Analisi tattica, Ranieri indovina le mosse: secondo tempo imponente dopo l’inizio in rincorsa

Alessandro Tagliaboschi
14/04/2019 - 15:53

Analisi tattica, Ranieri indovina le mosse: secondo tempo imponente dopo l’inizio in rincorsa

ANALISI TATTICA – È sempre più la Roma di Daniele De Rossi. Decisivo a Genova, così come nel sacrificio di ieri sera attraverso il passaggio dal quale nascerà l’invenzione di El Shaarawy per Dzeko, al ritorno al gol all’Olimpico dopo tempo immemorabile. Ed è sempre più anche quella di Manolas, che con la sua velocità ridimensiona ogni tentativo offensivo dei veloci attaccanti avversari. Due gare senza subire gol, sei punti che tengono in vita e posticipano verdetti che sembravano irrimediabilmente scritti, Roma di lotta e di potere, rivitalizzata nella dignità e punta nell’orgoglio dalla cura Ranieri che dimostra di capire e assecondare le criticità di un contesto di squadra di difficile decifrazione senza disattendere al personaggio di aggiustatore che nel tempo si è costruito. Vittoria figlia di una ripresa prepotente e perentoria, voluta dalla squadra anche attraverso la legittimazione dei cambi effettuati nell’intervallo,che hanno dato una svolta decisiva, unitamente all’atteggiamento messo in campo, per vincere la gara.

MODULI E SVILUPPI DI GIOCORanieri vara il consueto 4-4-2, con punti in comune col 4-2-3-1 ‘Difranceschiano’ (le punte esterne Zaniolo ed El Shaarawy sono a piede invertito), con De Rossi e Cristante in mediana e con la coppia di attaccanti centrali Dzeko e Schick alla ricerca della coesistenza risolutiva, ma che all’atto pratico si rivelerà solo a tratti efficace. Davanti al confermatissimo Mirante la linea difensiva è obbligata, figlia delle assenze, con Jesus a sostituire Florenzi e Santon sull out destro, mentre Marcano a sinistra dimostra disponibilità e duttilità nel ricoprire il ruolo di terzino sinistro. Tudor se la gioca con idee molto chiare e propositive, in un 3-5-2 dove D’Alessandro opera a tutta fascia, mentre Okaka appoggia Lasagna alla ricerca di profondità, con Mandragora in eleganti geometrie davanti alla difesa, con De Paul e Fofana mezzali assaltatrici. In funzione di tutto, ti aspetti che la spinta di Marcano e Jesus sia poco presente sul campo per caratteristiche, ma ben presto dentro la gara si andranno a delineare scenari anche inattesi.

INIZIO IN RINCORSA – Agli albori della gara l’Udinese fa subito capire le intenzioni bellicose. Lo sviluppo di gioco è sempre in ampiezza sui quinti da dove poi portare palla dentro per combinazioni strette tra i due attaccanti e le mezzali (Fofana e De Paul) che entrano e creano superiorità in zona palla e la possibilità di fraseggi che se non trovano tempi per la finalizzazione, riportano nuovamente palla sugli esterni (soprattutto D’Alessandro a sinistra) che guadagnano il fondo e mettono palla dentro. Complice un inizio passivo dei giallorossi, che corrono sempre a vuoto e all’indietro,la supremazia territoriale diventa appannaggio dei friulani, che però mancano nel momento della conclusione, dove il muro centrale regge bene l urto e le chiusure sono sempre puntuali. A sinistra, a sorpresa, l’Udinese non soffre il fatto che come quinto D’Alessandro non sia difensore, perché l’inizio di Zaniolo e Jesus è timido e poco ispirato.

I TERZINI FUNZIONANO, LA GARA CAMBIA – La gara cambia nel momento in cui la Roma comincia ad alzare i terzini che assistono le punte esterne e accompagnano gli sviluppi di gioco,creando appoggio, ma soprattutto ampiezza(specie Marcano a sinistra), con Jesus che porta assistenza a Zaniolo (raddoppiato e spesso triplicato) generando un 2 contro 1 importante. La circolazione iniziale, lenta e prevedibile, diventa fluida e comincia a consentire alla Roma un possesso palla più equilibrato,nei confronti di una Udinese che difende molto di posizione. Nei friulani Lasagna si muove bene sulla profondità con movimento perfetto a mezzaluna sulla linea quando i giallorossi si alzano da dietro. Dalla parte opposta Dzeko e Schick, ancora un po’ estranei nella comunicazione tra loro, faticano a trovare raccordo col portatore di palla. Comincia a piovere, una pioggia molto forte e fastidiosa che influisce sulle scelte sia tattiche che tecnica,e il primo tempo si chiude sul salomonico 0-0.

RIPRESA DALL’URTO IMPONENTE – Al rientro in campo l’Udinese mantiene il suo 3-5-2, mentre Ranieri completa la lettura della gara con il cambio obbligato dell’infortunato Jesus per Florenzie con Pellegrini trequartista vicino a Dzeko. Il campo regge ed El Shaarawy si dimostra efficace sia in fase di ripiegamento, che in fase offensiva, ma dopo avere sveltito e migliorato la circolazione palla nella seconda metà del primo tempo, i benefici maggiori della ripresa nascono dall’ atteggiamento della Roma. Ora i giallorossi più aggressivi in avanti, pronti a scalare con ordine e coordinati (due anni con Di Francesco non sono corsi invano) e in grado di ripulire una gara sporca, supremazia territoriale e possesso, ma soprattutto indice di pericolosità che comincia a diventare significativo, con Florenzi che percorre la corsia di destra con idee importanti. L’Udinese fatica ad uscire sia col palleggio basso, ma soprattutto non trova la verticalità, obbligata ad un baricentro basso che consente il raggiungimento di un periodo di forcing prolungato che mette alle corde gli uomini di Tudor, con la Roma che trova il meritatissimo vantaggio.

DOPO IL VANTAGGIO DOMINIO ROMATudor corre ai ripari cercando più sostanza in mezzo al campo (con Sandro per Mandragora porta più peso in mezzo al campo), mentre Ranieri si gioca l’ultimo cambio con la velocità di Under per chiudere la gara,con Zaniolo che va trequartista e Pellegrini in mediana vicino a Cristante. Con Pussetto per D’Alessandro e l’ingresso di Teodorczyk, i friulani concludono con un 3-3-4 ultraoffensivo e per Under e compagni, che scelgono di abbassarsi e ripartire bene davanti diventa fondamentale compiere le scelte giuste. Il secondo tempo dei friulani è inibito dal pressing e il forcing prodotto dai giallorossi, che legittimano la vittoria con una prestazione figlia della mentalità che gradualmente hanno saputo mettere in campo.

Maurizio Rafaiani

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  1. Chiedo attenzione a Ranieri sul terzino destro, quando attaccherà l’Inter, perché se dovessero partire dei cross dalla parte di FLORENZI, come è stato per Jordi Alba contro Manzukich ….di TESTA, NON NE PRENDE UNA.

  2. Ho maturato alcune certezze! Shick non va inseguito: tempo e fatica oersi! La seconda punta non può che essere il faraone, magari parzialmente affrancato dalla sfiancante custodia dell’intera fascia, delegando più compiti difensivi al terzino complice, a sua volta alleggerito di qualche incursione di troppo. Zaniolo all’ala dx è blasfemia: è un magnifico mezzosinistro. Pellegrini è un magnifico trequartista. Florenzi non è un terzino, ma un tornante di dx prezioso. Con l’inamovibile Manolas possono essere lo zoccolo duro su cui rivitalizzare una squadra massacrata da un mercato estivo folle e masochista. Mi auguro che il lontano presidente non ripeta l’errore di ascoltare la solita per lui ammaliante sirena, rovinosa per la Roma.

  3. Tra pali e parate di Mirante stiamo ingiustamante esaltando troppo la partita della Roma contro l’Udinese.
    Zaniolo mai più sulla fascia.
    Con il rientro di Kolarov sposterei Marcano terzino destro, contro l’inter i due di centrocampo secondo me dovrebbero essere Pellegrini e Cristante. Florenzi in panchina.

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