• L. Enrique: ‘Il derby vale più di 3 punti. Voglio lo stesso spirito delle ultime partite in casa’

    03/03/2012 - 10:53

    CONFERENZA STAMPA – Il tecnico giallorosso Luis Enrique incontra i cronisti presenti al centro sportivo ‘Fulvio Bernardini‘. Ecco le dichiarazioni integrali (parola per parola) del tecnico giallorosso alla vigilia di RomaLazio, trascritte fedelmente ascoltando l’audio della conferenza:

    A questo punto della stagione, con la Roma fuori da due competizioni, cosa rappresenta per lei il derby?
    Buongiorno. Dal primo giorno in cui sono arrivato so che il derby è una partita molto speciale, in cui non si giocano solo 3 punti. Tutto il tifo aspetta questa partita. Conosco l’importanza della sfida e questo dà un rinforzo sia a me che alla squadra per arrivare nelle migliori condizioni.

    La partita più importante della sua carriera?
    No, per me no.

    Parlando del rapporto con ambiente e tifoseria, questa può essere la partita della svolta, in un senso o nell’altro?
    Non lo so, sono preoccupato di tutto quello che posso controllare: ho detto che è una partita speciale e importante per noi, la stiamo preparando al 100% pensando a come essere superiori ad un avversario che è forte, che è in classifica davanti a noi dall’inizio e sta facendo un ottimo campionato. Conosciamo le difficoltà, ma sono ottimista riguardo domani e spero che sia un momento in più per avvicinarsi alla vittoria. Il resto? Quando vado per la strada, anche se non ci vado troppo, sento quasi solo cose buone.

    Saprai quanto si è parlato del ‘caso’ De Rossi. Sei tornato a parlare con i giocatori della sua esclusione?
    Se non leggo mai i giornali e ho questa abitudine sacra pensa se l’ho fatto questa settimana… Assolutamente no, non li leggo e non li leggerò. Quando sono arrivato qui ho pensato che sapevo cosa volevo dalla mia squadra dentro e fuori dal campo e continuo a pensare lo stesso. Ogni giorno si lavora per sapere cosa fare dentro al campo e cosa fare quando si è tutti insieme pronti per la partita. Niente di più. Non ho problemi con nessun calciatore e ho un rapporto vicino ai miei calciatori: so ancora che significa essere calciatore, ma questo non significa che siamo o che dobbiamo andare d’accordo in tutto. Io sono l’allenatore e loro i calciatori. Loro hanno sempre una mentalità individuale, pensano prima a se stessi e poi alla squadra, mentre l’allenatore fa il contrario, è normale che sia così e che debba essere così e la mia responsabilità è questa. Questo può piacere o meno, ma è coerente con quello che dico da giugno. E sarà così fino a che sarò l’allenatore della Roma: sbaglio per primo tanto e sbaglierò, ma con la coerenza delle mie idee. Per fare la squadra conta sia il campo che quello che succede fuori dal campo. Forse sono troppo convinto delle mie idee, ma sono fatto così, che posso dire?

    Comunque non sei tornato con loro sull’argomento
    Credo che chiunque qui mi conosce pubblicamente, non personalmente perché qui nessun giornalista mi conosce personalmente, sa che non mi piacciono le regole e si vede cosa faccio con la squadra. Ma quando sono arrivato ho detto che mi sarebbe piaciuto il rispetto di due cose e nessuno mi ha detto di no. E questo non vale solo tra allenatore e calciatori, vale per tutti. Per tanta gente è un dettaglio stupido, per me no. Per me per fare qualcosa in più, e la Roma ne ha bisogno per diventare una squadra campione, sono importantissimi i dettagli. Forse sbaglio e ognuno ha il proprio pensiero che io rispetto. Ma un’altra cosa è condividerlo.

    A Bergamo la squadra è crollata psicologicamente. Le sembra pronta psicologicamente per il derby?
    E’ prontissima, qualunque calciatore è prontissimo per un derby, ache gli infortunati. Si gioca col cuore, con la passione: è più importante controllare la testa e non essere troppo motivato. Con tutto quello che sembra sia successo, comunque mancano ancora 13 partite e la squadra che può ancora essere sia terza che sesta che settima. Non si sa, speriamo e aspettiamo la fine di stagione. Ma domani è una svolta importante: domani non solo perché è il derby e la Lazio, ma anche perché si gioca con un avversario diretto per la Champions o per la Uefa.

    Questo derby conta più per la Lazio o per la Roma guardando la classifica? Per lei la Lazio è una big oppure no?
    Si vedrà alla fine del campionato per chi sarà stato più importante. Non lo so, non faccio pensieri alla lontana come allenatore, l’obiettivo ora è il derby e come fare male alla Lazio, che, ripeto, è una squadra di alto livello, sempre terza o quarta in classifica. Questo è un ottimo obiettivo.

    Quale spirito vuole nei suoi giocatori?
    Quello delle ultime 4 partite giocate in casa: Parma, Inter, Bologna e Cesena… Un gol, anzi no due gol incassati e non so quanti fatti. Con questa mentalità e con questa attenzione e con questa disponibilità. E anche con la mentalità vista nel primo tempo dello scorso derby: non ho dubbi sulla proposta che farà la Roma, non dico se lo farà bene o male, ma so cosa andrà a proporre in campo e questo significa tanto per me.

    E’ stata una settimana complicata per entrambe le squadre. Come ci arrivano dal punto di vista mentale? Lei è d’accordo con Sabatini, per cui il derby può essere fondamentale per il terzo posto?
    Non so come ci arrivi la Lazio, ma qui succede sempre qualcosa, succede sempre un casino e so che sarebbe importante dimenticare tutto prima: la squadra che penserà solo a fare il proprio lavoro può fare qualcosa di importante. Noi giochiamo in casa con 3/4 dello stadio Olimpico a tifare per noi… Credo che questo può essere importantissimo per la fiducia della squadra e per non fermarsi. Sabatini? Non sento niente, se lo ha detto bravissimo, se non lo ha detto sarà stata un’interpretazione di un giornalista.

    Sabatini ha parlato di moderata paura nel gruppo, Simplicio ha detto che non conoscete questa parola. Chi ha ragione?
    ELENA TURRA (ufficio stampa A.S. Roma): Lui parlava a livello personale, non parlava del gruppo.
    Che devo fare io? Fare il tifo per Simplicio o Sabatini? Tifo per tutti e due: è come nella vita, a volte c’è paura, a volte no!

    Sarà una sfida tra due squadre molto differenti anche dal punto di vista anagrafico. Peserà più la vostra freschezza o la loro esperienza?
    Questo non lo so, ma sono fiducioso, molto fiducioso, molto fiducioso. Questa settimana è stata un po’ diversa perché c’erano tanti calciatori con la Nazionale, ma ho visto un’ottima aria per fare una partita stimolante, unica e bellissima per il pubblico. Di questa partita ho sentito parlare tantissimo prima di venire qua e ora la aspettiamo con piena fiducia. E’ un’opportunità unica di difendere la tua squadra e venire riconosciuto dal tifo come un calciatore di livello. Non deve esistere paura.

    Roma fuori presto da Coppa Italia ed Europa League…
    (LUIS ENRIQUE INTERROMPE LA DOMANDA) Non serve che me lo ricordi lo so. Abbiamo anche perso delle altre partite all’inizio.

    (IL GIORNALISTA PROSEGUE) Se la Roma perdesse andrebbe a -10 dal terzo posto. Vorrebbe dire avere giocato una stagione fallimentare?
    I risultati marcano quello che ha fatto l’allenatore. Lo vedremo a fine stagione, tranquillo, e mi prenderò la mia responsabilità come faccio ogni giorno. Questa è un’ipotesi e se vinciamo il derby andiamo a -4 dalla Lazio che è quello che va a succedere, e dopo vedremo che cosa facciamo.

    E’ una partita speciale anche per i giocatori spagnoli. Vi sentite obbligati a vincere e convincere?
    Si è una partita importante per tutti e non solo per i giocatori spagnoli. Da quado sono arrivato ho spiegato che per me la nazionalità non conta: tutti sono accomunati dalla stessa maglietta. E’ una partita importante per tutti, per me per primo. Vogliamo fare bene e conquistare questi tre punti.

    La partita sarà decisa più dal gioco di squadra o dalle giocate dei singoli?
    Possibili entrambe le opzioni. Io mi aspetto che la mia squadra sia a un livello superiore su entrambi i fronti: spero che la Roma faccia il proprio gioco di squadra e che le individualità dei miei calciatori siano superiori a quelle dei laziali.

    Ha giocato il derby sia a Madrid che a Barcellona. Che differenze ci sono col derby romano?
    Sono diversi perché quando giochi in Spagna si gioca una partita grande, che però non è un derby e lì c’è il 98% del pubblico che tifa la squadra di casa. Qui invece è diverso e per questo è una partita molto bella: c’è una curva per la squadra in trasferta e per questo diventa una partita cattiva, bella, con un tifo che sembra quello di una finale di Coppa. Comunque in Spagna succede lo stesso: è anche lì una partita che i tifosi aspettano, un obiettivo chiaro della stagione. Conosciamo l’importanza della partita.

    Parlando delle due rose, quale ritiene più competitiva al momento?
    Della Lazio posso solo dire che sta facendo bene, è allenata da un grande allenatore con una grande esperienza e sta facendo bene. E’ sempre stata su in classifica e ci sarà grande difficoltà. Noi invece abbiamo fatto un inizio di campionato mediocre…

    No scusi parlo proprio degli organici. Quale ritiene più competitivo?
    Io parlo della Roma, non parlo della Lazio primo perché non conosco al 100% il loro livello non guardandoli da vicino. La mia rosa a me piace: è potente e in crescita. Abbiamo ancora tantissime cose da migliorare, ma sono contento della rosa che ho a disposizione.

    Questo è un anno di transizione senza obiettivi particolari, ma nel calcio anche la fortuna fa la sua parte. Lei pensa che la Roma sia in debito con la fortuna?
    Ogni giorno si lavora alla fortuna, non penso alla fortuna. Non ho mai parlato di transizione o cose del genere. Per me esiste la prossima partita: ogni giorno voglio vincere la prossima partita e prendere 3 punti, il resto lo lascio perdere. Non ho obiettivi né transizioni né niente.

    (FINE)

    A margine della conferenza stampa, un cronista presente in sala ha chiesto a Luis Enrique se una partita particolare come il derby avrebbe influenzato la sue scelte di formazione e di motivazione dei giocatori, ad esempio, in riferimento alla possibilità di mandare in campo un giocatore come Leandro Greco, che essendo romano potrebbe avere maggiori motivazioni di Marquinho o Simplicio. Il tecnico giallorosso ha risposto: “No, il derby è una partita come tutte le altre: c’è un pallone, ci sono due porte e quindi non ci sarà nessuna rivoluzione”.

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