Roma brasiliana ma concreta: **Franco Sensi sorriderà…

17/11/2008 - 0:00

UN SORRISO STRAPPATO AL CIELO – “Che battaglia, presidente”: forse esordirà così, Luciano Spalletti, quando andrà a trovare Franco Sensi, come promesso a fine gara, per raccontargli il derby. Gli parlerà di una vittoria a denti stretti, di una Roma brasiliana ma concreta, che ha trovato il vantaggio grazie ad un ruggito della Bestia e lo ha poi difeso con le parate di Doni e gli anticipi di Juan. Racconterà, il mister, di una vittoria costruita soprattutto a centrocampo, di un Brighi generoso e di un De Rossi onnipresente, finalmente libero dalla tensione che la stracittadina è solita trasmettergli. Due parole Spalletti le spenderà anche per Francesco Totti e per quell’assist così prezioso. Non è da escludere una battuta sulla Lazio presuntuosa, magari accentuando, in quel caso, la cadenza toscana: “Tridente più Mauri, presidente: sicchè hanno scambiato la Lupa per un agnello”. Di sicuro, Franco Sensi sorriderà. E forse non si arrabbierà per la sintesi: sebbene sappia già tutto; perché Roma-Lazio l’ha sofferta da lassù.POCA SAMBA, FUORI GLI ARTIGLI – L’ultima impresa da raccontare al cielo è quella di una tradizione rispettata: la squadra sfavorita ha vinto ancora una volta il derby. Ai giallorossi la stracittadina non serviva a sgomitare per le zone alte della classifica; non era propriamente un match per palati fini: piuttosto, per gladiatori moderni. Contro una Lazio fin troppo sfacciata, Spalletti ha organizzato una squadra capace di soffrire e  ripartire, trovando, negli effettivi schierati, undici formidabili interpreti della filosofia predicata: poca samba, fuori gli artigli. La zampata vincente è arrivata da Baptista, forse l’uomo più rappresentativo, assieme a Brighi, di questa nuova, anzi nuovissima, Roma: il rombo, già adottato dal tecnico di Certaldo contro Chelsea e Bologna, presentava questa volta l’ex Madrid nel vertice alto. Un brasiliano atipico, la Bestia, capace di combinare classe e potenza. Soprattutto bravo a non smarrirsi, dopo un primo tempo deludente: per quarantacinque minuti si è aggirato tra centrocampo e attacco, senza riuscire a marcare il territorio. Poi la girata di testa, nel cuore della foresta biancoceleste: è la ferita che porta la Lazio lentamente a morte e che riscatta, almeno in parte, l’ultima campagna acquisti della società di Trigoria.GRAFFIO MORTALE – Nel giorno in cui Spalletti festeggia le cento vittorie sulla panchina giallorossa, i suoi uomini gli regalano un risultato ‘da grande’: “le squadre mature sanno vincere anche 1-0”, recita un vecchio adagio del pallone. La Roma, purtroppo, è ormai tagliata fuori dalla lotta per lo scudetto. Ma una ritrovata consapevolezza dei propri mezzi potrebbe metterla di nuovo in carreggiata per un posto in Champions League: come dire uno scudetto, di questi tempi, dalle parti di Trigoria. Dopo i tre gol rifilati al Chelsea e la sfortunata trasferta di Bologna, è arrivato questo punteggio di misura, così raro nell’era Spalletti: i romanisti non vedevano la loro squadra vincere per 1-0 dal 24 febbraio scorso. La vittima, all’epoca, fu la Fiorentina di Prandelli. Il match winner, all’Olimpico, risultò sempre un brasiliano: Cicinho. Baptista, al momento del gol, ha chiaramente dedicato la sua prodezza al connazionale, lasciato dal mister in panchina dopo la sciagurata autorete della domenica precedente. Al fischio finale il centrocampista di San Paolo ha esteso l’omaggio alla squadra intera e ai tifosi. Un graffio, quello della Bestia, e uno solo: quanto basta a Spalletti, per raccontare a Franco Sensi che la Roma ha vinto il derby. Anche se, il povero presidente, saprà già tutto. Forse ancor di più.
Simone Di Segni

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