Trigoria, una fabbrica di talenti

28/12/2007 - 0:00

 
In principio fu Francesco Totti. Gioiello più pregiato di una collezione che, alle spalle del talento di Porta Metronia, già era pronta a sfornare giocatori in quantità industriale pronti al salto del professionismo. E se, oltre al capitano, sono “soltanto” tre i romani che ad oggi possono indossare con orgoglio la casacca giallorossa (De Rossi, Aquilani e Curci), la schiera di ragazzi usciti dal settore giovanile è foltissima. Il segreto? Tanta applicazione, uno staff di professionisti e un bacino di utenza tra i più vasti dell’intero panorama nazionale.
 
Niente multinazionali. Basta dare una veloce occhiata al luogo di nascita dei giocatori in forza nelle giovanili giallorosse, ed ecco svelato il segreto che negli ultimi anni ha fatto da trait d’union tra Bruno Conti e Ivano Stefanelli, vale a dire il passato ed il presente del vivaio di Piazzale Dino Viola. Tanti giocatori di Roma e provincia o, al massimo, prelevati giovanissimi da società dilettantistiche del centro-sud: Trigoria, tra l’altro, dispone di un pensionato e un circuito di scuole affiliate per garantire vitto, alloggio e istruzione a coloro che ogni giorno non possono sobbarcarsi viaggi chilometrici. Che il Lazio sia una fucina di talenti, non lo scopriamo certo oggi: Savio, Tor Di Quinto, Nuova Tor Tre Teste e Romulea sono soltanto alcune tra le società che negli ultimi anni hanno fatto da serbatoio per la Roma, ma non solo.
 
Un marchio esportato in tutta Italia. Tra gli under 25 (nati cioè dal 1982 in poi, per intenderci), sono ventidue, romanisti compresi, i giocatori usciti da Trigoria che in questa stagione si stanno facendo valere tra Serie A (dodici) e Serie B (dieci). Senza contare i vari Pipolo, Marsili, Greco, Grillo, Simonetta, tanto per citarne qualcuno, che militano in Serie C1 e C2.
 
Tre romani Campioni del Mondo. Francesco Totti e Daniele De Rossi. Ma anche Marco Amelia. Da Trigoria a Berlino. Dalla pozzolana dei campi di periferia al titolo iridato. Sono le favole più belle nate dai campi disseminati nella Capitale e che negli stadi più importanti del mondo hanno trovato il loro lieto fine. Se Totti, dopo i primi calci al pallone nella gloriosa Smit Trastevere, il trasferimento alla Lodigiani e successivamente alla Roma, nel 1993 già esordiva in serie A, quattro anni più tardi a varcare la porta di Trigoria sarebbe stato un ragazzino dalla chioma bionda, di nome Daniele De Rossi. Tutta la trafila delle giovanili, vissute da gregario, poi l’esplosione nella formazione Primavera. De Rossi ha bruciato le tappe, fino all’esordio in Serie A, datato 25 gennaio 2003 (Como-Roma 2-0), e a quello in Nazionale, condito dal suo primo gol azzurro (4 settembre 2004, Italia-Norvegia 2-1). Chi il giallorosso l’ha soltanto assaporato è Marco Amelia, terzo portiere nella stagione tricolore, altrettanto a Germania 2006. Nato e cresciuto a Frascati, ha sfiorato l’esordio in Champions League nella partita Lokomotiv Mosca-Roma nella stagione 2001/02: Antonioli sembrava dovesse chiamare il cambio ed Amelia iniziò il riscaldamento. Prima di smettere sogna il ritorno a Roma, una Roma sin qui vissuta soltanto di riflesso. Tra i “quasi certi” per un posto tra i ventitré per Euro 2008, ci sono anche Alberto Aquilani e Gianluca Curci. Di Montesacro il primo, di Castelgandolfo il portiere, sono stati entrambi fiori all’occhiello di tutte le formazioni giovanili. Se Aquilani è dovuto passare per il “limbo”, rappresentato da un anno a Trieste (2003/04), per Curci la grande chance è arrivata proprio con la maglia che più ama. Nella disastrosa stagione dei cinque allenatori, Curci debutta in A il 19 dicembre 2004 (Roma-Parma 5-1), e sarà, sotto l’ala protettrice di Bruno Conti, uno degli artefici della salvezza.
 
E tre friulani acquisiti. Quella di Udine è la colonia di giovani ex Roma più numerosa tra le quarantuno squadre di A e B (Roma esclusa). Il più “vecchio” è Simone Pepe, da Albano Laziale, classe 1983. La Roma lo ha lasciato partire quasi subito, Pepe ha iniziato una carriera da globetrotter, che lo scorso anno in Sardegna ha trovato la sua stagione più prolifica, con tre reti in trentasei partite. Di un anno più giovane è Damiano Ferronetti, anch’egli di Albano, compagno di squadra di Aquilani nelle giovanili e nella Triestina, e che sembrava destinato a ricalcare le orme del centrocampista di Montesacro. Invece, una serie infinita di infortuni ha minato la sua ascesa. Dopo un anno di stop per problemi alla schiena, a Udine sta cercando una nuova vita. Non è romano (è nato a Nocera Inferiore), ma trapiantato nella Capitale, Raffaele De Martino, classe 1986 è stato, tre stagioni fa, al centro di un intrigo di mercato che ha mandato su tutte le furie la società giallorossa. Finito al Bellinzona, poi al Treviso, infine all’ Udinese, dove lo scorso anno ha trovato il primo gol in Serie A il 20 dicembre 2006, contro l’ Atalanta. E’coetaneo di Pepe, Cesare Bovo; nato a Fiumicino, ha giocato un anno nella Roma dopo esser stato per due anni a Lecce e per uno al Parma. Con i ducali realizzò anche un gol ai giallorossi, nel giorno del debutto di Curci il 19 dicembre 2004. La Roma lo ha perso alle buste con il Palermo dopo che la società gli aveva ceduto la prima metà del cartellino, a causa di vecchie pendenze tra Sensi e Zamparini. Bruno Conti di recente ha detto che è il giocatore più tecnico nel vivaio della Roma che abbia mai visto. In questa stagione è a Genova, alla corte di Gasperini.
 
Chelsea? No, grazie. Che il vivaio giallorosso attiri su di sé le attenzioni di club stranieri, è cosa ormai nota. Il caso più eclatante di questo tentativo di “sacco di Roma” risale al 2001. Alberto Aquilani, che per la sua età potrebbe disputare ancora il campionato Allievi Nazionali, è già in pianta stabile con la Primavera. Il Chelsea si presenta a Trigoria, convinta di portare il giocatore a Stamford Bridge. Alberto, romano e romanista, declinerà l’invito, promettendo amore eterno alla Roma.
 
Il nuovo che avanza. Tra i più “piccoli”, soltanto in termini di età, ad essere usciti dal settore giovanile della Roma, per alcuni di loro è già arrivato il momento della ribalta. E chissà, anche quello del ritorno alla base. Detto di Daniele Magliocchetti che, dopo una stagione in B a Verona, ora è una delle prime alternative nel Cagliari di Sonetti, i nomi che sono ormai sulla bocca di tutti sono quelli di Daniele Galloppa e Alessio Cerci. Ventidue anni il primo, venti il secondo. Galloppa non ha mai esordito in gare ufficiali con la Roma, ha girato mezza Italia per “farsi le ossa”: due anni a Trieste, la poco fortunata parentesi di Ascoli, prima dell’approdo a Siena, dove il 7 ottobre, contro l’ Empoli, si toglie la sua prima soddisfazione personale in serie A. E’ in comproprietà tra la Roma e la società toscana, dove da due anni gioca Daniele Corvia, classe ’84, altro frutto del lavoro di Bruno Conti. Anche per lui, tanti infortuni in giovane età, superati al meglio, tanto che Arrigo Sacchi lo volle al Parma in cambio di Gilardino. Ha già esordito in Champions e realizzato un gol in Coppa Italia, proprio al Siena. Sempre in Toscana, in prestito al Pisa, c’è Alessio Cerci, il giocatore che più di tutti, in questa stagione, sta tenendo alta la bandiera giallorossa. Nato a Velletri il 23 luglio 1987, per tutti è l’ “Henry di Valmontone”. Nelle giovanili giocava anche con ragazzi di due o tre anni più grandi, ma stupiva per le sue accelerazioni mozzafiato. L’esordio in Serie A in Sampdoria-Roma del maggio 2004. Poi, un infortunio al piede sembrava averlo messo ko, una stagione poco fortunata a Brescia, prima dell’arrivo a Pisa. Con Gian Piero Ventura in panchina, Cerci trova continuità: diciotto presenze e otto gol finora, la chiamata dell’ under 21 di Casiraghi e la possibilità, concreta, di tornare a Roma a giugno. Stavolta per restarci. Chi invece a Roma si è fatto già ammirare, è Aleandro Rosi, stessa età di Cerci, ma con fortune alterne. Curiosa la storia dell’esterno, in forza alla Lazio prima di cambiare sponda del Tevere. Con Spalletti sembrava aver trovato la sua consacrazione: trentasette presenze con la maglia giallorossa, due reti, la prima delle quali nel 4-0 di Parma del 24 settembre 2006. Poi, la scelta di spedirlo in prestito al Chievo, dove però non riesce ad emergere. Due sole presenze da titolare, pochine per un giocatore con due anni di Serie A alle spalle.
 
Un esercito di “cadetti”. Oltre ai sopracitati Cerci e Rosi, la rappresentanza di giallorossi sparsi in tutta l’Italia della serie B è più che mai numerosa. Nel Grosseto ci sono due tra gli elementi più promettenti della Primavera campione d’Italia nel 2005, Valerio Virga e Gianluca Freddi. Virga, classe ’86, nativo di Monterotondo, nell’estate 2005, per alcune pendenze di Sensi verso Zamparini, viene girato in comproprietà al Palermo (assieme a Curci e Bovo), dove rimane pochi mesi prima di trasferirsi all’ Ascoli. Finisce nel dimenticatoio, fino a quando Spalletti decide di puntare sulla voglia di riscatto del centrocampista, che ripagherà la fiducia del tecnico, trovando anche la via del gol, in Coppa Italia, contro la Triestina, il 29 novembre 2006. Qualche difficoltà di inserimento, invece per l’ex Tor Di Quinto Gianluca Freddi, protagonista, nel settore giovanile, di più di qualche derby con il gemello Gabriele, ex Lazio. Tante panchine in A nelle ultime due stagioni, senza l’emozione del debutto. E poi, ancora, Andrea Giacomini del Vicenza (’87), e Francesco Maiorani dello Spezia (’88). Sempre in Serie B, calcano i campi da qualche anno anche Marco Paoloni (’84, Ascoli), Gianluca Galasso (’84, Ternana, Frosinone e ora Bari), Alessandro Tulli (82’, Lecce), mentre a far compagnia a Galasso, in Puglia è arrivato anche Massimo Bonanni (’82), con quarantotto gettoni in A con Palermo, Lazio, Sampdoria e Ascoli.
 
In rampa di lancio. Nonostante una stagione poco esaltante, la Primavera di Alberto De Rossi sta mettendo in luce numerosi talenti romani doc, da Lorenzo Bianchini a Claudio Cafiero, da Riccardo Delfino (pugliese, ma da cinque anni a Trigoria), al giovanissimo Marco D’Alessandro, classe 1991, ma già utilizzato in più di un’occasione da De Rossi. Tanti giovani pronti a spiccare il volo: chi sarà il prossimo?
 

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