Bagno di folla a Trigoria **In 4000 caricano la squadra

30/03/2008 - 0:00

Nonostante tutto. Nonostante il comunicato, il pareggio di Cagliari, un caldo tropicale e la tentazione di andare al mare, i tifosi della Roma si sono presentati a Trigoria, ancora assonnati per via dell’ora legale, decisi a manifestare tutto l’affetto possibile nei confronti di Spalletti e i suoi ragazzi. C’è la famiglia che arriva a piazzale Dino Viola in Mercedes, il papà che porta i figli a vedere per la prima volta i giocatori, i fidanzati in motorino uniti dall’amore per la Roma e ancora mamme, nonne, ragazze a caccia di una foto ricordo. Tanti amici, tifosi semplici e gruppi organizzati. Oggi, più che mai, la Roma ha unito tutti. Alla cancellata verde del “Fulvio Bernardini”, c’è il pienone alle 10, un’ora prima dell’inizio dell’allenamento. Ufficialmente, le porte non si apriranno, “ma nun se sa mai”, spera un signore con un filo di voce, uscito malconcio dall’amaro sabato calcistico vissuto davanti alla tv.

I tifosi ci hanno creduto, non hanno perso la speranza e sono arrivati in massa, sapendo che la società non li avrebbe lasciati fuori. I leader della curva Sud si danno da fare: aiutano il servizio d’ordine di Trigoria, prendono contatti con la società. “Daje che Spadino ce fa entrà”, dice un ragazzo all’amico che indossa una sciarpa di lana pesante. Arriva la notizia. “Aprono”: un urlo liberatorio e spazio alla felicità. “Avemo fatto bene a veni’, hai visto?”, scherzano Marco e Federico, due ragazzi partiti dal Tuscolano con un bagaglio di speranza. Si avvicina il momento: “Oooooooooooh, olè”, il cancello inizia ad aprirsi. È fatta. Tutti dentro a Trigoria, a vedere i propri beniamini. Si prende posto, ci si scambia qualche commento sulla gara beffarda in Terra Sarda (“potevamo sta’ a meno uno…”). I gruppi organizzati espongono i propri vessilli sulla rete che delimita il campo: Boys, Fedayn, Giovinezza, Ultras Romani. “Aoh, ma quanti semo…?”, domanda Fabio, 22 anni dei quali cinque trascorsi in curva: due, tre, quattro mila, si dirà poi. Ma che importa, oggi è importante esserci.La squadra entra in campo. Spalletti saluta la marea giallorossa. Partono i cori: “Roma alè, Roma alè, Roma aleeeee”. Il pareggio dell’Inter ha caricato ancora di più l’ambiente: “In Curva Sud noi staremo ad aspettar un tricolore giallorosso per gli ultrà, la nostra fede ovunque t’accompagnerà, dalla Curva s’alzerà… Forza forza grande Roma… vinceremo il tricolor e la Coppa dei Campion…e la Coppa Italia”, cantano felici i romanisti. Continua il festival degli striscioni e parte un altro coro, questa volta dedicato al tecnico di Certaldo: “Luciano Spalletti eeeh oooh”. Il mister si avvicina ai tifosi, porta tutta la squadra a ridosso della tribunetta stracolma. C’è spazio per Capitan futuro: “Daniele De Rossi eeeh oooh”. I giocatori iniziano il torello sul manto di erba sintetica. Alcuni rappresentanti della tifoseria entrano in campo a scambiare quattro chiacchiere con Spalletti. È pura festa, sugli spalti. “Papà, dov’è Totti?”, chiede il piccolo Mirko che di celeste ha solo due stupendi occhi. “Sta in clinica”, risponde un signore qualche fila dietro; “Ma no, tranquillo, il capitano si riposa per Manchester”, lo rassicura il padre. Ma si sbaglia. Il capitano non c’è. Non ha potuto rispondere presente alla giornata di festa. E’ alle prese con una lesione ai flessori. Ma Mirko non lo sa, ed è meglio così. Lui ha il diritto di sognare il suo idolo.
Il sole illumina Trigoria e i tifosi accendono un fumogeno. Qualcuno si innervosisce, ma “oggi va bene tutto”, ricorda qualcuno. Spalletti vuole calma e concentrazione, saluta la folla e porta i suoi ragazzi sul campo C. “Lucia’ me raccomando, facce passa’ col Manchester”, gli urlano prima che la truppa giallorossa varchi il cancelletto del campo e si tuffi nel vivo del lavoro. Trigoria si svuota lentamente. Nella confusione generale, il piccolo Fabrizio si è allontanato dai genitori per poter ammirare da vicino quei campioni che finora ha visto solo sulle figurine. Il servizio d’ordine lo ritrova in lacrime e lo riaccompagna dalla mamma. Gli regalano un cappellino da ultras e se ne va contento, pensando alla sua “prima” volta a Trigoria. Colpo di scena nel finale. A fine allenamento, Doni e Cicinho, seguiti da Giuly, sbagliano strada a bordo delle loro auto e, nel lasciare Trigoria, si ritrovano in mezzo ai tanti tifosi da poco usciti dall’impianto. È caccia all’autografo. In breve tempo le macchine dei giocatori vengono circondate da appassionati giallorossi. “A Roma funziona così”, dice un signore che si gode la scena a distanza di sicurezza. E’ quasi ora di pranzo quando Via di Trigoria si trasforma in un fiume in piena, percorso in lungo e in largo da macchine e bandiere . Qualcuno, nell’altro senso di marcia, prova a chiedere se si possa ancora entrare. “E’ tardi”, risponde un tifoso a bordo di uno scooter. Sarà per la prossima volta, dunque. Per oggi può bastare: la Roma ha davvero unito tutto.

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