• Pradè e i tanti ´no´ per amore della Roma

    06/09/2008 - 0:00

     
    Un’estate per la Roma. E non solo. Tra Daniele Pradè e i colori giallorossi esiste un legame forte, particolare. Da sempre. Già amministratore delegato della Ternana, Pradè è approdato a Trigoria come collaboratore di Fabrizio Lucchesi, direttore generale romanista dell’epoca, agli inizi del millennio. Poi il periodo in tandem con Franco Baldini, foriero di tante esperienze. Ma dopo l’acquisto di Chivu nel 2003 per 18 milioni di euro, lo scudetto vinto nel 2001 e il titolo sfiorato al termine della stagione 2003/2004, la squadra giallorossa fu investita da alcuni avvenimenti poco felici. Capello alla Juventus fu l’avvisaglia di un periodo nero. Il 24 marzo del 2005, Baldini si dimise. Fu promosso Pradè, di fatto a dirigente unico di un club in difficoltà. Attraversò, il nuovo diesse, bufere e temporali, ricapitalizzazioni e cessioni di primo ordine. Ma ne uscì rafforzato. Il tempo lo aveva temprato.
     
    Rosella Sensi decise di riorganizzare la società e fece di Daniele un punto fermo. Cominciarono ad arrivare i primi successi. Sul campo e a livello dirigenziale. La cessione di Mido al Tottenham per 6,75 milioni di euro nel 2006, l’acquisto di Juan dal Bayer Leverkusen per 6,3 milioni un anno dopo e il trasferimento di Mancini all’Inter in cambio di quasi 15 milioni pochi mesi fa, sono solo alcune delle sue vittorie. Ma non le sole. Da non dimenticare i 19 milioni spesi da Moratti per portare Chivu a Milano, alla fine nel luglio 2007. Così come l’arrivo nella Capitale di Vučinić nel 2006 e di Pizarro nel 2007, dapprima in comproprietà quindi a titolo definitivo, rispettivamente, per 19,5 e 18 milioni totali. O l’acquisizione di Riise per 5,5 milioni, da versare in quattro tranche.
     
    Colpi di bravura e capolavori di intelligenza manageriale che hanno portato il diesse romanista ad essere richiesto da numerosi presidenti. Il Monaco, nella persona del Principe Alberto II, ha ripetutamente offerto una poltrona di prestigio al dirigente giallorosso. Un’idea balenata durante la progettazione del nuovo Torino anche ad Urbano Cairo. Ma Pradè ha sempre negato la propria disponibilità. Per rispetto della Roma e della famiglia Sensi, cui è estremamente affezionato. Nel corso della campagna rafforzamenti appena archiviata, aveva inseguito a lungo Mutu, Daniele, raggiungendolo. Prandelli si è opposto, però. La Fiorentina ha bloccato il trasferimento. Tuttavia non si è perso d’animo, lui. In pochi giorni ha spostato il mirino. E ha colpito. Júlio Baptista e Menez sarebbero stati i nuovi giocatori a vestire la maglia con la Lupa sul petto. Così è stato.
     
    Spesso le somme a disposizione per il calciomercato romanista sono state esigue, negli anni. Ma Pradè è stato capace di grandi idee ed intuizioni, di concerto con Spalletti. Cassetti e Tonetto sono gli esempi. Il saldo del mercato da una settimana chiusosi è negativo per 24,75 milioni d’euro. 47.922.682.500 lire spese. I numeri parlano, a volte. Si è concesso alcuni giorni di ferie con la famiglia ora, Daniele, per rifiatare. È terminato un periodo duro. Ma lui è pronto a ricominciare. Con la Roma, per la Roma. Per sempre.
     
    Benedetto Saccà

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