Si torna da Verona con gli ** ´acquisti di dicembre´, una difesa blindata e qualche rosso di troppo

07/12/2008 - 0:00

 
Nel bagaglio che la Roma si riporta da Verona c’è spazio per un sorriso in più. La trasferta contro il Chievo porta con sè tre punti e la quarta vittoria consecutiva, quinta se consideriamo la gara con il Cluj di Champions League. È stata la Roma degli “acquisti di dicembre”, da Riise a Menez la campagna di rafforzamento estiva ha atteso il freddo di Verona per mettere in mostra tutte le sue potenzialità. Un contributo che arriva proprio nel momento più delicato, quando una nuova e improvvisa ondata di infortuni sembrava aver messo in ginocchio la squadra e costretto Spalletti a scelte azzardate. Come l’impiego dal primo minuto del francesino arrivato sul gong del calciomercato d’agosto.
 
ALLARME “ROSSO” – Ma dalla trasferta di Verona si torna anche con una piccola, nuova preoccupazione. Forse è presto per parlare di allarme “rosso”, tuttavia l’espulsione di Brighi non è la prima di questa strana stagione romanista. Prima del cartellino sventolato da Morganti in faccia al centrocampista di Rimini, altre quattro volte la Roma aveva dovuto rinunciare a concludere una partita in undici uomini. In principio fu De Rossi, cacciato dalla battaglia di Genova contro i rossoblù mentre Milito e il guardalinee Biasutto affondavano la nave giallorossa. Era la quarta giornata e la Roma iniziava a muovere i primi passi dentro una crisi dalla quale sarebbe uscita soltanto due mesi più tardi. Undici giorni dopo, il 5 ottobre, si replica. In grande stile, però. Nel naufragio di Siena sono addirittura due i giocatori a lasciare anzitempo la partita. Prima Mexes, per uno scatto di nervi che gli costerà addirittura tre turni di squalifica. Poi Panucci, ammonito due volte e costretto alle docce prima dei compagni. Passa solo un mese, si arriva al derby. E’ il 67′, la Roma si trova in vantaggio grazie al gol in avvio di ripresa della Bestia, e la Lazio rimane in dieci uomini. A tre minuti dal novantesimo Perrotta stende Meghni e Rocchi non può che ammonirlo per la seconda volta. Ma è un’espulsione al miele. La Roma porta a casa la partita traghettandosi lontano dalle preoccupazioni della bassa classifica e corre a festeggiare il successo nella stracittadina con la sua gente: poco importa se non lo fa a pieno organico. Ieri l’ultimo capitolo, per quello che nella gestione Spalletti è un vero e proprio record negativo. Mai nelle prime quindici giornate i giallorossi avevano collezionato tanti rossi. Un anno fa, a questo punto della stagione, soltanto una volta la Roma aveva dovuto rinunciare a chiudere la partita con tutti gli uomini sul rettangolo di gioco. Era stato Giuly, il 29 settembre del 2007, a salutare il big match dell’Olimpico contro l’Inter, sostituendosi a Doni per evitare un gol di Ibrahimovic che sarebbe comunque arrivato dal dischetto. Poi nulla più fino alla quinta del girone di ritorno. Ancora meglio la squadra aveva fatto due anni fa. Seconda stagione sulla panchina della Roma per il tecnico di Certaldo, la cura dei comportamenti è già proverbiale e i ragazzi diventano magnifici interpreti dell’idea del loro mentore. Nessuna espulsione in tutto il girone d’andata, solo due al termine della stagione. Questo sì, un vero record. Il primo anno erano stati tre i cartellini rossi mostrati all’indirizzo dei giocatori della Roma in avvio di stagione. Alla fine dell’anno furono sette, unico score che supera il conto di questi primi mesi di stagione.
 
DIFESA BLINDATA – Dal freddo del Bentegodi però, la squadra è tornata con più sorrisi che pensieri. Dopo il successo di Verona si può finalmente dire con certezza che la crisi è alle spalle. Il ritorno alla vittoria in trasferta con una certa continuità, dopo i trionfi a Lecce e Cluj, è un segnale forte. In più, per la quarta volta consecutiva in campionato, Doni ha mantenuto imbattuta la propria porta, recuperando una solidità difensiva che in giallorosso non si vedeva dal 2003, ultima stagione di Capello all’ombra del cupolone. In quel caso le gare consecutive senza subire gol furono sette, tra la quarta e la decima del girone d’andata. A spezzare l’incantesimo fu Chevanton, il 30 novembre del 2003. L’ultimo record di Spalletti risaliva, invece, ad un anno fa. La Roma riuscì a difendere la propria porta dagli attacchi avversari per tutte le prime tre giornate dello scorso campionato, prima di venire trafitta da Trezeguet e Iaquinta il 23 settembre del 2007 all’Olimpico in un pirotecnico 2-2. Dopo la gara di ieri col Chievo sono trecentosessanta i minuti senza reti al passivo. Il merito è da cercare nel rinnovato atteggiamento della squadra, che, messo da parte il 4-2-3-1, ha trovato nel rombo quegli equilibri che il gruppo sembrava aver smarrito sotto il sole estivo. In più, la Roma è tornata a poter contare su un Doni al cento per cento, finalmente recuperato dai suoi problemi al ginocchio. Più di una volta il numero trentadue brasiliano è risultato decisivo per difendere gli sforzi di Totti &Co nell’area avversaria. Adesso, per essere perfetta, la squadra ha bisogno di ritrovare tranquillità anche dal punto di vista disciplinare. Perché per rincorrere il quarto posto c’è bisogno di tutti, senza regalare vantaggi numerici agli avversari. Sapendo di poter contare, da oggi, anche su Riise e Menez. Due acquisti di agosto. O meglio, di dicembre.
 
Matteo Pinci 

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