Banca Rothschild, la merchant bank Inner Circle Sports, e Unicredit avrebbero trovato l’accordo per la cessione del pacchetto di maggioranza di A.S. Roma. Soros, invece, si sta facendo attendere, anche perché, fanno sapere dall’America, pare non abbia gradito l’ennesimo comunicato di smentita da parte di Italpetroli, oltretutto dopo mesi di estenuanti trattative. E’ possibile che il tira e molla che va avanti ormai da 40 giorni abbia potuto raffreddare il’interesse del magnate americano sull’asse Roma-New York. La sua parola vale molto, anzi moltissimo, per la Roma e per i Sensi, tuttora impegnati, con Banca Finnat, nel rinnovare il Piano di Risanamento di Italpetroli, presentato ai collaboratori di Profumo, amministratore delegato di Unicredit, e non accettato. Una volta divenuto il nuovo proprietario del club giallorosso, il magnate dovrebbe poi spendere non pochi milioni per acquistare di nuovo il marchio A.S. Roma e per rilevare al 100% il Centro Sportivo Fulvio Bernardini di Trigoria, attualmente non a tutti gli effetti di proprietà degli abitanti di Villa Pacelli. Al tutto si aggiungerebbe il calciomercato di livello da mettere in atto. E i Sensi? Alla figlia del presidente verrebbe riservata una poltrona del CdA, oltre ad un presumibile conguaglio economico per lasciare il timone della società. La stessa Rosella Sensi, lasciando lo stadio Olimpico, dopo la finale di Coppa Italia, avrebbe lanciato un ringraziamento generale. «Dico grazie a tutti quelli che ci sono stati vicini in questi anni», le sue parole. Una dichiarazione dal sapore di congedo, di commiato. Molto più sicuro appare, comunque, il mantenimento dello staff tecnico e dirigenziale (Bruno Conti e Daniele Pradè), quantomeno per la prossima stagione. Manca solo un dettaglio, però. Il sì (o l’ok) di George Soros. E non è cosa di poco conto.
 
Benedetto Saccà

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