Analisi tattica: Roma più discontinua e meno qualitativa nel gioco, il possesso palla non produce pericolosità

Redazione RN
04/10/2019 - 10:00

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Analisi tattica: Roma più discontinua e meno qualitativa nel gioco, il possesso palla non produce pericolosità

ROMA WOLFSBERGER – Quando il fischio finale dello scadente Lopes Martins echeggia sul terreno di gioco, la seconda di Europa League della Roma emette già qualche sentenza tecnica. La presenza indispensabile di Dzeko e Kolarov si rende necessaria nel disporre di un tasso tecnico e di presenza scenica per la squadra pressoché obbligato. Fatta eccezione per i primi 15 minuti di gara, e due situazioni sporadiche nella ripresa, sono emersi troppi limiti di concretezza. Sarà compito del tecnico evitare che la squadra si riduca ad una sorta di dipendenza a certi giocatori di maggior spessore in rosa, perché nell’arco di una stagione finirebbe per diventare riduttivo ma soprattutto deleterio per il progetto tecnico generale.

MODULI E SVILUPPI DI GIOCO – Nel suo 4-2-3-1 di turno, Fonseca attinge a piene mani dal turnover più disparato ma per certi versi anche con molte scelte obbligate. Mancini e Fazio ritornano a fare coppia al centro, con Santon e Spinazzola ai lati, mentre in mediana Diawara comincia gli straordinari ai quali verrà presumibilmente chiamato nel prossimo futuro. Rientra Cristante mentre in avanti Kluivert e Zaniolo agiscono sugli esterni e Pastore sulla trequarti di raccordo con Kalinic che trova la prima maglia da titolare in stagione. In campo non c’è simmetria con le catene esterne che, come nelle ultime uscite, vedono un terzino più avanzato dell’altro. Spinazzola si alza dando ampiezza a sinistra, Santon rimane più bloccato, e lascia l’ampiezza a Kluivert sulla destra. Struber opta per un 4-3-1-2 non speculativo, che si incastra molto bene nel modulo giallorosso senza regalare superiorità numeriche sul campo, che possano dare sbocchi importanti al palleggio (teoricamente) più qualitativo e superiore della Roma. Liedl é l’ago equilibratore della bilancia, primo portatore di pressing sul mediano (solitamente Diawara più che Cristante) che si abbassa per fare gioco, in appoggio a Weissman e Niangbo. La pressione viene portata sempre scivolando rapidamente con tutti gli effettivi in zona palla, specie quando é esterna, e la Roma raramente riesce a sorprendere sul lato debole dello schieramento gli austriaci.

LO SVOLGIMENTO DELLA GARA – Nell’economia di gioco della gara il primo tempo vale il secondo: un copione che fotografa da subito le difficoltà in fase di lettura e rifinitura finale di una Roma poco ispirata e sempre prevedibile. La costruzione è poco efficace, il pressing offensivo degli austriaci ha una riuscita tale da non consentire ai giallorossi di prendere quota in maniera significativa. L’uscita dalla prima pressione della Roma infatti troppo spesso sporca e manca sia nella qualità, che più di un assente di serata saprebbe dargli (vedi Pellegrini), sia del riferimento avanzato che possa anche permetterti di fronte a certe criticità di alzare palla (Dzeko). Il possesso palla e la supremazia territoriale nettamente favorevoli ai giallorossi non producono un indice di pericolosità tale in grado di generare un vantaggio che giunge solo in maniera rocambolesca e, escludendo la pausa dell’intervallo, dura poco meno di un ora, allorquando un errore in uscita di Spinazzola regala il break decisivo che fissa il risultato di parità finale. La Roma del secondo tempo è un festival della discontinuità e del vago. Troppo frequentemente imprecisi nel palleggio, errori tecnici pacchiani e banali, poco incisivi nelle scelte finali e nelle letture, dove brilla come sempre Kluivert in negativo, che non trova mai l’assistenza giusta, Con i cambi che non sortiscono gli effetti voluti, il triplice fischio regala giusto la nota positiva del primo posto in classifica in coabitazione proprio con gli antagonisti odierni. Antonucci, Kolarov e Veretout, in rapida sequenza (4 minuti) provano a mettere sul campo caratteristiche diverse ma il poco tempo a disposizione non gli permette di incidere, mentre sul fronte opposto Strube procede a 3 cambi conservativi negli ultimi 10 giri di lancette dell incontro.

Maurizio Rafaiani

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  1. Credo che cambiare squadra ogni partita non sia cosa positiva…tutti giocano con la stessa formazione la roma cambia ogni domenica…..forse l’allenatore non ha quel carisma e la forza di contrastare giocatori che rimangono in panca…per esempio come Conte che non si fila nessuno e fa giocare solo se gli dai il 101%…fosse pure messi.

    1. O forse più probabilmente tra infortunati, giocatori che non hanno tirato mai il fiato, ecc. non riusciamo mai ad avere gli stessi undici in campo; le rose “lunghe” servono appunto a questo.

  2. Roma meno qualitativa? Ho visto tutte le partite a parte la prima di campionato: non ho visto particolari oscillazioni di qualità (sempre molto bassa). Molti i giocatori mediocri, anche il centrocampo, considerato a torto un punto di forza, è inadeguato.

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