LOTITO: “Io romanista? Mio cognato era Ad della Roma, ho convertito anche lui”

Redazione RN
09/08/2012 - 20:40

INTERVISTA LOTITO – Il presidente della Lazio Claudio Lotito, intervistato dall’edizione di ieri de Il Fatto Quotidiano, ha fatto il punto sulla gestione del club biancoceleste, sul coinvolgimento nel Calcioscommesse e sulla vicenda Stadio. Ecco una sintesi delle sue dichiarazioni: “Io romanista? Mio cognato era Ad della Roma, nel tempo l’ho pure convertito. Alle mistificazioni rispondo con l’antico adagio: non ti curar di loro ma guarda e passa. E da domani, pure incassa. Di certe campagne, qualcuno pagherà il prezzo. Non è che uno si alza la mattina, urla “Lotito è un ladro, un delinquente e un mascalzone” e può sperare di passarla liscia. Il calcioscommesse? La società non ha fatto nulla e non difende a prescindere nessuno. Se verrà provato che qualcuno ha commesso irregolarità eviteremo ricorsi. Accadde già con Matuzalem. Complotto? Io chiedo solo di riflettere. Ho dato fastidio. Abbattuto privilegi. Tagliato stipendi, a iniziare dal mio. Non percepisco un euro. Mauri? Bravo ragazzo. Senza vizi, cattolico, forse un po’ ingenuo. Con Brocchi e Floccari è stato a Medjugorje. Il quadro che di lui hanno dipinto i giornali non corrisponde al mio. La responsabilità oggettiva? Certe storture non sono più sostenibili. Le gare con Genoa e Lecce furono regolari? Mai dubitato. Ero a Lecce. Loro rimasero in 10, noi inseguivamo la Champions. Vincemmo. Il nuovo stadio? Lo stadio non può essere una cattedrale nel deserto. Bisogna costruire un’identità collettiva che restituisca reddito. Milan, Inter e Juve, insieme, fatturano 700 milioni. Noi siamo più piccoli. È preferibile dire una brutta verità che una bella bugia. Io non vendo sogni, ma solide realtà“.

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