Nicchi: “Ci voleva il Coronavirus per far mantenere le distanze dall’arbitro…”

Redazione RN
22/05/2020 - 21:15

Foto Getty
Nicchi: “Ci voleva il Coronavirus per far mantenere le distanze dall’arbitro…”

INTERVISTA NICCHI ARBITRI – Una delle linee guida per l’eventuale ripresa del campionato è il divieto di proteste verso gli arbitri da parte dei calciatori, che non potranno avvicinarsi a meno di 1.5 metri dagli ufficiali di gara. A proposito di questa regola presente nel protocollo è intervenuto il presidente dell’AIA, Marcello Nicchi, ai microfoni di Radio Sportiva. Ecco le sue parole.

Le parole di Nicchi

“La ripartenza? Gli arbitri sono determinanti, sarebbe come giocare senza pallone. L’unica cosa che stiamo facendo da mesi è mantenere forma fisica e mentale per dare il nostro contributo in caso di ripartenza di qualunque campionato. Negli ultimi giorni ci sono state decisioni finalmente puntuali, si sono stabilite date, ci stiamo preparando a questa evenienza. Il 28 saremo convocati dal ministro Spadafora e speriamo che arrivi la data per la ripartenza senza se e senza ma. Il nostro protocollo? Sulla sala Var ne abbiamo sentite di tutti i colori. Io spero che avremo un protocollo definitivo prima di partire. Gli arbitri verranno trattati come i giocatori e forse addirittura con più attenzione, perché siamo un movimento che si sviluppa a livello nazionale. Ci stiamo già organizzando in accordo con la nostra commissione medica. Quando ci sarà il protocollo definitivo, il dottor Pizzi, che è il nostro rappresentante, ci dirà come muoverci. Per ripartire con arbitri e Var dovremo riprogrammare controlli su 120 persone. Noi volutamente siamo rimasti nell’ombra nel dibattito delle ultime settimane, siamo un’organizzazione all’avanguardia a livello mondiale e a volte molta gente parla di noi senza avere cognizione di cosa siamo e cosa facciamo, non solo nei campi di vertice ma anche di periferia. Gli arbitri, gli assistenti, gli osservatori, sono gente di grande spessore umano e atletico, non si può fare un paragone col passato perché oggi sono professionisti, sono preparatissimi e guidati da dirigenti di grande spessore. Poi se qualcuno si diverte a criticare un arbitro perché ha sbagliato una decisione, si torna ai vecchi schemi di cui non sentiamo la mancanza. Io spero che questo virus ci insegni a cambiare un po’ gli atteggiamenti e avere più rispetto. C’era bisogno del coronavirus per dire che i giocatori devono mantenere distanza dall’arbitro per una protesta? E’ una questione etica che mi auguro sia assimilata da tutti”.

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