Roma Femminile, Bartoli: “Essere un esempio per le bambine ti dà la spinta per diventare una persona migliore

Redazione RN
27/09/2019 - 17:30

Foto Getty
Roma Femminile, Bartoli: “Essere un esempio per le bambine ti dà la spinta per diventare una persona migliore

BARTOLI INTERVISTA ROMA – “Ad un allenamento per fare la partitella mancava un giocatore, e mio cugino è andato dal mister a dire “mia cugina è brava, facciamo giocare lei”. È stato il primo test di una vita passata a dover convincere i maschi del suo valore: quel giorno l’allenatore Alberto decide di tenerla con loro e farla diventare un’eccezione in uno sport che allora era totalmente maschile. È in quel momento che Elisa Bartoli diventa una calciatrice, si prende l’impegno di esserlo. Il difensore della Roma femminile e della Nazionale italiana si racconta a Ultimo Uomo.

“Vincere non è facile. Per vincere bisogna avere tante cose. Il calciomercato è stato buono, però bisogna avere tempo di trovare un equilibrio, di amalgamarci, di conoscerci. Avere tempo di crescere insieme, magari di avere quell’anno positivo, perché si tratta anche di avere positività durante il percorso. Se uno viene a vedere una partita del femminile pretendendo di vedere il maschile, forse farebbe meglio ad andare a vedere il maschile. Noi a differenza del maschile trasmettiamo il cuore, la voglia, la passione, il sacrificio, la voglia di andare su ogni pallone, di non mollare un centimetro. Differenza del ruolo di terzino tra club e Nazionale? I principi di gioco sono più o meno gli stessi: una pressione alta, aggressiva, poi magari con alcune squadre riesci a farlo meno, anche in base alla qualità dell’avversario che incontri. Al Mondiale abbiamo incontrato Australia, Brasile, Olanda che sono squadre che stanno un pochino più avanti di noi, perché hanno iniziato prima a fare questo tipo di discorso, anche a livello fisico. Ma noi italiane a livello tattico siamo riuscite a rubargli qualcosa, fare meglio alcune cose.

“Io amavo Cafù, ero innamorata di Cafù, quindi in fatto di sombreri e di dribbling… mi piace l’idea del terzino che si sovrappone, che è tecnico, che entra in mezzo al campo, che non da punti di riferimento, che non sta solo all’esterno. Amo il palleggio, le triangolazioni. Poi è normale che sia aggressiva, che entri in scivolata e tutto. Perché non gioco destra? Perché ero l’unica che si sapeva adattare in tutti i ruoli difensivi. Mi metti a sinistra o a destra è la stessa cosa. Di mancine ce ne erano pochi in Italia, quindi capitava che dovevi adattare un destro a sinistra. Fondamentalmente entro in mezzo al campo perché di sinistro faccio ridere. Se tanto punto il fondo con il sinistro, rientro con il destro.

“Che peso ha la fascia da capitano della Roma? Penso più a come potrei gestire meglio le cose con la squadra, con lo staff, a cercare di aiutare il più possibile, di equilibrare le cose. Di essere un buon capitano per la società e le ragazze, non penso a quello che c’è fuori, ad essere sincera. Le persone che mi fermano per strada? Ho sempre preferito lavorare nell’ombra, è stato mettere in gioco un po’ me stessa. Se una ragazzina ti scrive da grande voglio diventare come te, ti esce un sorriso, perché è bello sapere che puoi essere un esempio per le bambine che crescono, per tante persone che si ritrovano in noi, questo ti dà una spinta per essere una persona migliore”.

Scrivi il primo commento

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

Seguici in diretta su Twitch!

Leggi anche...