• Il pagellone di Paolo Franci:** da Zizou Menez all´orso Baptista

    Redazione RN
    07/12/2008 - 0:00

     
    10 a Zizou Menez
    “Ma è lui o non è lui?” si chiede l’orda giallorossa, ammirandolo tra i merli del castello nemico. Certo che è lui. Sfacciato come Robin Hood, sbuca dalla foresta di Sherwood con la freccia incoccata , la perenne espressione di chi cerca la toilette in un bar e, dopo una manciata di minuti, zidaneggia tra i felloni in gialloblu sfiorando il gol che Sorrentino, marrano, gli nega. Poco dopo, parla col pallone e gli fa: “Io li salto tutti di nuovo tu che fai, ti butti in porta da solo?” E il pallone altruista: “No dai, mi faccio mettere dentro da Brighi così per un’altra settimana i giornali ci massacrano gli zebedei con paginate sull’antieroe spallettiano..”. Ma Brighi, stavolta, fa il goffo Fra’ Tac e ferma le rotative. Poi arriva quel gol alla Zizou, finissimo vello d’oro  che Jeremy indosserà per qualche giorno. Clic. Ripartono le rotative.
     
    9 a Stefano Sorrentino
    Viandante del calcio, imbocca epici sentieri quando si ritrova ad Atene, sponda Aek, eppoi sceglie Huelva, in Andalusia, giocando (bene) nella stagione dei miracoli del Recreativo. Tra nacchere e sirtaki, alla fine sceglie il quartierino veronese per fare il furbetto e, diamine, gli riesce a meraviglia quando allunga la manona su Menez, Brighi & Totti, tanto per citare alcune mirabolanti imprese. Alla fine dice: “Più di così non potevo fare”. Più di così, amico mio, lo fa solo quel tipo che entra nelle cabine telefoniche, si strappa la camicia e vola via.
     
    8 a Daniele De Rossi
    Sembra uno di quei bagnini americani belli e biondi, col muscolo guizzante sotto pelle e l’occhio vigile sui bagnanti: hai visto mai qualche squalo… Falso allarme quando una macchia scura sfregia l’acqua cristallina. Oddio, lo squalo? No, è quel simpatico cerniotto di Esposito. Visto che quelli del Chievo se ne stanno tutti ammassatti là dietro come una palla di alici, alza la posizione randellando, costruendo, tirando in porta e, zuccherino, servendo a Zizou Menez il cioccolatino decisivo.
     
    7 a Philippe Mexes
    Con quelle stelline tatuate sul collo e il capello mantecato, in effetti, sembra Dylan, il bambolotto Bratz fratellino delle bad girl che avevano mandato Barbie in un lussuoso ospizio, prima che la Mattel vincesse una clamorosa causa milionaria. In effetti, gli mancano nell’ordine: il Gesù Cristo d’oro da due etti al collo, il vespino modificato verde ramarro con sella bianca, il pantalone stritolagonadi e lo stivaletto alla Celentano. Se il look è discutibile, la partita è ancora una volta scintillante, perché il cerniotto Esposito prova a fare il barracuda un paio di volte. Il nostro ringhia, lo prende per la coda e lo infila nell’acquario: “ Se non stai buono accendo il forno..”. E lì finisce.
     
    7 a Francesco Totti
    E come se nei piedi avesse martelletto e scalpello, intento a scolpire un’opera calcistica infinita, mutevole, che prende forma, la perde e la ritrova ancor più bella. Al punto che hai l’impressione di girare nei corridoi del MOMA di New York tra Cezanne, Chagall, Picasso e Van Gogh. Verrebbe voglia di dirglielo, spiegandogli questa sensazione, ma  sappiamo già che con quella faccia da laifisnau risponderebbe: “Er Moma? Seeeevabbè… Semmai Forza Magggica Moma, sona mejo no?”.
     
    7 a John Arne Riise
    L’ascia bipenne brilla alla luna un paio di volte, spaventando i castellani clivensi. L’urlo di guerra non è stonato e, quando regala alla Bestia la palla del vantaggio sembra di nuovo qul ceffo poco raccomandabile che taccheggiava la fascia ad Anfield. E non basta, perché anche là dietro l’inconfondibile clangore delle armi dice una cosa sola: occhio, il barbaro è di nuovo tra noi.
     
    6 a Matteo Brighi
    Si mangia il muffin al cioccolato che Menez gli piazza sulla riga di porta. Nel secondo tempo becca il rosso. Nel mezzo però, non fa mai scuocere la pasta, tenendo il fuoco alto laddove gli compete senza fronzoli o sbuffetti di panna. La sua è cucina semplice, genuina, sul genere gli antichi sapori di una volta e… No, basta. Sennò finisce che la paginata la facciamo noi.
     
    5 a Giampiero Pinzi
    “Se sei della Lazio mica è colpa nostra…” sembra gli abbia detto qualcuno alla fine della partita. Leggenda o realtà? La seconda che hai detto… Forse. Iracondo e in tranche s’inventa un derby che non c’è , tra entrate dure, calci dati (e presi) e un paio di monologhi con l’arbitro da far impallidire  gli insegnanti più esperti del metodo di recitazione Stanislavskji.  Non è la prima volta che, come una perfida tracina, tira su la pinnetta con il pungiglione nero quando vede giallorosso. A Giampiè, rilassati…
     
    5 alla Bestia Baptista
    Più che un affamato leone, stavolta sembra un pigro orso di Yellowstone che ha fatto secco lo zaino ai turisti e si gode tramezzini al burro d’arachidi, frutta e tutto quel ben di Dio da campeggio. Con la faccia sporca di miele e la panza gonfia, si presenta in area per squarciare la sfera del vantaggio: gonfia i muscoli, mostra le zanne, spalanca le fauci e “burp”, gli scappa un ruttino sul perfetto dardo di Riise. Capita, Yoghi, capita…

     
    Paolo Franci
    (Quotidiano Nazionale)

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