La favola di D´Alessandro, dalla **sofferenza all´Olimpico sognando Bolt
Palla al limite dellarea tra i piedi di Montella. Tocco dentro per quel ragazzo, capelli neri a spazzola, numero trentotto sulle spalle e scarpette fosforescenti. Dribbling a Chiellini e destro sul primo palo. Buffon si distende, tocca e mette in angolo, accompagnato dal boato della Sud. Una favola bellissima che con quel gol poteva diventare fantastica. Si può riassumere così lesordio di Marco DAlessandro, esterno classe 91 della Roma Primavera. E non solo. Già, perché da stasera Marco è a tutti gli effetti un giocatore della rosa di Spalletti. «Non me lo sarei aspettato di esordire in una partita come questa». Lemozione di Marco per i suoi primi dieci minuti in serie A è tutta in queste parole, dette a caldo con ancora sulla schiena i brividi di unemozione unica, irripetibile. Marco, diciotto anni compiuti da un mese, alla Roma è arrivato nellestate del 2005 insieme al compagno di squadra Malomo dopo un passato nelle giovanili della Lazio. A Trigoria, Bruno Conti lo ha accolto come un figlio, mettendolo nelle condizioni di crescere in tranquillità, anche quando la vita ha mostrato a Marco la sua faccia più triste, privandolo dellamore del padre e della sorella nel giro di pochi anni. La sua famiglia, mamma Liliana e il fratello Maurizio lo hanno sostenuto nei momenti difficili, rifornendo il serbatoio daffetti di un ragazzo che, così giovane, ha già dovuto fare i conti col dolore. Quando è in campo difficile prenderlo, lungo lout. Destra o sinistra non fa differenza, il suo modo di giocare è lo stesso da ambo i lati. Corsa a testa alta, accelerazione, frenata, nuovo strappo, a lasciare il marcatore con il volto nella polvere mentre vola verso larea avversaria per piazzare il pallone sui piedi del compagno più vicino. Il fiuto del gol non è da bomber consumato. Unala si sarebbe detto una volta. Un esterno alto direbbe Spalletti, che in questo ragazzo di Colli Aniene crede moltissimo. In allenamento ha già fatto impazzire più di un ‘senatore’ della prima squadra. Celebre lepisodio in cui, un difensore della Roma dopo una partitella in famiglia, si rivolse ad un compagno dicendo: «Per tutto il tempo non ho preso un pallone. Solo alla fine mi sono accorto che davanti avevo quel piccoletto». Quel piccoletto era Marco DAlessandro, stellina della Primavera che colleziona scarpe da calcio e sogna di gareggiare nei cento metri con il suo idolo Bolt. Per ora, dovrà accontentarsi dellOlimpico. E di una favola bellissima, che non ha bisogno di un gol per essere fantastica.
Matteo Pinci