“Creato dai poveri, rubato dai ricchi”: ecco come la Superlega stravolge due secoli di calcio

Redazione RN
20/04/2021 - 7:30

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“Creato dai poveri, rubato dai ricchi”: ecco come la Superlega stravolge due secoli di calcio

SUPERLEGA CALCIO – Si va verso un cambiamento epocale. Un cambiamento che quasi nessuno, tranne 12 presidenti e qualche sostenitore sparso tra addetti ai lavori e tifosi, vuole veramente. L’ultima idea stravolgi calcio si chiama Superlega, ed è un progetto, a quanto pare vicino alla realizzazione, voluto da un mix di big inglesi, italiane e spagnole. Liverpool, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Tottenham, Juventus, Inter, Milan, Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona. Questo il nome dei ‘ribelli’ che vogliono creare una sorta di coppa per i ‘campioni dei campioni’. E qui nasce il primo paradosso: campioni di cosa? Il calcio da sempre premia chi merita, chi vince. E creare un torneo con le stesse squadre, escludendo a priori anche chi arriverebbe a meritarsi un posto tra i migliori, va contro il codice creato agli albori del caro e vecchio pallone, che resiste agli scossoni da quasi due secoli.

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Il paradosso ‘grandezza’

Il progetto Superlega dunque includerebbe solo i club più ricchi e andrebbe a competere, se non sostituire, l’attuale Champions League dalla stagione 2022/23, con la speranza dei 12 club di partire già ad agosto 2021. La stessa Champions rimarrebbe ma senza i 12 club sopracitati. Sono tante le controversie del nuovo progetto, a partire dalla selezione dei club fondatori, scelti in base alla storia e alla grandezza. Un concetto non ben definito: come si definisce la grandezza di un club? Sicuramente non tramite portafoglio, che invece è il requisito principe che sembra accomunare tutte le squadre partecipanti. Un esempio: Bayern, Benfica, Celtic, Feyenoord, Ajax, Nottingham Forest, Aston Villa, Amburgo, Steaua Bucarest, Porto, PSV, Stella Rossa, Marsiglia e Dortmund hanno ben 25 Coppe dei Campioni nel loro palmares. Tutte squadre che hanno declinato l’invito o che sono state snobbate. Rientrano invece tra le 12 selezionate Arsenal, Atletico Madrid, Manchester City e Tottenham. Totale Coppe dei Campioni vinte? Zero…

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Il format

Nelle intenzioni del nuovo progetto in realtà c’è il desiderio di coinvolgere 20 club, 15 fissi, i cosiddetti Club Fondatori, e altri cinque che verranno selezionati ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente nei rispettivi campionati. Il format prevede partite infrasettimanali con tutti i club partecipanti che continuano a competere nei loro rispettivi campionati nazionali. Questo per preservare il tradizionale calendario di incontri a livello nazionale. Inizio ad agosto, con i club suddivisi in due gironi da dieci squadre. Le squadre giocheranno sia in casa che in trasferta e con le prime tre classificate di ogni girone che si qualificheranno automaticamente ai quarti di finale. A finanziare il progetto anche ricchissime realtà, come la JP Morgan, la banca d’affari più importante al mondo. E ovviamente, la sola adesione al progetto, consegnerebbe ai club cifre spropositate a sei zeri.

C’è chi dice no

Ma c’è chi dice no. Molti. A partire dalle due giganti del calcio tedesco: Bayern Monaco e Borussia Dortmund. E già la loro assenza, specialmente quella del club di Monaco, sarebbe un bel grattacapo per i ‘club fondatori’. Non il massimo presentarsi senza la miglior squadra europea detentrice della Champions League. E sembra ci sia anche il club che ci riguarda più da vicino ad opporsi: la Roma. Il club giallorosso avrebbe assicurato al presidente dell’UEFA Ceferin la sua rinuncia alla competizione.

L’UEFA e la FIFA prendono le distanze

Proprio l’UEFA è l’organo più lesionato dalla nuova competizione. Inevitabilmente la Superlega depotenzierebbe le competizioni principe: Champions League ed Europa League. E, come da previsione, l’UEFA stessa ha preso le distanze minacciando serie conseguenze. “Prenderemo in considerazione tutte le misure a nostra disposizione, a tutti i livelli, sia giudiziario che sportivo, al fine di evitare un cinico progetto. Il calcio si basa su competizioni aperte e meriti sportivi, non può essere altrimenti. Ai club interessati sarà vietato giocare in qualsiasi altra competizione a livello nazionale, europeo o mondiale, e ai loro giocatori potrebbe essere negata l’opportunità di rappresentare le loro squadre nazionali”. Questo il senso del comunicato del maggiore organo calcistico europeo, che potrebbe punire già da subite le dirette interessate escludendole dalle coppe europee. C’è dunque anche la remota possibilità che il Manchester United, prossima avversaria della Roma in Europa League, venga esclusa da subito dalla competizione. Come loro, anche FIFA, Premier League, Figc, Lega Serie A e tanti altri hanno preso le distanze da un progetto mirato ad arricchire club già enormemente potenti a discapito delle piccole realtà che al contrario rischiano di scomparire.

Tempismo discutibile

Da qui nasce l’altro, enorme, paradosso. Probabilmente la decisione arriva in uno dei momenti più sbagliati. Un periodo in cui la pandemia ha stravolto qualsiasi settore, calcio compreso. Tante squadre lottano per rimanere a galla e i club non hanno introiti dai botteghini e poco o nulla è stato fatto per sostenerli. Ora il fulmine a ciel sereno che andrebbe a creare una spaccatura abissale tra il calcio voluto da i ‘club fondatori’ e quello storico che ha resistito finora. Fondato con idee meritocratiche, con sistemi di qualificazione tramite i campionati nazionali. Fatto anche di exploit indimenticabili che hanno dato luminosità a piazze poco conosciute, salite alla ribalta grazie al duro lavoro, dimostrato di fronte all’unico vero giudice assoluto: il campo.

Pietro Mecozzi

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  1. E’ il capitalismo terminale di questo secolo, quello che non fa neanche piu’ finta di vantarsi della competizione ed del valore del merito. E’ il capitalismo feudale privato che si sente talmente forte che vuol fare a meno della struttura pubblica. Il finale e’ certo: ci sara’ questa super league con squadre come la Juventus che potranno giocare anche il campionato nazionale. I soldi per allestire una squadra di 30 -40 top players arriveranno derubando le squadre medio piccole dei loro proventi.
    In un mondo giusto, queste squadre dovrebbero essere espulse dalla Uefa, campionati nazionali e con loro i loro calciatori. Vediamo se censurate anche questo, piccoli Goebbels. V

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