• Serie A pronta a partire, ma quanti dubbi per calciatori e medici

    Redazione RN
    25/05/2020 - 19:34

    Serie A pronta a partire, ma quanti dubbi per calciatori e medici

    SERIE A RIPRESA DUBBI GIOCATORI – La Serie A si prepara a ripartire dopo quasi tre mesi di stop. Gli allenamenti di gruppo sono ricominciati, ma i dubbi rimangono, sia per i giocatori che per i medici. Come riportato dall’Ansa, ieri anche Simone Inzaghi, tecnico della Lazio ha ammesso a ‘Che tempo che fa’ di aver ritrovato i suoi giocatori in difficoltĂ  alla ripresa delle sedute di lavoro a Formello. Daniele Gastaldello, difensore del Brescia, è intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io lo sport e ha spiegato che “finire questo campionato è una forzatura per me, si va incontro a dei rischi: giocare in estate 12 partite ci porta incontro a rischi incredibili. E giocare alle 16:30 d’estate è scandaloso. Non siamo macchine, siamo esseri umani”. I calciatori hanno da poco ripreso ad allenarsi, ma sono subito arrivati i primi infortuni: out il biancoceleste Strakosha, i giallorossi Pau Lopez e Perotti e oggi anche il rossonero Ibrahimovic. Una problematica con la quale tutti i club dovranno fare i conti, non solo in Italia: anche Joao Felix dell’Atletico Madrid rischia un lungo stop a causa di una distorsione al ginocchio sinistro. Il calcio italiano si prepara quindi a ripartire, ma il nuovo protocollo della Figc ha lasciato scontenti molti medici della Serie A. Tra questi c’è anche Vincenzo Mirone, responsabile scientifico della consulta medica del Napoli e degli screening attraverso tamponi Covid-19, intervenuto oggi a Radio Punto Nuovo. Queste alcune delle sue parole: “Esce sul tavolo la responsabilitĂ  penale, che è assurda. Magari uno dei miei calciatori ha un momento di sbandamento e si contamina in un bar, stiamo facendo la caccia alle streghe, troppe responsabilitĂ  date dalla circolare Inail”. Ha proseguito spiegando che un modo “intelligente” potrebbe essere “che il medico sociale si assume le responsabilitĂ , ma nel momento in cui un giocatore o dipendente, firma il consenso informato. Almeno c’è condivisione, lasciare la responsabilitĂ  al solo medico sociale mi sembra eccessivo”.

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