“Già, è vero, ha dell’incredibile. Anche perché quando leggete le notizie da fuori, sembra che siano cose che i giocatori sanno già da vari mesi, ma in realtà non è andata così. Sapevo di aver suscitato l’interesse dell’Arsenal e che si stavano intavolando delle trattative. Essendo io un tifoso dell’Arsenal ne ero felicissimo. Tuttavia, il Manchester United è sbucato fuori dal nulla. Dovevamo giocare in trasferta col Blackburn e stavo scendendo dal pullman che ci aveva portato fin là. “All’improvviso, Roy mi chiama e mi dice: “il Manchester United ha formulato un’offerta per te. Sarà accettata.
“Sir Alex Ferguson vuole incontrarti nella tua stanza d’albergo fra 40 minuti””. “Bene, wow, ok”. “Non riuscivo a crederci, ovviamente ho chiamato subito mia mamma per informarla, poi mi sono seduto nella mia stanza d’albergo. Mi guardavo intorno, assicurandomi che non ci fossero cose imbarazzanti o in disordine anche se avevo appena fatto il check-in! E tuttavia pensavo, dentro di me: ‘Di cosa parliamo? E se ci fosse un silenzio imbarazzante?’. Poi però Sir Alex è arrivato e mi ha messo subito a mio agio. Penso di aver parlato con lui per tre ore o forse di più”.
“Erano passate almeno tre ore da quando avevo controllato il telefono l’ultima volta. È stata una conversazione molto piacevole, ovviamente lui era molto interessato a me per venire fin dove mi trovavo, specialmente considerando tutto ciò a cui doveva pensare in quel periodo. È stato davvero un grandissimo atto di fiducia”.
Non temevi che fosse un po’ troppo presto per una mossa del genere? Avevi appena cominciato a giocare nella prima squadra del Fulham…
“È una delle cose di cui abbiamo parlato. Prima di fare un altro trasferimento, dovevo pensarci bene. Non volevo rimanere chiuso, lo United ovviamente aveva tanti grandi difensori da cui potevo imparare, ma quello che uno vuole sapere è di avere una chance o meno. E lui è stato molto chiaro sin dall’inizio: ‘se continui a giocare come stai facendo adesso, avrai le tue chance’. Avevo giocato un buon numero di partite in quella stagione, più di 30, mi pare.
“Quindi, quella era l’unica cosa da prendere in considerazione: a quei tempi c’erano Rio Ferdinand e Nemanja Vidic, poi c’erano Wes Brown e Jonny Evans e anche John O’Shea. Tuttavia, lui mi ha trasmesso quella fiducia dicendomi che avrei avuto le mie chance e, allo stesso modo, ho sentito che poteva essere una sfida alla mia altezza, che avrei potuto giocare più partite di quante ne avessi disputate col Fulham in quella stagione. E forse alla fine ce l’ho anche fatta, perché Sir Alex è un uomo di parola. Forse le cose sarebbero state più facili se avessi aspettato un altro anno disputando una stagione intera al Fulham che stava andando alla grande. Ma io avevo bisogno di raccogliere quella sfida”.
Smalling su Alex Ferguson
Che allenatore era Sir Alex? È rimasto lo stesso dopo il vostro primo incontro?
“Sì, è una persona molto diretta, soprattutto perché avevamo un certo tipo di rosa, voglio dire, una rosa molto grande e piena di qualità, da cui era davvero difficile scegliere soltanto 11 giocatori. Ovviamente io ero molto giovane e non mi aspettavo di scendere in campo in ogni partita, ma, allo stesso modo, avevo tanta voglia di giocare e poi c’erano i giocatori con più esperienza che si aspettavano di giocare. Ma lui era un grande allenatore e riusciva sempre a farci rimanere concentrati su un obiettivo.
“Magari mi diceva che non avrei giocato nella partita successiva, ma che voleva che fossi pronto per martedì. Ha fatto così con me un paio di volte. Una di queste era il derby, che non pensavo che avrei giocato. Mi disse che mi avrebbe lasciato fuori nella partita precedente, per poi aggiungere ‘Perché voglio che tu sia pronto per il derby di sabato’. In questo modo riusciva a mantenere i suoi giocatori motivati e sull’attenti, ci incoraggiava a lavorare sempre un pochino di più, sul controllo palla o qualsiasi altra cosa, per migliorare ancora di più durante la settimana della partita. Comunque, quel derby è stato indimenticabile, la rovesciata di Wayne Rooney, la mia famiglia in tribuna… È una persona unica, perché non è facile tenere i calciatori a bada, specialmente quando ne hai tanti che vogliono giocare”.
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Un libro praticamente…