LUIS ENRIQUE: “Col Bologna stessa motivazione e attenzione viste a Napoli” (FOTO)

20/12/2011 - 12:12

CONFERENZA STAMPA – Luis Enrique incontra i giornalisti nella sala stampa di Trigoria alla vigilia di Bologna-Roma, ultima gara del 2011.  Queste le dichiarazioni integrali (parola per parola) trascritte fedelmente dall’audio della conferenza.

Il Bologna come nome non è né la Juventus, né il Napoli…
“Tutti sappiamo che avrà una motivazione, un’importanza per i giornalisti, per tutti. E’ normale essere a questo livello di atteggiamento e di motivazione. Ma alla fine il risultato e il premio della partita è lo stesso: 3 punti. Non sono di meno e credo che quella può essere una delle chiavi della partita: avere la stessa attenzione e motivazione”.

In tutti questi anni Totti non aveva mai dedicato un risultato al suo allenatore. Che significato ha per lei?
“L’allenatore deve essere sempre coinvolto dai calciatori e i calciatori devono essere sempre coinvolti dagli allenatori. Ho sempre detto la stesse cose di fronte a voi, ho un rapporto con tutti i calciatori e pure con il capitano, molto buono. Quando ci sono differenze è normale, è una situazione abituale nello spogliatoglio, ci parliamo e chi deve portare la nave, in questo caso sono io. Sono contento per la vittoria, mi piace tantissimo vedere che questo rapporto e quella dedica a me e a tutto lo staff e la società e così che dobbiamo andare avanti. A me piacerebbe fare la dedica ai tifosi, che sono quelli che portano il loro amore alla squadra e il tifo. Tutti insieme siamo più forti, senza dubbio”.

La Roma, da ora in poi, cosa dovrà fare e soprattutto ora la sente sua al 100%?
“Abbiamo parlato di equilibrio delle due fasi: offensiva e difensiva contro la Juventus e contro il Napoli perchè senza questo equilibrio io non penso che sia possibilie competere al 100%  e avere qualche possibilità di vincere la partita. In queste due partite abbiamo visto una Roma più completa. Che cosa mi aspetto? Mi aspetto lo stesso, mi aspetto che non guardiamo molto gli avversari ma che pensiamo a che cosa dobbiamo continuare a fare. Diamo la stessa importanza alle due fasi, attacchiamo tutti insieme, difendiamo tutti insieme e ci saranno più possibilità di vincere la partita e battere l’avversario. Ma come sempre c’è di fronte un avversario che fa la sua proposta, che fa il suo lavoro e non è facile”.

C’è stato il famoso salto di qualità?
“Abbiamo parlato dell’equilibirio della due fasi, perchè senza questo equilibrio è impossibile competere al 100%. Mi aspetto che non pensiamo troppo all’avversario e che diamo la stessa importanza alle due fasi. Così avremo più possibilità di vincere”.

Osvaldo è importante per la squadra anche se ha un carattere un pò fumantino?
“Fumantino perchè fuma? (Ride, ndr). Qui non si arrabbia mai, io lo vedo. Ogni gruppo si forma di tantissime personalità, ognuno ha la sua personalità, ognuno deve avere il rispetto per il gruppo, ognuno deve avere il rispetto per la società. Credo che quello lo stiano cercando di farlo, è normale avere giocatori più tranquilli, più caldi, più fumantini come hai detto tu. Si forma un gruppo di tutte le personalità. L’importante è sapere per me dove siamo e che cosa vogliamo fare e fare capire a tutti che ci sono 2-3 regole che valgono per tutti, regole per il rispetto naturale, perchè prima di essere calciatori siamo persone e dopo sapere che abbiamo la fortuna di rappresentare una società, rappresentare tantissimi tifosi. Il buon senso è importantissimo. Dopo tutto quello che è primario e che per me è importantissimo consideriamo il rendimento sportivo e Osvaldo lo abbiamo preso per il suo rendimento sportivo ma anche per il suo carattere e la sua personalità vincente. Ma tutto deve essere coinvolto per il gruppo, tutto deve essere per la squadra”.

Lei cosa vuole fare con Borriello?
“Confermo quello che ho detto sempre: è nella rosa della squadra, sta facendo il suo lavoro, ogni settimana migliora e quella è sempre una domanda per la società. Io credo che il mio lavoro è ottenere il massimo rendimento dai giocatori e dalla squadra e dopo la società deciderà che cosa si andrà a fare”.

La decima partita in tre giorni. Pensa di fare qualche cambio?
“Per il livello fisico non ho nessuna paura, l’ho detto alla prima giornata. Voi avete parlato qualche volta dello stato fisico ma contro la Juventus, che ha lo stato fisico più intenso del campionato, non ho visto nessun problema. Tutto il contrario: mi hanno detto che Chiellini ha detto che non ha mai incontrato una squadra che correva così tanto. Questo discorso per me è finito. E’ finito all’inizio  della stagione perchè sapevo che i calciatori erano pronti ad avere un alto livello fisico e sarà così tutta la stagione sicuro. Ma hai ragione, sarà la terza partita in dieci giorni, non mi preoccupa lo stato fisico, mi preoccupa qualche colpo, che sempre è difficile recuperare dopo una partita. Ieri, quattro giocatori che normalmente sono nella formazione titolare, non hanno potuto fare l’allenamento di recupero per qualche colpo. Quello che mi preoccupa, che devo gestire è l’allenamento. Domani vediamo come si trovano”.

Il Bologna ha un tridente simile a quello del Napoli. Cosa ti preoccupa del Bologna?
“E’ una squadra forte con la necessità di fare punti velocemente. Tutte e tre le punte Di Vaio, Diamanti e Ramirez sono bravi. Mi preoccupa la ripartenza, l’abilità individuale delle tre punte, mi preoccupa la consistenza difensiva. Come sempre, noi allenatori ci preoccupiamo sempre della squadra che abbiamo di fronte. Vediamo quali sono i punti dove possono avere problemi. Ma penso che possa essere una partita per rinforzare quello che abbiamo fatto nelle due giornate precedenti e sarebbe un bel fine di anno. Se facciamo la nostra partita, se facciamo una partita concreta riusciamo a battere il Bologna”.

E’ sorpreso dal rendimento di Juan? La Roma ha bisogno di rinforzi nel reparto difensivo a gennaio?
“Le qualità calcistiche di Juan non credo che le scopro io: è un calciatore di livello internazionale, ha giocato con la nazionale brasiliana tante volte. Ha avuto un problema fisico, è ritornato ad allenarsi dopo due mesi. Si trova molto meglio, ha fatto le ultime partite ad un livello molto buono. Quello è altro discorso, è un discorso della società che deve vedere che cosa pensiamo. Questa è una squadra ampia. Io prederisco lavorare con meno giocatori, è più facile. Fino adesso è così perchè dobbiamo rispettare i contratti di tutti i calciatori, ora la società farà la sua scelta. Ovviamente io parlerò con la società per dare la mia opionione, per dire quello che io penso. Ma dopo l’infortunio di Burdisso e Simon Kjaer che ancora sta così è una posizione delicata, ma se la società deciderà di non prendere nessuno non sarà un problema”.

Cosa è successo con Llorente? Un motivatore molto motivato?
“Questa è una cazzata! Nel senso buono. Devi capire che non parlo bene l’italiano e per me è un po frustrante, devo studiare. Non posso parlare come io voglio, in spagnolo ti risponderei benissimo. Posto che Llorente è una persona importantissima per me e di cui ho fiducia, una persona che sa ottimamente quello che succede dentro lo spogliatoglio. Lui è passionale, mi piace la gente passionale, mi piace il tifo passionale della Roma, mi piace che il calciatori lasciano tutti in campo e che giocano bene, mi piace riuscire ad ottenere una squadra passionale con qualità. Allora riusciremo a vedere una cosa diversa. Quello è il discorso che dicevo: preferisco sempre giocatori di qualità ma che sappiano difendere e attaccare. E’ più facile convincere un giocatore attaccante a difendere, perchè la qualità per attaccare ce l’ha ma è più difficile l’inverso. Io la penso così. Sono contentissimo che Llorente sia con me. Era una scelta prioritaria per il mio equipe e se lui fa così per animare i giocatori, bravissimo. E’ uno della Curva Sud vicino a noi”.

Lamela sta giocando da attaccante esterno nelle ultime partite. E’ questa la sua posizione?
“Con Lamela succede una cosa diversa e molto gradevole per me. E’ un ragazzo di 19 anni con tantissima fame. Arriva da 4-5 mesi con problemi alla caviglia, si allena da solo, ma una volta che in gruppo, adesso Lamela può giocare come terzino, come difensore centrale, come regista. Può giocare in qualsiasi ruolo, perchè ha la fame e la voglia di farlo e ha giocato come trequartista e credo che sia una posizione ottima per lui ma pure posso schierarlo come punte ma pure come interno. Mi piacerebbe tantissimo, perchè una squadra che può mettere come interno Lamela significa che avanti deve avere più qualità. In futuro non lo scarto che lui può giocare a centrocampo può giocare a centrocampo. Perchè lui può saltare l’uomo, lui ha questa qualità, ha questa fame. E’ una sorpresa molto gradevole, mi aspetto che continui così per la strada giusta, con la testa tranquilla”.

Al momento, si può considera Taddei il terzino sinistro titolare?
“Io non penso mai in termini di ‘titolare’. Taddei ha fatto, per me, il professionista: lui ha aspettato il suo momento, era pronto per giocare dal primo giorno perchè si allena come un matto e perchè fa una vita da professionista al 100%. Si vede in ogni allenamento, si vede in ogni momento e adesso è una calciatore per noi importantissimo. E’ un terzino che arriva a fare la fase offensiva, è difficilissimo da saltare nella fase difensiva, è pronto a giocare in qualsiasi posto. Ma non parlo mai di titolari. I titolari se lo devono guadagnare ogni settimana il posto”.

Lei ha deciso di non guardare troppo la classifica. Da domani comincerà a guardarla di più, visto che la Roma ha cominciato ad ingranare?
“Penso che ancora siamo lontani da dove credo che possiamo essere. Ma la realtà è quella, è quello che abbiamo fatto. In tante partite non ci sono ingiustizie. Sei lì dove devi essere perchè è quello che hai fatto. E’ per quello che non penso mai a 1-2 partite, quando vediamo 15-20-30 giornate, 10 giornate prima di finire la stagione vedremo dove siamo e vediamo cosa abbiamo fatto”.

Qualcuno l’ha ribattezzata ‘Luigi Enrico’ pensando che la Serie A l’abbia sopraffatta fino ad ora. Ora, la sua fase di sperimentazione possiamo considerarla finita?
“Abbiamo vinto a Napoli ma credo con una fortuna grande. La seconda parte non mi è piaciuta sempre l’atteggiamento. Voglio giocare sempre come la prima parte, voglio avere quella superiorità a centrocampo per approfittare dello spazio in avanti. Quello che voglio fare con la mia squadra non è cambiato. Un’altra cosa è che vedendo le qualità della mia squadra, le caratteristiche dei calciatori, dipende, ci sono situazioni difficili per loro. Ma io penso la stessa cosa che pensavo la prima volta che ero qui: mi piacerebbe avere sempre il possesso di palla, mi piacerebbe avere il controllo del pallone il più possibile, in caso contrario significa che la squadra avversaria fa un pressing alto. E se lo fa si possono fare tante cose per arrivare davanti alla porta avversaria con più velocità. Occorre equilibrio in quello che fa l’avversario, ma sempre adattandosi in quello che noi proponiamo. Questo è quello che io cerco di fare. Ma se vado a vincere in un modo diverso e pure perchè nella seconda parte il Napoli era dietro in marcatore e sapeva che doveva rischiare. Penso lo stesso, penso che sia più importante vincere e sapere come hai vinto. L’ho detto dopo la partita, credo che quella sia stata una partita vinta con fortuna, con sfortuna avremmo perso o pareggiato. Io penso che sia molto importante vincere, questo lo so, soprattutto per l’allenatore. Ma penso che sia più importante che loro sappiano (i giocatori, ndr) che facendo quello che io dico sarà più facile vincere”.

Rispetto alle prime uscite la Roma fa meno pressing alto. E’ una sua direttiva?
“Mi piace tantissimo fare il pressing alto. Cerchiamo sempre di farlo. Ma per fare il pressing alto devi farlo bene, devi avere 11 ragazzi nella stessa condizione. Quando non succede quello e 1-2 calciatori non possono andare o non sono nella posizione giusta per farlo, uno di meno o due meno che non fanno pressione, il pressing va via e la punizione è maggiore. E’ per questo che in campo devono capire quando si può fare il pressing alto. Ogni rimessa dal fondo noi lo facciamo. Quando non si può fare è meglio mettersi dietro la linea del pallone e fare pressing nella trequarti di campo. Io sempre dico che che prefirisco il pressing alto, perchè se prendiamo il pallone noi siamo più vicini alla porta contraria e perchè quando facciamo all’avversario il pressing alto è più difficile per loro, se lo facciamo bene, arrivare alla nostra porta”.

Ha trovato la chiave per far rendere al meglio la squadra in queste ultime due partite?
“Magari! Non credo che sia una questione di trovare le chiavi perchè per me, ripeto, è stato una partita fortunata. Ricordo tante palle gol dell’avversario, ricordo tante palle gol nostre. Credo che quello che non si può dimenticare è che era contro il Napoli, una squadra da Champions League, una squadra fortissima, fatta. Ci sono calciatori, ad eccezione di Inler, che c’erano lo scorso anno. Una squadra di livello indiscutibile e per me è stato molto interessante vedere la squadra andare avanti e fare tante occasioni da gol al Napoli. Se vediamo come spettatori la partita credo che sia stata bellissima. Ma come allenatori, noi vogliamo lo stesso rendimento per la fase offensiva ma meno palle gol nella fase difensiva perchè contro una squadra di grande livello non si è sempre fortunati come domenica”.

Chi è più avanti nella preparazione tra Gago e Pizarro?
“Pizarro ancora non è al 100%. Sta migliorando ma ancora gli manca. Fernando è stato fuori per un colpo, un problema al ginocchio. In questa settimana era quasi probabile di essere nella formazione contro il Napoli. Ieri ha fatto tutto l’allenamento. Magari può essere nella lista (dei convocati, ndr). Dobbiamo vedere dopo l’allenamento di Oggi. Pizarro non è per me pronto”.

Simplicio sembra essere ora un giocatore funzionale al progetto. Cosa è cambiato?
“Cosa è cambiato? Dopo aver visto come si allenato dopo che è tornato, Dopo aver visto il suo rendimento nelle 2-3 partite che ha giocato, possiamo considerarlo come il caso di Rodrigo Taddei. Magari un caso più difficile perchè non era andato al ritiro. Ma quando un vedo un giocatore che può cambiare il suo ruolo, che può cambiare facendo il suo lavoro, lui può mettersi nella formazione. Non ho nessun problema nel cambiare il mio pensiero. Adesso penso che sia un esempio per noi, per il resto dei compagni. Quando gioca lo fa con un livello altissimo. Un calciatore che per me è una sorpresa. Lo conoscevo ma non pensavo che fosse così forte e adesso sta aiutando la squadra in un momento così difficile e lo ha fatto benissimo. Apporta tante cose alla squadra e sono contento per lui”.

Nelle ultime partite la Roma ha segnato nei primi minuti e poi ha sofferto, non riuscendo a fare possesso palla. Questo perchè gli avversari sono forti o perchè la squadra ha avuto un po di pigrizia mentale?
“No, no. Nè prigrizia nè fame appagate. semplicemente quando prendi un vantaggio iniziale, la squadra contraria, che era del tuo stesso livello, fa il possibile per andare a pareggiare la partita. Io so che è una terio bellissima ma difficile, quella di continuare a giocare sempre allo stesso modo. Ma non devi cambiare. Quello è successo nella partita contro la Juventus. Nella partita contro il Napoli la prima parte è stata bellissima. Credo che il centrocampo sia stata sempre o quasi sempre in quattro per andare a puntare l’uomo in difesa ed ero più contento della prima parte contro il Napoli. Ma quella è una delle chiavi che devono fare le grandi squadre che ancora noi non siamo. Dobbiamo giocare allo stesso modo qualsiasi sia il risultato. Vai vincendo 0-1 a Napoli, continua a fare lo stesso per andare verso un risultato migliore. Ma è normale, penso che sia anche la mentalità dei calciatori che pensano che siamo davanti e non prendiamo tanto rischio. Penso che dobbiamo rischiare allo stesso modo. Quella è una partita di calcio, non vivi o morti. Se giochi al massimo e prendi il rischio non succede nulla”.

Si è dato qualche traguardo per questo suo primo anno?
“No. Ogni giorni succede qualcosa, qualche volta buona, qualche volta un litigio, qualche volta una dichiarazione, non sai mai cosa succede. Mi dispiace ma non è un traguardo nè mi metto nota, nè mi faccio tutto quello che vi piacerebbe a voi. Continuo a lavorare ogni giorni facendo il massimo per la mia condizione. Davvero , non ti posso dire quale è il mio obiettivo, il mio traguardo. Mi piacerebbe in classifica andare velocissimo su ma non penso a quello. Ho tanto lavoro ogni giorno che non so che cosa succedere la prossima settimana. Ora arriva il Natale, grazie di tutto che arriva il Natale, e dopo vediamo”.

Dopo Napoli ha detto che le caratteristiche di Cavani erano quelle che sognava per i suoi attaccanti. I tre attaccanti della Roma sembravano aver recepito. Quello che hanno fatto a Napoli è quello che vuoi vedere da loro?
“Io credo che ho parlato di Cavani come esempio. Non solo per le punte della Roma me per le punte di qualsiasi squadra. Lo vedo con Villa-Messi-Sanchez nel Barcellona, lo vedo con Cristiano Ronaldo-Benzema-Higuain-Di Maria nel Real Madrid, ma con qualsiasi altro giocatore di livello e nel caso di Cavani è una cosa per me da elogiare. Per quanto riguarda noi, quella è una delle chiavi, ma pure anche quando noi stiamo attaccando i difensori fanno lo stesso, attaccare non è solo il messaggio per le punte, per gli interni, per il regista. Deve esserlo per tutta la squadra. Per essere forti io penso che dobbiamo fare le due fasi tutti. Non si fa l’attacco solo con le tre punte o con i due interni. Si fa l’attacco tutti insieme, stando corti, facendo cambi di gioco velocemente. E’ la fase difensiva che non è chiesta a nessun giocatore che gioca in attacco ma se vogliamo fare qualcosa ed essere una squadra difficile da battere abbiamo bisogno di questo lavoro. A Napoli e contro la Juventus si è vista questa motivazione. Penso che sono stati tutti bravi i giocatori che sono entrati in campo ma vediamo, vediamo contro il Bologna. sarà una prova per tutti”.

A che punto è l’autostima della squadra? Quanto farà la differenza la fiducia che sentono i giocatori?
“Loro lo sanno. Sanno che possono essere una squara forte, più forte. Ma quello che hai detto della motivizione e delle fiducia, quello te la danno i risultati. I risultati ti fanno capire che se hai vinto a Napoli perchè non andare a vincere a Bologna? Quello che dobbiamo ricercare è di essere sempre una squadra con grande intensità. I risultati fanno si che tutti siamo più sicuri e più contenti e quello aiuta. La testa è la chiave per un calciatore, per una squadra. Mi aspetto che questo sia un risultato un punto e che andiamo avanti”.

In passato è stato criticato per le tante formazioni. Possiamo dire oggi che uno dei punti di forza della Roma sono stati propri i cambi? I vari Greco, Simplicio, Perrotta quando sono entrati in campo hanno dato sempre il massimo.
“Lo penso sempre. Una squadra è più forte con 20 calciatori che sanno chiaramente che possono giocare. Tutti sanno che giocano quegli undici è più facile pensare che non succede nulla. Io non la penso così. Avete visto quasi sempre giocano 5-6 giocatori che io penso siano chiavi per la squadra, ma se quei 6 che giocano sempre non sono al livello che io penso che è giusto saranno altri calciatori a scendere in campo. Questo è il mio pensiero. Ci sono tanti pensieri diversi, è normale. Ognuno sceglie il suo e lo vediamo in qualsiasi squadra. Ci sono allenatori bravissimi che fanno sempre la stessa formazione e ci sono allenatori che fanno in un modo diverso”.

Che cosa ne pensa dell’arresto di Doni e dello scandalo Scommessopoli?
“Dispiace tantissimo. Nel mio paese non succede. Fino adesso non è successo. E’ un peccato quando vedi che ci sono i giocatori coinvolti in un processo difficilissimo per loro. Mi dispiace tantissimo però è così. E’ una giustizia che fa il suo lavoro e mi sembra normale che lo faccia perchè tu hai fatto uno sbaglio, una cosa che non si doveva fare. E’ così, mi dispiace tantissimo e mi aspetto che nessuno lo faccia di nuovo”.

(fine)

A cura di Giulia Spiniello e Daniele Gargiulo

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