• Roma-Juve, analisi tattica: Dzeko grazia Pirlo, Fonseca continua a non usare i cambi

    Redazione RN
    28/09/2020 - 7:57

    Foto Tedeschi
    Roma-Juve, analisi tattica: Dzeko grazia Pirlo, Fonseca continua a non usare i cambi

    ROM JUVENTUS – Avviso al campionato… questa Juventus che rincorre la storia e il decimo scudetto consecutivo è tutt’altro che irresistibile, con alcuni interpreti che causa età cominciano a segnare il passo (Bonucci e Chiellini), e con giocatori che nulla hanno di superiore a quelli delle restanti squadre (McKennie, Ramsey, Rabiot, Bentancur). Ancora una volta aggrappata all’unico vero fuoriclasse CR7. Tutto ciò aggravante per una Roma rimasta in superiorità numerica nella mezz’ora finale di gara, incapace di chiudere la partita e togliere i rifornimenti per l’unico terminale pericoloso della compagine di Andrea Pirlo. Ancora una volta, da parte del tecnico il mancato ricorso ai 5 cambi a disposizione e la preoccupante mancanza di cinismo da parte di un Dzeko; autentico fuoriclasse dai sublimi sviluppi di gioco fuori dall’area di rigore, al quale sarebbe opportuno dare un terminale offensivo da area di rigore, in grado di nobilitare i volumi di gioco che la squadra giallorossa sa produrre.

    Moduli e sviluppi di gioco disegnano una gara equilibrata

    Fonseca presenta Kumbulla (prova di spessore la sua) sulla linea dei 3 centrali difensivi, mentre Santon rileva il brillante Karsdorp di Verona, con Spinazzola confermato a sinistra, sempre pronto in ampiezza e spinta qualitativa, puntuale e ficcante. Pellegrini si sistema a fianco di Veretout cercando di dare qualità e geometrie al possesso palla giallorosso, ma finendo paradossalmente più fuori dal gioco rispetto a quando ricopre il ruolo di tuttocampista alle spalle delle punte. Questa sua latitanza condizionerà in troppi momenti la possibilità dei giallorossi di dare continuità alla manovra, spezzettata e con pochi sbocchi finali, in una gara già bloccata di suo. Dzeko relega al passato l’ennesima dipartita sportiva, per rivestire nuovamente maglia e fascia da capitano, ruolo di un leader che ormai in troppi momenti topici non si fa trovare pronto a raccogliere il testimone nel legittimare una leadership al solito fragile, ma per la quale ne incarna alla perfezione le paturnie di una squadra eterna incompiuta e alla ricerca disperata di identità. Così tutto finisce per poggiare sui due fuoriclasse che agiscono alle sue spalle, Pedro e Mkhitaryan, anch’essi sempre sopra le righe come il bosniaco, ma ancora poco incisivi in zona gol, quella che un attaccante d’area saprebbe completare. Pirlo si affida ad un 4-4-2 fluttuante sul campo, che scivola a sinistra (dalla parte destra Danilo è più bloccato, ma gli basterà una percussione utile in tutta la sua gara per recapitare la traiettoria aerea decisiva a Cristiano Ronaldo) dove Cuadrado si alza molto, dando ampiezza, mentre dalla parte opposta è Kulusevski ad allargare il campo. Quando Cuadrado sale è Ramsey a liberargli lo spazio per andare a giocare dentro al campo e creare sia la superiorità numerica che vige tra i due mediani di entrambe le squadre, sia ad inserirsi senza palla alle spalle delle due punte Morata e Ronaldo. In mezzo al campo i duelli tra i contrapposti mediani vedono un Veretout straripante e in moto perpetuo sovrastare i dirimpettai Rabiot e McKennie, col francese elegante dicitore, ma ancora lontano dal essere incisivo e vincolante negli sviluppi di gioco. L’americano che si rivela un giocatore non in grado di spostare minimamente equilibri dei quali la Juventus ne avrà tremendamente bisogno se vorrà raggiungere il traguardo storico dei 10 scudetti consecutivi. Nella rotazione in costruzione dei due mediani, uno incontro a cucire gioco e l’altro in verticale a dare linea di passaggio dentro al campo, entrambe le squadre hanno una costruzione bassa similare, così come gli atteggiamenti nell’essere corti e tenere un baricentro e una linea difensiva molto alta. Questo finisce per ridurre le due squadre in 40 metri, compatte, e la gara è ben presto stagnante e bloccata. Pedro e Mkhitaryan hanno sempre un impatto importante ogni qualvolta entrano in possesso palla tra le linee, con lo spagnolo che si muove a tutto campo e che fa spesso guadagnare tempi di gioco alla manovra con i suoi controlli orientati, tocchi di prima, giocate nello stretto e piccole accelerazioni. La supremazia e il possesso non danno indicatori rilevanti, mentre l’indice di pericolosità del primo tempo pende leggermente a favore dei giallorossi che in fase difensiva concedono praticamente nulla, con Mancini che aggredisce sempre molto alto liberando un corridoio tra lui e Ibanez che né Ramsey né nessuno dei suoi riesce a leggere e sfruttare. Il primo tempo è un inno agli equilibri, che due squadre molto ordinate e bloccate, che si temono e rispettano, si scambiano sul campo. Il risultato di 2-1 favorevole ai giallorossi è sostanzialmente casuale, figlio di 2 rigori scaturiti da leggerezze di due centrocampisti nelle proprie aree di rigore (maldestra postura di affrontare, senza curare il posizionamento delle braccia alle proprie spalle, avversari in possesso di palla) e di un contropiede da manuale operato da due tocchi (ricezione orientata in corsa e palla alle spalle dell ultimo uomo avversario) di Mkhitaryan, e dalla freddezza di Veretout (bravissimo nell’accompagnare l’azione).

    Nella ripresa la Roma non capitalizza, nonostante i vantaggi concessi

    Si riparte con gli equilibri del primo tempo, sempre ordine e compattezza, ma in questo impasse è l’uscita pulita dalle retrovie dei giallorossi a consentirgli di prendere campo e creare i presupposti per il gol della sicurezza, ma per ben due volte Dzeko fallisce clamorosamente il ko, mantenendo la gara aperta. Arthur per McKennie è la ricerca di Pirlo di mettere ordine e alzare la qualità in mezzo al campo, mentre Douglas Costa per Morata porta Kulusevski dietro Cristiano Ronaldo (Costa va a destra) che agisce da prima punta e più dentro all’area. La mossa consente di acquisire più supremazia territoriale ai bianconeri, che mantengono però una sterilità evidente. Rabiot non frena gli istinti dei tanti duelli rusticani di serata in mezzo al campo e viene espulso, con la Roma che si trova padrona di risultato e superiorità numerica a 30′ dalla fine. L’unica criticità è rappresentata solo dal giallo che pesa su Pellegrini, perché l’indice di pericolosità juventino è di fatto prossimo allo zero, e il 4-3-2 un velleitario tentativo di rimettere in gioco le sorti dell incontro. La giostra dei cambi finali vede Fonseca ricorrere a Bruno Peres in luogo di Santon, mentre Pirlo ridisegna un 4-4-1 con Bentancur (esce Ramsey) in mediana con Arthur, e Kulusevski e Douglas Costa esterni. La Juve tenta il forcing e aggiramento finale,con la Roma che accetta l’inerzia, forte dei rischi mai corsi nell’arco dei minuti giocati, ma si fa sorprendere, con Spinazzola che non fa tutto il possibile per intercettare un cross morbido di Danilo dal fondo, e con la difesa schierata nei 5 difensori, che si fa sovrastare da un terzo tempo imperioso di Cristiano Ronaldo, fino a quel momento inconsistente. Né Mancini né Bruno Peres riescono non tanto ad intervenire, ma neanche a usare il corpo per sbilanciare o comunque condizionare il gesto tecnico e atletico del fuoriclasse portoghese. Fonseca sostituisce giustamente Pellegrini (ammonito) con Diawara, ma ancora una volta si dimostra indigesto nell’attingere alla possibilità dei 5 cambi, che per quanto non obbligato, la dice lunga sull’affidabilità dei rincalzi e di una rosa che, per quanto possa venire completata, non possa al momento regalare momenti importanti di classifica e pagine significative. E’ ancora l’anonimato l’aggettivo che attende allo stato attuale la Roma nel suo campionato.

    Maurizio Rafaiani

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    1. grazie a M. Rafaiani, finalmente e’ come se avessi visto la partita che, causa tre fulmini, mi e’ stata negata dalla TV e dalla Parabola ..

    2. Una buona Roma condizionata da errori gravi in fase conclusiva ,,Dzeko fa gioco ma non e` proprio un cecchino,come non lo sono Pedro e Mickey. La migliore Roma era quando l’attacco era capace di segnare tante reti avendo grandi attaccanti da Totti ,Batigol ,Montella ,DelVecchio ,Vucinic ,Salah ecc. Oggi non si trovano e scarseggiano ,costi elevatissimi. Il mistero sui cambi poco e male utilizzati ,o carenze del coach o seduti il nulla, questo e` preoccupante ,quanto reggera il trio del centenario ?.
      Faccio ammenda ,comunque non mi aspettavo questa Roma.

    3. Tutti a rifinire, ma per chi? Manca sempre chi la butta dentro e dovrebbero essere almeno in due con diverse caratteristiche, perché al di là di tanti alambicchi cerebrali poi contano i goals, se no i punti non vengono. E poi i gran vecchietti possono avere qualche problema di ruggine e di usura, meritano qualche siesta di ringraziamento.

      1. soprattutto Mancini che , davanti a CR7, nemmeno accenna a saltare .. B. Peres, almeno, nemmeno guarda che succede, in quel momento .. chissa’ questi a che pensano .. forse solo a come spende e de corsa sti soldi che non avrebbero mai guadagnato in una vita se impiegati o, meglio ancora, operai ..

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