• Darmian-Florenzi: quando la gavetta e la duttilità portano in Nazionale

    08/04/2015 - 20:40

    TORINO-ROMA, IL FACCIA A FACCIA – Ci si gioca una fetta importante d’Europa, domenica pomeriggio, allo Stadio Olimpico di Torino. La Roma ed i granata, entrambi reduci da due vittorie consecutive, cercano di consolidare i loro piazzamenti. Tante le sfide interessanti che animeranno il match, ma a stuzzicare la fantasia è il confronto tra Matteo Darmian e Alessandro Florenzi: due giocatori che non possono più essere considerati delle “sorprese”, perché calcano palcoscenici importanti da ormai tre anni; questi ragazzi, con le loro facce pulite, la propensione al sacrificio, la crescita esponenziale e la totale dedizione alla causa rappresentano il bello di un calcio, quello italiano, che ha ben pochi motivi per sorridere. Uno va per i 26 anni, l’altro ne ha compiuti da poco 24: sono cresciuti in vivai di tutto rispetto (Milan e Roma), hanno fatto la gavetta nel campionato cadetto, quindi sono sbocciati definitivamente in Serie A. Senza clamori mediatici né sponsorizzazioni illustri, hanno conquistato con merito la maglia della Nazionale italiana.

    DALLA SERIE B AI MONDIALI IN 3 ANNI – Capitano della Primavera del Milan tra il 2007 e il 2008, Darmian ha fatto il suo esordio in Serie A a soli 17 anni, quando sulla panchina rossonera sedeva Carlo Ancelotti. Dopo due stagioni, durante le quali fa la spola tra le giovanili e la prima squadra, viene ceduto in prestito al Padova, in Serie B. 20 presenze e una rete in Veneto fanno sì che del terzino si accorga il Palermo: con i rosanero si toglie la soddisfazione di debuttare in Europa League a venti anni, ma nell’arco della stagione trova poco spazio e l’estate successiva viene girato in prestito al Torino, di nuovo nel campionato cadetto. L’annata 2011/12 è trionfale sia a livello di squadra, con il ritorno in A dopo due anni, sia a livello personale: Darmian diventa subito un titolare inamovibile e colleziona 33 presenze e 1 gol. Al secondo tentativo nel massimo campionato, il ventitreenne è ormai maturo per le luci della ribalta: dinamismo, piedi buoni, polmoni inesauribili e umiltà fanno di lui uno dei punti fermi del Toro di Giampiero Ventura, che nel 2013/14 coglie una storica qualificazione in Europa League, manifestazione dove il giocatore si esalterà con 2 reti ai sedicesimi contro l’Athletic Bilbao; reti che permetteranno alla sua squadra di essere la prima italiana a vincere al San Mamés. Partecipa anche alla sfortunata avventura dell’Italia ai Mondiali 2014. Nasce come terzino destro, ma grazie alla sua duttilità e ad un piede mancino discreto, è in grado di agire anche sulla fascia sinistra. Ad oggi, con lui e Bruno Peres, il Torino vanta probabilmente la coppia di fluidificanti più interessante del nostro campionato.

    IL “TUTTOCAMPISTA” CHE HA STREGATO ZEMAN, GARCIA E CONTE – Anche lui capitano della Primavera giallorossa che vincerà il tricolore nel 2010/11, Florenzi viene spedito a farsi le ossa a Crotone a vent’anni. In un anno in Calabria, il ragazzo ricopre quasi tutti i ruoli (terzino destro, terzino sinistro, regista, mezzala), a dimostrazione delle sue doti da jolly. Con l’arrivo di Zeman, uno che ha sempre fatto della valorizzazione dei giovani uno dei suoi punti forti, la Roma lo riporta a casa. Alla prima presenza da titolare, a San Siro contro l’Inter, va a segno dopo pochi minuti su assist di Totti. Una settimana dopo si ripete all’Olimpico contro il Bologna. Inizia così l’ascesa del ragazzo di Acilia, che in quella stagione colleziona ben 36 presenze, condite da 3 gol. Dopo la disfatta nella finale di Coppa Italia, a Trigoria arriva Rudi Garcia, che lo trasforma in esterno di attacco: scelta azzeccata, perché Alessandro vede la porta avversaria, ma è sempre pronto a ripiegare in fase difensiva, garantendo l’equilibrio tanto caro al tecnico francese. Salta una sola partita per squalifica e conquista la maglia della Nazionale, ma Prandelli decide di escluderlo dalla lista per i Mondiali brasiliani. Ma Florenzi non è tipo da abbattersi: si rimbocca le maniche e torna a disposizione totale della Roma; sostituisce Maicon come terzino destro, gioca nel tridente d’attacco come ala e qualche volta torna a fare l’intermedio, come ai tempi di Zeman. Qualche addetto ai lavori obietta che il continuo cambiamento di ruolo possa confonderlo. Forse è vero, ma quando glielo fanno notare “Flore” si stringe nelle spalle e risponde: “Se si tratta di aiutare la Roma, sono disposto a giocare anche in porta”.

    Lorenzo Latini
    Twitter: lorenzo_lat87

    Scrivi il primo commento

    Scrivi un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


    *

    Seguici in diretta su Twitch!

  • Leggi anche...