Milan-Roma, l’analisi tattica: i cambi di Pioli spostano gli equilibri di una gara spenta

Redazione RN
29/06/2020 - 7:25

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Milan-Roma, l’analisi tattica: i cambi di Pioli spostano gli equilibri di una gara spenta

MILAN ROMA ANALISI TATTICA – La Roma segna il passo a Milano, ma appare quanto mai evidente come il risultato del match di San Siro nasca ben prima della gara odierna. Più specificatamente davanti all’atto di forza dell’Atalanta di 3 giorni fa, laddove in svantaggio di due reti aveva ribaltato il risultato contro la seconda forza del campionato, dando un segnale ben preciso in termini di piazzamento Champions, rendendo improbabile una rincorsa al posto vitale per le casse societarie. In una giornata milanese estremamente afosa e dall’orario improbabile, era necessario per i giallorossi dare risposte ben diverse, che all’atto pratico non si sono tramutate sul campo, con propositi e obiettivi evaporati di fronte ad una prestazione complessivamente scialba e senza anima. I livelli di determinazione (o voglia di determinare) sono stati impalpabili per buona parte dei 90 minuti, nonostante una fase iniziale incoraggiante, ma figlia più dei ritmi non elevati che consentivano di lasciare emergere sul campo la qualità tecnica superiore degli uomini di Fonseca.

Moduli e sviluppi di gioco

Fonseca e Pioli se la giocano a specchio,in un 4-2-3-1 speculare che vede le variazioni dell undici iniziale più marcate in casa giallorossa, con Kluivert e Pellegrini in campo dall’inizio nei 3 trequartisti alle spalle di Dzeko, Cristante che si affianca a Veretout rilevando Diawara e con Spinazzola che fa rifiatare a sinistra il Kolarov particolarmente sollecitato dalla gara di mercoledì. Mancini che sostituisce Ibanez accomodandosi a fianco di Smalling. Per Pioli vale il motto “squadra che vince non si cambia”, e dopo il roboante risultato in quel di Lecce conferma l’11 iniziale con ancora una volta le punte esterne a piede invertito (Calhanoglu e Castillejo) e Bonaventura alle spalle di Rebic, in un modulo che, come per la Roma, diventa in fase difensiva un classico 4-4-2 di sacchiana memoria.

Fase iniziale di studio e moduli contrapposti

Sono i duelli singoli, e il modo col quale una catena prevale su quella avversaria (soprattutto quelle esterne) decide molto delle gare dove si incontrano moduli speculari. Fonseca sceglie di limitare Hernandez posizionando un giocatore che sappia sfruttare al meglio spazi di rifinitura e tempi di gioco, con Mkhitaryan che si posiziona sul centro destra per gestire con qualità la transizione, mentre Kluivert opera a piede invertito sul centro sinistra. Entrambi ricevono la spinta puntuale dei terzini (Zappacosta e Spinazzola) che allargano il campo alzandosi costantemente, mentre in costruzione bassa è ancora una volta Veretout ad equilibrare il sistema tattico allargandosi sul centro sinistra, come consuetudine, con Pellegrini che si tira fuori per cucire in mezzo al campo il raccordo centrale col reparto avanzato e al tempo stesso creare superiorità numerica se la palla sale sugli esterni. Pioli tiene i suoi molto corti e con la linea difensiva molto alta, dovendosi preoccupare esclusivamente della corsa di Kluivert a sinistra, dove Conti può agevolmente rispondere alla capacità di accelerazione dell olandese. Quando il Milan costruisce basso, la Roma conferma l’abbandono definitivo al pressing ultraoffensivo coordinato, già evidenziato con la Sampdoria, lasciando giocare Romagnoli e Kjaer e posizionando Dzeko e Pellegrini nella chiusura delle linee di passaggio verso i mediani Bennacer e Kessie, obbligandoli a cercare palla più esternamente per evitare di essere intercettati da Cristante e Veretout. Entrambe le squadre tengono inevitabilmente ritmi normali, senza forzare visto il grande caldo, muovono con pazienza la palla, ma la Roma si fa preferire nell’amministrare il possesso e la supremazia territoriale, perché sulle corsie esterne trova inizialmente sempre spazi e tempi di gioco che le consentono di trovare con regolarità la linea di fondo dove assistere a centro area. Soprattutto a destra, perché a sinistra Kluivert quando viene a giocare dentro al campo non incide, perché si trova a transitare sempre in zona-Kessie che lo aspetta, accompagna, e neutralizza sistematicamente, lavorando anche nei raddoppi sopra Kjaer. Il primo tempo scorre senza soluzioni e con qualche errore di troppo da parte di Dzeko, e in rifinitura al centro degli esterni, con l’interrogativo se un eventuale inversione di Kluivert e Mkhitaryan (che sa agire in ogni zona di campo) non avesse potuto rompere l’equilibrio difensivo rossonero, con l armeno che avrebbe potuto creare più difficoltà di letture a Kessie e con Kluivert che avrebbe potuto sfruttare meglio in ripartenza gli spazi alle spalle di Hernandez.

Ripresa a tratti soporifera, il Milan trova la chiave

Si riparte con i medesimi 11 iniziali, ma i ritmi diventano soporiferi. Se per la Roma è un accettare l inerzia, per il Milan diventa una strategia latente e vincente, con Paqueta che rileva Bonaventura e la verve giovanile di Saelemakers, che rianima la fascia di Castillejo. I cambi di Pioli spostano gli equilibri e l’inerzia che la Roma stava colpevolmente accettando, sbattendo sul muro difensivo avversario. A fronte di una fase difensiva ordinata, il Milan trova la possibilità di distendersi sugli esterni con efficacia e il baricentro si alza, i rossoneri prendono campo, mentre la Roma non trova più qualità per ripartire, manca di velocità, nonostante il cambio delle punte esterne (Carles Peres rileva Mkhitaryan e Perotti lo spento Kluivert), e un recupero palla e gestione dopo il recupero palla stessa troppo approssimativo. Non c’è pulizia, ma neanche solidità difensiva nei confronti del Milan che ha trovato supremazia territoriale, troppo passivi e poco reattivi, con il gol inevitabile conseguenza di un atteggiamento di una squadra poco convinta nel rincorrere il risultato. Dzeko, fino a quel momento poco sollecitato, e col quale era mancato il raccordo per buona parte di gara, lascia il posto a Kalinic, e con Pastore (esce Pellegrini) e Diawara (esce Cristante) Fonseca prova a ritrovare qualità per riacciuffare la gara. Ma l’encefalogramma è ormai piatto, la scossa appare velleitaria, e mentre Pioli concede la passerella al lavoro sporco di Rebic (entra Leao), il pasticcio DiawaraSmalling fa scendere il sipario sull’afoso pomeriggio milanese dei giallorossi.

Maurizio Rafaiani

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  1. Ma cosa vogliamo analizzare? La pochezza fisica, tecnica e caratteriale di questa rosa è evidente. Né allenatore né società, mi pare, abbiano la minima idea su come uscire da questa mediocrità tutt’altro che aurea. La Samp, con la quale hai sofferto da morire, ha perso in casa e non sono affatto sorpreso. Lampi assolutamente sporadici (la doppietta di Dzeko, l’assist di Pellegrini) possono illudere solo chi di calcio ne mastichi davvero poco. Col Milan Dzeko e Pellegrini sono stati un disastro, di questa rosa, terrei 4/5 giocatori più che altro per fare numero (fa eccezione Smalling), il resto lo cambierei domani.

  2. Ottima analisi. Aggiungerei: condizione fisica imbarazzante, cambi tardivi e in qualche caso sbagliati. E comunque tatticamente per tutta la stagione una squadra che palleggia discretamente fino alla trequarti avversaria e……li si ferma…..

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