IL PAGELLONE DI PAOLO FRANCI:** Vucinic mostra le zanne,** di De Rossi ce ne sono tre

Redazione RN
12/01/2009 - 0:00

 
10 a Mirko VucinicNella Roma del primo tempo, ritirata come un maglione lavato a 90 gradi, sembra uno di quei cucciolotti della campagna “Non abbandonateli”, con quella faccia un po’ così e l’aria perennemente svagata. I signori di mezz’età che presidiano la difesa del vippaio milanista s’inteneriscono e tentano anche la carezza, così per consolarlo un po’. Errore, perché il nostro, appena capita la palla giusta, mostra zanne da molosso e muscoli d’acciaio. Il suo correre, rincorrere e pressare è più fastidioso di un lavavetri al semaforo e, alla fine, fa pure capoccella, con Abbiati che resta in posa da omino battifallo del Subbuteo.9 al PaperoPatoSì, scritto così, tutto d’un fiato, come il suo calcio vissuto all’ultimo scatto e all’ultimo respiro. Il bamboccio brasiliano ha numeri e questo si sapeva, ma anche il piglio arcigno del pirataccio del Mar dei Caraibi che prima ti aggredisce e poi ti chiede chi sei. Sguaina accelerazioni da incubo nel secondo tempo e quando Filippone il francese gli si para innanzi, lo brucia al semaforo come una Kawasaki al cospetto di un Garelli anni 70. Il colpo sotto con il quale inforca Doni, è robetta fina fina, il piattone che porta al pareggio, è Inzaghimania allo stato puro. Si vede che, oltre a rubare bene il tempo, il bamboccio ruba pure con gli occhi a Milanello.9 a Daniele De RossiE’ ufficialmente aperto il caso dei tre gemelli De Rossi. Il primo morde Kakà e lo segue a uomo e, quando questo cambia zona di camp giocando in appoggio su Pato sulle rive della Tortuga romanista, lo sconquasso è cosa fatta e arrivano due gol. Il secondo fa l’organizzatore e il randellatore in mezzo al prato, mentre il terzo prova a rasoiare Abbiati con colpi di cannone dalla lunga distanza. Prendi tre paghi uno, roba da signore dei supermercati? No, roba da Danielino De Rossi.8 a Spalletti&AncelottiBravi, bravissimi, divertenti. Neanche fossero Vianello e Tognazzi o, per restare ai giorni nostri, Ale e Franz, mettono in piedi una sitcom che dura quasi tutta la settimana, pizzicandosi amabilmente a distanza sui desideri romanisti di Ancelotti, che da queste parti tornerebbe in groppa all’asinello, e la fiera voglia di Spalletti di restare con le terga incollate sulla panca giallorossa. Il siparietto pre-gara, con Lucianone che abbraccia Carletto e gli dice: “Ti vuoi sedere di qua?”, indicandogli la sua panchina, è uno spot azzeccatissimo che vende una merce ormai in disuso: il sorriso.7 a David Pizarro“A caro lei se ci fosse lui…”. Il “lui” in questione è  il cileno tascabile, che da tanto, troppo tempo non trottoleggiava allegramente sul seminato dell’Olimpico. Il suo ingresso in campo, somiglia a quello della prof di italiano che entra in classe all’improvviso dopo la ricreazione: tutti a posto, attenti e ordinati, che inizia la lezione. Bentornato.6 a David BeckhamQuando c’è lui, non capisci mai se sei a un concerto degli Oasis, alla festa supervip di Paris Hilton o alla reunion delle Spice Girl. Noi disgraziati, gli contiamo passi, respiri, occhiate, movimenti delle palpebre e gocce di sudore. Lui a volte dà l’impressione di voler trasgredire con l’arma della normalità, come se urlasse, in silenzio, lasciatemi in pace, in fondo sono solo un buon (ottimo?) giocatore. Questo ha fatto domenica notte, mettendo umiltà e semplicità al servizio del calcio-spot milanista, dove la griffe è una regola di vita e la pubblicità l’anima del pallone. 5 alla BestiaAncora una volta, siamo costretti a infilarlo nella parte bassa di queste ignobili pagelle. Dispiace, certo, perché l’impegno non manca e la voglia di azzannare è belluina e lacerante. E’ troppo lento però, più lento di un rimborso delle tasse e al suo cospetto, Maldini e Favalli, che sembrano un po’ i due vecchietti criticoni del Muppets Show _ Waldorf e Hilton _ fanno la figura dei pischelli svelti di testa e di garretto. 4 a Marco CassettiIl primo tempo è da tamburino diligente, che rulla calcio semplice, attento, efficace. Durante l’intervallo, col caffè in mano, rifletti e dici: “Caspita però, Cassetti è da 6 o 6 e mezzo?”. Poi inizia il secondo tempo e arriva quella giravolta di Kakà, di quelle che neanche Delvecchio con Nesta ai tempi d’oro. Il nostro, bailador cortese, lascia il passo al brasiliano manco fosse una procace donzella. Kakà, allora, ringrazia con un biscottino Ringo e la  mette dove Pato, col suo scarpino color raganella colpita da ictus, la tocca piano e gonfia la rete. E Cassettone nostro? Fermo come un tavolo di Ikea, avete capito quale? Quello che si chiama Tromskorvdalsinkerksen o qualcosa del genere.3 a Marek JankulovskiAncelotti gli chiede di fare il difensore –  che sarebbe un po’ come chiedere a Zenga di non litigare con Enrico Varriale – e lui lo fa, o meglio, mette in scena una di quelle imitazioni del difensore da consegnare direttamente a Gerry Scotti e alla sua Corrida. La finta con la quale Vucinic lo pianta lì, come un cactus dell’Arizona, è a pagina 3 del manuale del giovane calciatore, quello per bimbetti dai 7 ai 10 anni.
Paolo Franci
(Quotidiano Nazionale)

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