Roma-Juventus, dalla ´Questione di **centimetri´ alla regola del quattro
Nei bar il Jukebox suonava instancabilmente Baglioni e Renato Zero. Thriller era il disco del momento e fuori dai cinema si faceva la fila per Flashdance e Sapore di mare. La seria A era a sedici squadre. E a contendersi il titolo erano sempre loro due. Juventus e Roma, lantico immutabile contro il nuovo che avanza. Boniperti e Viola, Platini e Falcao. Due modi di intendere il gioco del football. Di più, due modi di essere. Juventus e Roma, una rivalità nata in quegli anni, quando i numeri sulle maglie andavano dalluno allundici e il duemila sembrava lontanissimo.
QUESTIONE DI CENTIMETRI ― Roma-Juventus, le regine degli anni Ottanta. Sovrane di un mondo del pallone dominato dal Liverpool di Rush e Dalglish, in cui il Milan era in serie B e il Verona lottava per lo scudetto. La genesi della rivalità ha una data esatta. Incancellabile nella memoria dei romanisti di vecchia data. E un luogo. Torino, stadio Comunale, 10 maggio 1981. Roma e Juventus sono in corsa per il titolo. La curva Maratona è una bolgia giallorossa, rumorosa e coloratissima. Sono quasi quindicimila i romanisti che invadono limpianto piemontese, per accompagnare la Roma a un successo che vorrebbe dire sorpasso e titolo virtualmente cucito sul petto. Alla vigilia la classifica recita: Juventus trentanove punti, Roma trentotto. Duecentosettanta minuti alla fine del torneo. E la possibilità, per la Roma, di isolarsi in testa. Gara brutta, la paura e lequilibrio dominano sulla voglia di vincere. Nel cuore della ripresa il bianconero Furino si fa cacciare dopo aver attentato con toccante regolarità alle caviglie di Falcao e Di Bartolomei. Poi, lepisodio che cambierà per sempre la storia di una sfida. Pochi minuti al termine, Conti dalla trequarti torva in area Pruzzo, sponda aerea e tuffo del libero Turone a infilare Zoff per il vantaggio romanista. La corsa incredula del numero quattro dura lo spazio di pochi istanti. Lassistente Sancini e larbitro Bergamo spengono il fuoco di quindicimila cuori ardenti con una segnalazione che lascia attoniti persino gli spettatori bianconeri. Fuorigioco. Un fischio becero che di fatto sancisce lepilogo anticipato di un campionato esaltante e sfortunato per lundici di Liedholm. Un epilogo che leleganza di Viola sintetizzerà nella storica Questione di centimetri.
ANTAGONISMO ― Quel giorno nacque la storia di un antagonismo immortale, che gli anni hanno alimentato sulla scia di errori e tradimenti, di furti e provocazioni. Un antagonismo nutrito dalla voce di Zeman, quando nellestete del 98 alzò il velo di Maya che celava le attività farmacologiche dello staff sanitario della Juventus. Allevato dagli svarioni arbitrali che accompagnavano regolarmente la Roma nei suoi viaggi a Torino. Battezzato dal passaggio in blocco di Capello, Emerson e Zebina alla corte nemica, dopo anni di lotta sul campo e fuori.
LA REGOLA DEL QUATTRO ― Un antagonismo che ha fatto storia. Storia che, negli ultimi anni è più volte ripartita dal numero quattro. Quattro, come lindimenticabile Zitti-quattro-e-a-casa. Stagione 2003-2004. AllOlimpico, l8 febbraio, arrivano i bianconeri. Capello, condottiero romanista per ancora pochi mesi, introduce la sfida con la più grande delle sue tante menzogne: Alla Juve non andrò mai. La Roma vince, dominando sul piano fisico e tattico gli avversari. Dacourt, Totti e doppio Cassano. Con il capitano che, con una mimica da consumato attore teatrale intima a Tudor di non pronunciarsi oltre, contando il passivo con le dita ed invitandolo a raggiungere in fretta Torino. Due stagioni dopo, 19 novembre 2005, è ancora Roma-Juventus nel segno del numero quattro. Stavolta però, è la Juve del mentore traditore a scardinare a ripetizione le resistenze romaniste. Nedved chiude il primo tempo con lunoazero. La ripresa mette in archivio la partita con tre gol ospiti in un quarto dora. Ibra, doppio Trezeguet e addio sogni di Roma. La giustizia sportiva e alcune telefonate galeotte rimandano la rivincita di ventidue mesi. Roma-Juventus torna a giocarsi il 23 settembre 2007. E ancora una volta, la regola del quattro cala sulla capitale. Dopo aver fatto piangere ed esultare entrambi, linfido numeretto decide di spartirsi equamente tra i contendenti: Trezegue plasma, Totti impreziosisce due volte, Iaquinta incastona per il definitivo dueadue. La Roma bella e sprecona di Spalletti costruisce, illude e sciupa, proprio mentre Del Piero calcia in curva un penalty finalmente sacrosanto. Sabato un nuovo capitolo della saga. Anche senza Boniperti, Moggi e Capello, approdato su altri lidi, dopo aver pagato i bianconeri con la stessa moneta usata nella capitale. Anche senza Liedholm e Viola, cocchieri di quel carro giallo e rosso che ha osato sfidare la biga del re. Sabato osserveranno dallalto la sfida contro i rivali di sempre. Una sfida che da quel 10 maggio dell81 è rimasta sempre uguale a sé stessa. Uguale a quando i numeri sulle maglie andavano dalluno allundici e il duemila sembrava lontanissimo.
Matteo Pinci