De Rossi che sorrideva alla Roma: nessuno ti aspetterà più di noi

GSpin
27/05/2019 - 15:44

De Rossi che sorrideva alla Roma: nessuno ti aspetterà più di noi

EDTORIALE – “Quando indossavo la maglia della Roma negli spogliatori per me era come mettere un’armatura”. Anche nella serata del commiato Daniele De Rossi ha indossato un’armatura, quella che gli ha impedito di sciogliersi in lacrime. Quel sorriso di chi ha il cuore sanguinante e le vene in subbuglio, gli si è stampato sul volto da quando è entrato sul prato dell’Olimpico gremito come nelle grandi occasioni, fino all’ultimo secondo in cui è rimasto in campo dopo l’interminabile giro di campo e di emozioni.

LACRIME E SORRISI – L’armatura del soldato Daniele! Della serata di Roma-Parma, che nulla aveva da dire per la classifica di entrambe, i tifosi porteranno via, oltre al graffio sul cuore, le lacrime di Claudio Ranieri e quel sorriso di De Rossi. I due romani che salutano la Roma hanno vissuto l’addio in modo diverso. Per far piangere l’allenatore di Testaccio è bastato un coro e uno striscione: “Nel momento del bisogno hai risposto presente, adesso ricevi l’omaggio della tua gente”. Sorrisi, abbracci e un distacco vissuto nel modo più coerente con la sua carriera invece per l’ormai Capitan Passato che taglia il cordone ombelicale con la Roma dopo diciotto anni. Ottanta minuti in campo per il centrocampista giallorosso contro il Parma all’ultima giornata di Serie A fino alla sostituzione con Under.

L’ABBRACCIO E L’AMPLESSO – Doveva essere una festa sobria e così è stata, intima e senza copione, un congedo a braccio, un lungo abbraccio. Prima la coreografia della Curva Sud con migliaia di bandierine e uno striscione: “Siamo tutti DDR”. E poi il lungo “amplesso” con la squadra, con lo staff, con la famiglia, con la sua gente, con un pezzo di vita. Roma e la Roma ammainano un’altra bandiera. E se Totti era stato “costretto” ad appendere gli scarpini al chiodo, Daniele è stato sfrattato dalla casa che è stata sua per 18 lunghi anni. Un doloro insopportabile per entrambi ma in quello per DDR c’è un misto di rabbia e malinconia che ha trovato la sua sintesi in una serata di pioggia che nemmeno il più uggioso dei novembre.

FINE DI UN’EPOCA – Pallotta non c’era, nessun dirigente era sul campo durante la cerimonia. Per l’addio all’ultimo dei Re capitolini c’erano altri Re. C’era Totti e c’era Brunetto Conti. I tre tenori romani e romanisti immortalati in uno scatto che chiude un’epoca. L’epoca della Roma cuore e orgoglio, della Roma troppo passionale, della Roma con la giugulare, della Roma che vince poco ma sa regalare l’immortalità. E se Daniele si è tolto per l’ultima volta la sua seconda pelle e la fascia da capitano, consegnandola a Florenzi, un altro romano e romanista, la sensazione è che da domani si dovrà fare i conti con una Roma diversa, molto diversa. Intanto De Rossi potrebbe andare a giocare in un altro campionato prima di vestire i panni di allenatore. Quando sceglierà una panchina, farà inorgoglire i suoi tifosi ma dovranno fare anche i conti con la paura di trovarlo un giorno di fronte come avversario, perché gli allenatori non durano per sempre. Roma però lo aspetterà, perché prima dovrà tornare a casa sua dove Daniele viveva il calcio e il calcio viveva di Daniele e dove continueranno a chiamarlo Capitano.

Giulia Spiniello

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