• STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI DIFENSORI CENTRALI GIALLOROSSI

    16/06/2013 - 18:00

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi difensori centrali della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10‘ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Eraldo Monzeglio (108 partecipazioni in campionato con la maglia giallorossa).

    GENESI DI UN MITOEraldo Monzeglio nacque il 5 giugno 1906 a Vignale Monferrato (AL). Cresciuto tra le fila del Casale, il suo esordio nella Divisione Nazionale del campionato italiano (non ancora Serie A) è datato 1924 (avversaria di turno l‘Ambrosiana Inter). Nella stagione 1926-’27 venne prelevato dal Bologna. Con la squadra emiliana conquistò uno scudetto (1929, ultimo campionato suddiviso in gironi prima dell’avvento del girone unico) e due Mitropa Cup (1931-’32 e 1933-’34).

    LA CARRIERA NELLA ROMA – Il difensore piemontese giunse alla Roma forte di un Mondiale vinto con la Nazionale Italiana (1934). Venne acquistato insieme all’esperto Allemandi, compagno con cui aveva formato la coppia di terzini della squadra Campione del Mondo di Vittorio Pozzo. Monzeglio rimase in maglia giallorossa fino al termine della carriera, disputando ben 4 stagioni (1935-’39). Rientrò in società nel 1941-’42 (anno del primo scudetto) in qualità di direttore tecnico, voluto fortemente dal presidente Edgardo Bazzini. Morì a Como il 3 novembre 1981.

    LE DOTI TECNICHE – Elemento di forte carattere e dotato di ottima tecnica, Monzeglio venne considerato tra i più forti difensori centrali dell’epoca. In coppia con Allemandi formò una robusta diga difensiva che portò alla conquista di un doppio Mondiale (1934 e 1938).

    CURIOSITA’ – Il giocatore di Vignale Monferrato si rese protagonista di un episodio entrato presto nella storia del club giallorosso. In occasione del derby capitolino del 21 febbraio 1937 (vinto grazie ad una rete di Mazzoni), il capitano biancoceleste Piola pagò con una giornata di squalifica la sua reazione a un fallo di gioco attribuito ad Allemandi. La stampa chiese una punizione esemplare da applicare all’indirizzo del giocatore giallorosso ma proprio Monzeglio lo scagionò, autoaccusandosi in una lettera inviata a un quotidiano. Tale gesto venne talmente elogiato che il difensore non venne né squalificato né sanzionato con una ammonizione. Nella vita privata, invece, il difensore della Roma strinse una profonda amicizia con i due figli di Benito Mussolini, Vittorio e Bruno, con i quali giocò spesso a tennis a Villa Torlonia. Stando ad alcune fonti, tale rapporto tornò utile a Monzeglio nel momento in cui entrò nel club ricoprendo il ruolo di direttore tecnico.

    IN NAZIONALE – Con la maglia dell’Italia, il romanista collezionò 35 presenze. Si laureò campione del mondo nel 1934 e nel 1938. La sua ultima gara risale al 5 giugno del 1938 (Italia-Norvegia 3-1, ottavi di finale del campionato mondiale).

    BILANCIO NELLA ROMAMonzeglio disputò 125 partite con la maglia giallorossa, delle quali: 108 in campionato, 11 in Coppa Italia, 6 nella coppa dell’Europa Centrale.

    BILANCIO IN NAZIONALE – Il difensore piemontese collezionò 35 partecipazioni in Nazionale, disputando 2 Mondiali. Albo d’Oro: 2 Campionati del mondo (1934 e 1938).

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI DIFENSORI CENTRALI GIALLOROSSI 

    02/06/2013 - 16:20

    Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi difensori centrali della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10′ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Walter Adrian Samuel (122 partecipazioni in Serie A con la maglia giallorossa).

    GENESI DI UN MITO Walter Adrian Samuel nasce a Firmat (Argentina) il 22 marzo 1978. La sua carriera inizia nel Newell’s Old Boys dove gioca per una sola stagione (1996-’97) collezionando 37 presenze. Il giocatore si mette in evidenza come difensore centrale dalla grande forza fisica solo nel Boca Juniors (1997-’00), squadra in cui vince una Coppa Libertadores (2000) e due campionati argentini (Apertura 1998 e Clausura 1999).

    LA CARRIERA NELLA ROMA –  Il campione argentino è uno dei primi grandi rinforzi della Roma per la stagione 2000-’01. Il presidente Franco Sensi allestisce una squadra di livello pronta a diventare protagonista in campionato e in Europa. Insieme a lui approdano nella Capitale anche Gabriel Omar Batistuta, il centrocampista brasiliano Emerson, l’uruguayano Guigou e il francese Jonathan Zebina. Lo sforzo economico per strapparlo alla concorrenza è di quelli considerevoli: Samuel viene acquistato per una cifra vicina ai 34 miliardi di lire, mentre al giocatore viene proposto un contratto quinquennale da 162 milioni mensili. Nel corso della stagione il numero 19 giallorosso diviene un baluardo insuperabile della difesa romanista, tanto da essere considerato come uno dei migliori d’Europa nel suo ruolo. Sempre concentrato e dotato di una cattiveria agonistica senza pari, con le sue brillanti prestazioni Samuel contribuisce alla conquista del terzo scudetto giallorosso. Nella stessa stagione la Roma si aggiudica anche la Supercoppa Italiana, battendo all’Olimpico la Fiorentina per 3-0 (19 agosto 2001). Quella del 2000-’01 rimane, probabilmente, la stagione più felice dell’argentino con indosso la casacca romanista. Il difensore rimane nella Capitale per le successive tre stagioni. Nel 2004 viene ceduto al Real Madrid per 25 milioni di euro.

    LE DOTI TECNICHE –  Walter Samuel si mette in luce come centrale difensivo dotato di una straordinaria potenza fisica, abile in acrobazia anche quando occorre attaccare. Tra le qualità più evidenti spicca il colpo di testa sulle palle inattive. Nelle quattro stagioni alla Roma segna 9 reti, la maggior parte di queste arrivano proprio su gioco aereo nel quale il giocatore sembra esaltarsi.

    NUMERI E CURIOSITA’ – In 4 stagioni in giallorosso, Samuel colleziona 173 presenze e 11 marcature. Durante i suoi trascorsi nella Roma, il numero 19 argentino viene felicemente ribattezzato ‘The Wall’ (Il Muro) appellativo che tende a mettere in risalto la solidità che riesce ad assicurare al reparto difensivo anche nei momenti più complicati delle gare.

    IN NAZIONALE –  Nel 1997 il difensore di Firmat partecipa alla fortunata spedizione della Nazionale Under 20 al Campionato Mondiale. Nell’Argentina Maggiore debutta due anni più tardi. E’ tra i principali protagonisti nel Mondiale del 2002 e del 2010. Con la maglia ‘Albiceleste’ colleziona 56 presenze e 5 reti.

    BILANCIO NELLA ROMA –  Samuel totalizza 173 gare ufficiali in maglia giallorossa, tra le quali: 122 in campionato (9 reti), 12 nelle coppe nazionali, 38 nelle coppe europee. Albo d’Oro: 1 scudetto (2000-’01), 1 Supercoppa Italiana (2001).

    BILANCIO IN NAZIONALE – Il difensore argentino colleziona 56 partecipazioni con la maglia dell’Albiceleste firmando 5 reti totali.

     

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI DIFENSORI CENTRALI GIALLOROSSI

    19/05/2013 - 17:00

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi difensori centrali della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10′ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Sergio Santarini (344 partecipazioni in Serie A con la maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITO Sergio Santarini nacque il 10 settembre 1947 a Rimini. Mosse i primi passi nel mondo del calcio nelle giovanili della squadra della propria città (Serie C). Dopo quattro stagioni nella formazione biancorossa (1963-’67) in cui Santarini collezionò 76 presenze complessive e tre reti, arrivò la svolta professionale: su segnalazione dell’osservatore dell’Inter, Italo Allodi, il giocatore venne acquistato dal club milanese per una cifra vicina ai 90 milioni di lire.

    LA CARRIERA NELLA ROMA –  Dopo aver trascorso una sola anonima  stagione in maglia nerazzurra, in cui Santarini riusci’ a totalizzare solo 14 presenze anche perché chiuso dai due titolari Picchi e Guarneri,  il mediano romagnolo si trasferì nella Capitale nella stagione 1968-’69. Roluto espressamente dal nuovo allenatore della Roma Helenio Herrera, che lo aveva avuto a disposizione proprio ai tempi dell’Inter, Santarini divenne presto una delle ‘colonne’ giallorosse degli Anni Settanta. Il tecnico argentino gli trovò una nuova collocazione in campo: da stopper si spostò nel ruolo di libero. Il difensore ereditò una posizione ‘pesante’, quella che era stata della bandiera romanista Giacomo Losi. Il riminese ebbe l’onore di indossare anche la fascia di capitano tra il 1976 e il 1980.  Alla sua prima stagione romana collezionò 29 presenze e un gol e conquistò la Coppa Italia, la prima delle tre totali ottenute in maglia giallorossa. Lasciò la Roma solo a conclusione del campionato 1980-’81, quando decise di trasferirsi al neopromosso Catanzaro. Nel 1996-’97 tornò a Trigoria da allenatore, con Carlos Bianchi direttore tecnico. Un’esperienza che durò solo 26 giornate quando, dopo la sconfitta di Cagliari (1-2, datata 6 aprile 1997), la coppia venne sostituita dal duo formato da Sella (allenatore) e Liedholm (direttore tecnico).

    LE CARATTERISTICHE TECNICHE –  Santarini fu un centrale dallo spiccato senso della posizione e del tempo. Abile nelle chiusure era sempre pronto ad impostare subito il gioco facendo ripartire la propria squadra. Tra le sue spiccate doti ci fu anche la capacità di far circolare il pallone. Giocatore fisico, valido sia nel gioco aereo che in quello a terra. L’ex numero 5 giallorosso fu il precursore dei moderni liberi: elementi in grado non solo di spazzare via la sfera nella propria zona di competenza ma anche di costruire il gioco, partecipando attivamente alla fase offensiva.

    NUMERI E CURIOSITA’ –  Sergio Santarini rimase in maglia giallorossa per ben 13 stagioni. Totalizzò 429 presenze, che ne fecero il terzo giallorosso di tutti i tempi alle spalle di Totti (530) e Losi (452), di cui raccolse l’eredità in difesa. In campo, e fuori, fece coppia fissa con Aldo Bet (i due si conobbero ai tempi dell’Inter) e insieme approdarono alla Roma su esplicita richiesta di Herrera. Furono talmente uniti che i tifosi giallorossi li etichettarono come i “Gemelli Siamesi”. Santarini fu celebre anche per le sue sfortunate autoreti. In carriera ne realizzò ben sette, sei con la Roma e una con il Catanzaro: Roma-Inter 0-3 (9 marzo 1969), Roma-Lazio 2-2 (14 marzo 1971), Lazio-Roma 2-0 (11 marzo 1973), Roma-Perugia 1-2 (11 aprile 1976), Atalanta-Roma 2-0 (14 gennaio 1979), Fiorentina-Roma 3-1 (5 aprile 1980), Catanzaro-Napoli 0-1 (24 gennaio 1982).

    IN NAZIONALE –  Dopo aver disputato 8 gare nella Nazionale Under 21, Santarini venne convocato in quella maggiore dal ct Ferruccio Valcareggi nel 1971. Debuttò allo stadio Olimpico contro l’Austria (2-2 il risultato finale, con un autogol dello stesso difensore giallorosso). In maglia Azzurra tuttavia collezionò solo due presenze, essendo chiuso nel suo ruolo da Salvadore e Cera.

    BILANCIO NELLA ROMA –  Santarini totalizzò 429 gare ufficiali in maglia giallorossa, delle quali: 344 in campionato (5 reti), 70 in Coppa Italia (1 rete), 15 nelle coppe europee (0 reti). Albo d’Oro: 3 Coppe Italia (1968-’69; 1979-’80; 1980-’81), 1 Torneo Anglo-Italiano (1971-’72).

    BILANCIO IN NAZIONALE Lo storico numero 5 giallorosso collezionò 2 partecipazioni (0 reti) con la maglia della nazionale Azzurra.

    Emanuele Tocchi

     

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI DIFENSORI CENTRALI GIALLOROSSI

    12/05/2013 - 14:30

    STORIA DELLA ROMA – Inizia il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi difensori centrali della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Aldair Nascimento Dos Santos (312 partecipazioni in Serie A con la maglia giallorossa).

    GENESI DI UN MITO Aldair Nascimento Dos Santos nacque a Ilheus il 30 novembre 1965. Entrò a far parte delle giovanili del Flamengo grazie alla segnalazione di Juarez (ex stella della formazione rubonegra brasiliana), che lo aveva visto giocare una partitella tra amici. Nel 1985 debuttò in Prima Squadra e, a partire dall’anno successivo, il giocatore divenne titolare inamovibile. Tra il 1986 e il 1987 Aldair conquistò un campionato carioca (torneo dello stato di Rio) e un titolo nazionale. La prima squadra europea ad accorgersi delle grandi doti difensive del brasiliano fu il Benfica Lisbona, che lo acquistò nel 1989. Nell’unica stagione in Portogallo, collezionò 21 presenze, mentre furono 5 le reti segnate (in quella stagione la squadra di Lisbona vinse il campionato).

    LA CARRIERA NELLA ROMA –  Aldair venne acquistato dalla Roma nell’estate del 1990. Fu il presidente Dino Viola a sceglierlo, pagandolo per una cifra vicina ai 6 miliardi di lire. In poco tempo il giocatore si conquistò la fiducia della società e divenne uno dei pilastri della retroguardia giallorossa. Elemento insostituibile, il difensore brasiliano (con cittadinanza italiana) rimase nella Capitale per tredici stagioni. Esordì in Serie A il 9 settembre 1990 (Roma-Fiorentina). Nella prima annata da romanista vinse una Coppa Italia e, ben presto, si guadagnò la fascia di capitano. Indimenticabile la stagione 2000-’01. La Roma di Fabio Capello si aggiudicò lo scudetto (il terzo nella sua storia): il terzetto difensivo sudamericano era composto da Zago, Samuel e lo stesso Aldair. Nella stessa estate alzò in cielo anche la Supercoppa Italiana (anche se in quell’anno un serio infortunio gli impedì di esprimersi ai suoi consueti livelli). Con la formazione capitolina giocò anche nelle successive due stagioni, prima di trasferirsi al Genoa (Serie B).

    LE DOTI TECNICHE – Giocatore elegante e deciso, fu apprezzato per la serietà e la grande correttezza in campo. Pur non dotato di una particolare velocità nel passo, Aldair si faceva valere nei contrasti sfruttando la sua possanza fisica. Fu un difensore particolarmente abile nel gioco aereo e nell’anticipo dell’avversario. Bravo anche nel far ripartire l’azione grazie ai precisi lanci a beneficio dei compagni d’attacco.

    NUMERI E CURIOSITA’ –  Per lungo tempo Aldair fu lo straniero con il maggior numero di presenze nella storia giallorossa. Bandiera della Roma per tredici stagioni, si guadagnò l’appellativo di ‘Pluto‘ dai suoi tifosi (per la somiglianza con il personaggio della Disney). In suo onore, la maglia numero 6 venne ritirata dal club giallorosso. Il 20 settembre 2012 è stato inserito nella ‘Hall of Fame’ ufficiale dell’As Roma.

    IN NAZIONALE – In patria Aldair è tuttora considerato una leggenda. Lunga la sua militanza nella formazione verdeoro. Il suo esordio nella Nazionale Maggiore è datato 15 marzo 1989 (Brasile-Ecuador). Il difensore fu uno dei giocatori più titolati nella gloriosa storia del Brasile. Nel giro di 11 anni (1989-’00) riusci’ a conquistare due Coppe America, un Campionato del Mondo e una Confederations Cup. Disputò l’ultimo incontro in Nazionale il 28 giugno 2000 contro l’Uruguay.    

    BILANCIO NELLA ROMA –  Aldair disputò 415 gare ufficiali in maglia giallorossa, delle quali: 312 in campionato, 43 in Coppa Italia, 59 nelle Coppe Europee, 1 in Supercoppa di Lega. Albo d’Oro: 1 Coppa Italia (1990-’91); 1 scudetto (2000-’01); 1 Supercoppa Italiana (2001).

    BILANCIO IN NAZIONALE –  Lo storico numero 6 giallorosso collezionò 84 partecipazioni con la maglia della nazionale brasiliana. Albo d’Oro: 2 Coppe America (1989 e 1997); 1 Confederations Cup (1997); 1 Mondiale (1994).

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI DIFENSORI CENTRALI GIALLOROSSI

    05/05/2013 - 14:25

    STORIA DELLA ROMA – Inizia il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi difensori centrali della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Giacomo Losi (386 partecipazioni in serie A in maglia giallorossa).

    GENESI DI UN MITOGiacomo Losi nacque a Soncino (CR) il 10 settembre 1935. Cresciuto nelle giovanili della squadra della sua città natale, la Soncinese, dopo aver sostenuto un provino con l’Inter, approdò alla Cremonese.

    LA CARRIERA NELLA ROMA – Arrivato a fari spenti nella Capitale, nel 1954, Losi scrisse uno dei più lunghi capitoli di storia giallorossa. La Roma lo acquistò per otto milioni di lire. Il giocatore divenne subito l’idolo del tifo romanista e punto di riferimento per i compagni, tanto da essere incoronato leader indiscusso della squadra. Il 20 marzo 1955 debuttò contro l’Inter (vittoria per 3-0) e, nel corso della stessa stagione, divenne titolare inamovibile fino al termine della carriera. Losi toccò il momento più alto della sua avventura in maglia giallorossa nella stagione 1960-’61, quando riusci’ prima a guadagnarsi la fascia da capitano e poi ad alzare in cielo la Coppa delle Fiere. Con la Roma conquistò anche due Coppe Italia (1963-’64 e 1968-’69). Nella massima serie, capitan Losi siglò due reti: contro Sampdoria e Foggia. Dopo aver trascorso 15 anni nella formazione capitolina, la bandiera romanista chiuse la sua brillante carriera a causa di alcuni accesi diverbi con il tecnico Helenio Herrera.

    LE DOTI TECNICHE – Giacomo Losi venne impiegato prima come terzino destro, poi come stopper. Pur non avendo un fisico molto dotato (alto solo 1,68 centimetri), si fece valere nell’anticipo dell’avversario. Insuperabile in marcatura e abile in acrobazia, l’arma migliore del capitano giallorosso fu il colpo di testa. Calciatore esemplare e sempre corretto in campo e fuori, per un lungo periodo divenne la vera ‘anima’ della Roma.

    NUMERI E CURIOSITA’ – Per la Roma, Losi diede tutta una carriera. Il difensore lombardo vesti’ la casacca giallorossa per 15 anni, 452 partite, di cui 299 con la fascia di capitano al braccio. Un record che entrò nella storia e che durò fino all’avvento di Francesco Totti. La sua correttezza in campo fu evidenziata anche da un dato emblematico: lo storico capitano della Roma non subi’ mai nessun provvedimento disciplinare in tutta la sua lunga carriera (l’unico cartellino giallo rimediato risali’ all’ultima gara disputata). Ancora oggi Losi viene ricordato con il soprannome di ‘Core de Roma’, nomignolo attribuitogli durante una celebre trasmissione televisiva (“L’oggetto misterioso“) condotta da Walter Chiari. Memorabile fu il Sampdoria-Roma del 1961 quando, nonostante un brutto infortunio, rimase in campo per assenza di cambi e riusci’ a siglare di testa il gol del successo. Il 20 settembre 2012 è stato inserito nell’undici ufficiale della Hall of Fame giallorossa.

    IN NAZIONALELosi esordi’ in maglia azzurra il 13 marzo 1960, durante l’amichevole di Barcellona contro la Spagna (persa per 3-1). In occasione di Belgio-Italia del 13 maggio 1962, indossò per la prima volta la fascia di capitano. La bandiera della Roma partecipò ai Mondiali Cileni del 1962. All’età di 27 anni, Losi chiuse la sua breve parentesi (durata solo due anni) nella Nazionale Maggiore.

    BILANCIO NELLA ROMALosi disputò 452 partite con la maglia giallorossa, delle quali: 386 in campionato, 29 in Coppa Italia, 37 in Coppa delle Fiere. Albo d’Oro: 1 Coppa delle Fiere (1960-’61); 2 Coppe Italia (1963-’64 e 1968-’69).

    BILANCIO IN NAZIONALE – Il capitano giallorosso collezionò 11 partecipazioni nell’Italia Maggiore (7 vittorie, un pareggio e 3 sconfitte).

    Emanuele Tocchi

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