• FACCIA A FACCIA. F. Simplicio-Migliaccio

    26/11/2010 - 0:00

     
    Domenica, alle 20,45, andrà in scena Palermo-Roma, l’occasione per un incontro speciale, quello fra gli ex compagni di reparto in rosanero Simplicio e Migliaccio. Scopriamo la storia di due centrocampisti che fanno della duttilità la loro migliore caratteristica.
     
    GLI INIZI – Fabio Simplicio nasce il 23 settembre 1979. Il calcio entra a far parte della sua vita molto presto e, notato da alcuni osservatori, si ritrova nel vivaio del San Paolo, squadra della sua città. E’ lì che conosce Kakà e J. Baptista, con i quali si ritrova, poco più che ventenne, in prima squadra, in seguito alla scelta dei dirigenti di smantellare il centrocampo dei veterani (Beto, Vagner, Marcelinho ed Edmilson) e puntare sui giovani. Rimane in Brasile fino al 2004 mettendosi in mostra anche per le ottime doti realizzative. Giulio Migliaccio nasce a Mugnano di Napoli, il 23 giugno 1981 e comincia a giocare a pallone con il fratello Vincenzo. Cresce nel Savoia di Torre Annunziata e, a 18 anni, passa alla Puteolana. L’anno successivo torna al Savoia ed un fugace passaggio al Bari dove  Migliaccio non scende mai in campo, ma ha l’opportunità di allenarsi con Antonio Cassano, che sarebbe poi passato alla Roma. Per due anni gioca nella squadra campana del Giugliano, poi l’esperienza che gli cambia la vita con la Ternana. Resta in Umbria due anni contraddistinguendosi per il grande carattere tanto da guadagnarsi la fascia da capitano.
     
    IL SALTO – Kakà e J. Baptista partono per l’Europa (uno al Milan, l’altro a Siviglia) e Fabio Simplicio è l’unico a rimanere con la casacca del San Paolo. Finché non arriva Arrigo Sacchi. L’ex ct degli Azzurri lo porta al Parma a parametro zero. Non è facile, all’inizio, per il centrocampista di San Paolo, che nel cuore porta la musica brasiliana e le canzoni di Alexandre Pires, adattarsi in Emilia e al calcio italiano. Presto, però, trova la ricetta per farsi amare dai tifosi gialloblu. Nella prima stagione mette insieme 34 presenze in campionato e 4 reti, l’anno successivo diventa ancor più importante nello scacchiere di Mario Beretta collezionando 37 presenze (salta solo una gara per squalifica) e ben 10 reti. Inizia la corte serrata del Palermo che va avanti fino ad una cena tra Foschi e Sacchi, episodio che sancisce il passaggio del centrocampista in Sicilia per 5,5 milioni di euro. Nella prima stagione palermitana realizza 5 reti in Campionato. Parallelamente prosegue la storia di Migliaccio, che nel gennaio 2005 approda all’Atalanta. Esordisce il giorno della Befana contro la Fiorentina, ma poi, a fine stagione, si ritrova a fare i conti con la retrocessione in B. Nella stagione 2005/2006, però, ecco l’incontro con l’allenatore Stefano Colantuono che si siede sulla panchina nerazzurra e fa del ragazzo di Mugnano il centro del suo progetto tattico. Anche grazie a lui l’Atalanta riguadagna la massima serie, campionato in cui Migliaccio si metterà in luce l’anno successivo.
     
    DA UN ROMANO ALLA ROMA – La stagione 2006/2007 è quella in cui il Palermo si affida al tecnico romano Colantuono, che – come già visto – si è reso protagonista a Bergamo e che porta con sé, in rosanero, il suo pupillo Migliaccio. Simplicio parte come riserva, poi arriva l’esonero dell’allenatore dopo la cocente sconfitta (5-0) che il Palermo subisce per mano della Juventus allenata da Ranieri. La squadra passa in mano a Guidolin e poi di nuovo a Colantuono. La stagione successiva, con Davide Ballardini, torna alla carica con assist e gol (8 in Campionato), mentre nel campionato 2009/2010 comincia a convivere con l’ombra di Javier Pastore, il giovane talento argentino con il quale prima convive e del quale poi diventa riserva. Nel mercato invernale è in procinto di passare all’Inter, ma poi rimane in rosanero, maglia con la quale gioca ancora poche partite a causa di un infortunio. Nell’estate 2010 lascia l’amata spiaggia di Mondello e passa alla Roma, ma l’inizio in giallorosso non è facile a causa proprio dei problemi fisici che si porta dietro. Migliaccio, intanto, grazie anche alla sua capacità di adadttarsi a vari ruoli, è diventato un punto fermo del Palermo, società con la quale festeggia le 100 presenze in rosanero, in questa stagione, alla prima di Campionato. Simplicio esordisce in campionato con la maglia giallorossa contro il Bologna all’Olimpico, ma trova la primada titolare solo il 3 novembre contro il Basilea, mentre, una settimana dopo, mette a segno la sua prima rete romanista contro la Fiorentina. Domenica torna a Palermo dove incontrerà l’ex compagno Migliaccio.
     
    DUTTILITA’ –  F. Simplicio e Migliaccio offrono alle squadre di cui vestono la maglia una dote importantissima per un calciatore: la capacità di adattarsi a vari ruoli. Il brasiliano dimostra di poter giocare in varie zone del centrocampo; in questo momento è uno dei tre nella linea mediana, ma, come ribadito da Ranieri, ha anche le doti per destreggiarsi come vertice alto di un rombo, dietro le punte. Lo stesso Simplicio ha recentemente dichiarato di privilegiare la posizione più avanzata, che gli dà più frequentemente la possibilità di provare la conclusione. Migliaccio si è saputo reinventare in molti modi. Agli inizi della carriera gioca anche in posizione avanzata, esperimento che viene poi riprovato anche da Ballardini con il quale però (soprattutto per necessità), si sposta anche al centro della difesa. Zenga lo prova a sinistra nella difesa a tre e anche Delio Rossi gli affida spesso compiti di copertura.
     
    Claudia Fraschetti

    Scrivi il primo commento

    Scrivi un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


    *

    Seguici in diretta su Twitch!

  • Leggi anche...