STORIA DELLA ROMA. Il Terzo Scudetto

01/04/2012 - 19:00

Foto Getty Images

Pubblicato il 01/04/2012:
2000-’01 ROMA CAMPIONE D’ITALIA
– Continua il nostro percorso a tappe che descrive i trofei conquistati dalla squadra giallorossa nel corso della sua storia. In questa settimana concluderemo il racconto (iniziato nella scorsa puntata) legato alla conquista del  terzo tricolore (ricordato come quello ‘scucito’ dalle maglie dei cugini laziali).

L’AUTORETE DI NEGRO NEL DERBY –  Il 17 dicembre (11^ giornata) fu il giorno dell’atteso derby capitolino. La sfida con la Lazio fu contrassegnata da un clamoroso autogol dell’allora terzino biancoceleste, Paolo Negro. Fu una stracittadina che restò per sempre nei ricordi degli appassionati giallorossi. Perché la Roma vinse una gara praticamente senza tirare mai in porta e questo rese ancora più felici i tifosi della ‘Lupa’. Perché la Lazio era campione d’Italia in carica. Perché fu proprio in occasione di quel derby che si cominciò a parlare di scudetto da ‘scucire’ dalle maglie degli odiati cugini. Si disputò una delle stracittadine più affascinanti degli ultimi anni: la Lazio poteva contare sui propri gioielli, quali Nedved, Nesta e Crespo. La Roma era, invece, diventata la principale candidata per il tricolore. In campo c’era grande equilibrio, solo un episodio poteva decidere le sorti dell’incontro. Al settantesimo minuto, Cafù dalla destra crossò al centro dell’area per l’accorrente Cristiano Zanetti, che colpì di testa indirizzando il cuoio sul secondo palo. Poi la carambola letale per i biancocelesti: Peruzzi respinse in tuffo, Nesta spazzò via al volo senza accorgersi della presenza di Negro. Il pallone colpì il petto (o braccio?) del difensore e varcò la linea di porta. La Roma si portò a casa il suo cinquantesimo derby, in un delirio di sciarpe e bandiere sventolanti. I giallorossi rimasero primi con un distacco di 6 punti dalla Juventus seconda.

CAMPIONI D’INVERNO – Gli uomini di Capello conquistarono il titolo di campioni d’inverno, riconoscimento che spetta alla squadra in testa alla graduatoria a conclusione del girone d’andata. Anche il ‘Tardini’ di Parma venne espugnato per 2-1. Una partita, quella contro gli emiliani, che iniziò sotto molte difficoltà. Durante la prima metà di gioco, un maestoso Gianluigi Buffon negò la rete agli avversari: prodigiosi i salvataggi su Delvecchio, Totti e Cafù. Il capitano giallorosso fallì anche un calcio di rigore, spedendo il pallone sul palo. Poco prima dell’intervallo i padroni di casa passarono in vantaggio grazie all’ex laziale Di Vaio.  Per la Roma fu un duro colpo, e per più della metà della ripresa non vennero create grosse occasioni. Proprio nel momento più critico, fu ancora Batistuta a togliere le castagne dal fuoco ai suoi. Il pareggio passò per i suoi piedi: al 73’, Samuel effettuò un lungo lancio a scavalcare centrocampo e difesa del Parma, sulla sfera si avventò il numero 18 romanista che, al volo e con un tocco morbido, superò Buffon in uscita. La difesa gialloblù, sorretta dall’esperienza di Cannavaro e Thuram, cominciò a vacillare. Il raddoppio dei capitolini fu ancora opera del bomber argentino. Aldair effettuò un preciso cross dalla sinistra: Batigol colpì di piatto, siglando il sorpasso. I tremila tifosi giallorossi sfogarono tutta la loro gioia, intonando cori in onore del goleador sudamericano. Il ‘Re Leone’ trascinò la squadra grazie a numeri da capogiro: tra campionato e coppe, segnò 14 gol nelle sue prime 16 presenze.

IL MATCH-POINT SCUDETTO – Il passo della Roma continuò ad essere insostenibile per le inseguitrici, tanto che tra marzo e aprile venne mantenuto il distacco sulla Juventus. Si arrivò ben presto alla sfida-verità, quella che poteva segnare le sorti di un’intera stagione. A Torino contro i bianconeri, la truppa di Capello si presentò la settimana successiva al rocambolesco derby del 2-2 (sotto di due reti, la Lazio pareggiò al 95’ grazie a un destro sporco di Castroman). Il risultato allo stadio ‘Delle Alpi’ fu identico, solo che stavolta era la capolista a rimontare lo svantaggio. Il pareggio consegnò virtualmente lo scudetto ai giallorossi con cinque giornate di anticipo. L’avvio del match contro la Juve fu da brividi. In soli sei minuti, i padroni di casa furono già sul 2-0. Del Piero e Zidane si dimostrarono giocatori di livello mondiale, sostenuti anche grazie agli infaticabili Davids, Tacchinardi e Zambrotta. Il tecnico romanista corse ai ripari: fuori Zanetti e uno spento Totti, dentro Nakata e Marcos Assunçao. Sostituzioni che ebbero subito gli effetti sperati. Fu proprio il giapponese a realizzare il 2-1 con un destro violento da fuori area a dieci minuti dalla fine delle ostilità. Il gol caricò la squadra. Al 91’, quando nessuno credeva più al miracolo, ecco che questo si avverò. Dalla fascia mancina, Nakata tentò una gran conclusione. Il portiere juventino, Van der Sar, respinse con affanno: sul pallone si precipitarono Batistuta, Montella e un difensore bianconero. Montella colpì per primo in spaccata e segnò un pareggio incredibile. A fine gara, nel settore riservato ai sostenitori giallorossi si fece festa. A cinque giornate dalla conclusione del torneo, la Roma ebbe sei punti di vantaggio sulla Juve e cinque dalla Lazio. I giochi erano ormai fatti. Negli ultimi incontri bisognava solo controllare e gestire il vantaggio. Il pari rimediato a Napoli (2-2) impedì di festeggiare con una giornata d’anticipo.

LA FESTA FINALE – All’Olimpico domenica 17 giugno ci fu la passerella conclusiva. Lo stadio registrò il tutto esaurito, per una giornata che nessun tifoso volle assolutamente perdersi. Scena da mozzafiato: ottantamila persone non aspettavano altro che scatenare tutto il loro entusiasmo. Alle 15 in punto venne dato il fischio d’inizio dall’arbitro Braschi. Trascorsi cinque minuti, il tabellone segnalò il vantaggio della Juve contro l’Atalanta; a Roma intanto il risultato non si sbloccava. L’ansia accumulata fino a quel momento svanì al 19’, quando i giallorossi passarono in vantaggio: Candela dalla sinistra appoggiò all’indietro per l’accorrente Totti, che arrivò sul pallone e lo calciò con violenza di controbalzo. Buffon non riuscì ad opporsi e il capitano corse sotto la Sud per ricevere l’abbraccio di tifosi e compagni. Sul finire del primo tempo, Montella siglò il raddoppio della sicurezza. Non poteva mancare il ruggito finale del ‘Re Leone’ Batistuta, autore del tris. Il delirio romanista poteva cominciare. La Roma aspettava lo scudetto da 18 anni; un’attesa che stava finalmente per concludersi. Il gol di Di Vaio del definitivo 3-1, fu ininfluente. A cinque minuti dalla fine Braschi fu costretto, per qualche momento, ad interrompere la gara per una prima invasione di campo di qualche tifoso troppo esuberante. Poi, al triplice fischio, lo stadio esplose in un boato di gioia. Tutti i presenti si riversarono, come un fiume, sul terreno di gioco: vennero portate via parti di zolle del campo in ricordo dell’evento. La squadra, nel frattempo, brindava con champagne e gavettoni all’interno degli spogliatoi. La truppa di Capello trionfò, strappando anche il record di punti per campionati a 18 squadre: 75. In onore dei neo campioni d’Italia, in migliaia accorsero al Circo Massimo per partecipare al concerto di Antonello Venditti.

Emanuele Tocchi

Scrivi il primo commento

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

Seguici in diretta su Twitch!

Leggi anche...