• STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    21/04/2013 - 13:13

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10′ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Giuseppe Moro (55 partecipazioni in serie A con la maglia giallorossa).

    GENESI DI UN MITOGiuseppe Moro nacque a Carbonera (tv) il 16 gennaio 1921. Dopo essere cresciuto nelle giovanili del Treviso, dove disputò diversi campionati di C tra gli anni ’30 e ’40, venne ingaggiato dall’Alessandria nel 1942. Sfortunata la sua parentesi nella formazione piemontese: con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Moro dovette tornare nella città natia. Portiere giramondo, prima ancora di approdare nella Roma, vestì le casacche di Fiorentina, Bari, Torino, Lucchese e Sampdoria.

    LA CARRIERA NELLA ROMA –  Con la squadra capitolina, Moro disputò due intense stagioni collezionando in tutto 55 presenze. Fu, probabilmente, tra i pochi giocatori ad avere avuto più fortune in Nazionale che non con il proprio club. Di lui, infatti, si ricordano soprattutto i violenti litigi con l’allenatore Sarosi e fu proprio su richiesta esplicita del tecnico che l’estremo difensore venne ceduto nel 1955 al Verona.

    LE DOTI TECNICHE – Giocatore dal carattere estroverso, si racconta che Moro si divertiva molto a provocare gli avversari sfidandoli spesso a fargli un gol. Nonostante in molti casi si concedeva qualche distrazione di troppo, il portiere mise in mostra le sue grandi capacità acrobatiche. Abile nel mantenere la freddezza e a neutralizzare i calci di rigore, tanto da aver raggiunto un record: tra il 1947 e il 1955, parò ben 24 penalty su 44 tentativi avversari.

    PRODEZZE E CURIOSITA’ –  Giuseppe Moro fu protagonista di un curioso gesto tecnico, rimasto ancora oggi come l’unico caso nella storia del calcio italiano: nel momento di parare un calcio di rigore, al giocatore stava per cadere improvvisamente il cappello. Il portiere riusci’ ad agguantare il berretto con una mano e contemporaneamente a deviare il tiro dal dischetto con l’altra. Numerosi i diverbi con l’allenatore ungherese Sarosi. Il rapporto tra i due si incrinò ancora prima degli anni trascorsi alla Roma. Decisivo, in questo caso, fu un episodio accaduto il 23 novembre 1952. In occasione di Juventus-Sampdoria (il portiere vestiva la maglia blucerchiata e il tecnico sedeva sulla panchina bianconera), Moro si accorse dell’espediente utilizzato dall’allenatore nelle gare casalinghe: faceva portare al direttore di gara dei palloni più piccoli del normale, in modo da favorire i suoi giocatori abituati all’uso. Il numero uno doriano segnalò il fatto all’arbitro di quel match (signor Jonni), che verificati i palloni li fece sostituire. Tuttavia, durante una rissa in campo, Moro vide Sarosi prendere la sfera, bucarla e rimetterla al suo posto. In sostituzione venne usato un pallone di quelli più piccoli e furono del tutto inutili le feroci proteste del portiere: la Juventus vinse la gara 3-0. Qualche anno più tardi, il giocatore pagò la sua denuncia proprio con l’allontanamento dalla Roma.

    IN NAZIONALE –  Moro debuttò in maglia azzurra il 12 giugno 1949, in occasione di Ungheria-Italia (disputata a Budapest) valida per la Coppa Internazionale. Mai esordio fu cosi’ felice: il portiere riusci’ a proteggere la porta italiana dagli assalti di Puskas e compagni. Il match terminò 1-1. A fine gara, l’asso magiaro si congratulò con lui e invitò i compagni di squadra ad applaudirlo durante l’uscita dal campo. Nel 1950 prese parte alla sfortunata spedizione azzurra in Brasile, per i campionati del mondo. Giocò titolare solo l’ininfluente gara con il Paraguay, vinta poi per 2-0. In totale collezionò 9 presenze con la Nazionale.

    BILANCIO NELLA ROMA –  Moro disputò 55 partite con la maglia giallorossa.

    BILANCIO IN NAZIONALE –  L’estremo difensore partecipò a 9 incontri nell’Italia.

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    14/04/2013 - 12:00

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10′ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Alexander Doni (149 partecipazioni in serie A con la maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITO – Originario di Jundiai’ (Brasile), Donièber Alexander Marangon, meglio noto come Doni, nasce il 22 ottobre del 1979.  A partire dal 1999, ha inizio la sua carriera calcistica in patria nelle fila del Botafogo. Con la squadra di Rio de Janeiro, il portiere raggiunge nel 2001 la finale del campionato paulista, poi persa contro il Corinthians. Nella stagione successiva l’estremo carioca si trasferisce proprio nella formazione avversaria, dove vi rimane per tre stagioni. Meno fortunate le esperienze successive, tra Santos, Cruzeiro e Juventude (2004-’05).

    GIOIE E DOLORI IN MAGLIA GIALLOROSSA –  L’avventura in Italia di Alexander Doni, sarà caratterizzata da una parabola: approdato nella formazione capitolina senza squilli di tromba, la sua crescita esponenziale lo porterà a conquistare la nazionale brasiliana. Poi il brusco calo, soprattutto per motivi legati ai numerosi guai fisici. Ha chiuso nel 2011 con 149 presenze in sei campionati

    LA CARRIERA NELLA ROMA –  Nell’estate del 2005, Doni viene acquistato dalla Roma del neo tecnico Luciano Spalletti. Al momento del trasferimento, il portiere decide di pagare personalmente i 18.000 euro necessari per svincolarsi dalla Juventude. Nel periodo iniziale della sua avventura alla Roma, Doni diviene il vice del giovane Gianluca Curci. Il suo esordio in maglia giallorossa è datato 29 settembre 2005, nel match contro i greci dell’Aris Salonicco (coppa Uefa). nonostante fatichi a trovare spazio, nelle poche occasioni in cui viene impiegato, Doni mette in mostra le proprie qualità, tanto da indurre il proprio tecnico a ristabilire le gerarchie: con il rendimento negativo di Curci, ben presto il brasiliano viene promosso titolare fra i pali. Spalletti decide di farlo debuttare in serie A in occasione del derby di andata (23 ottobre 2005, Roma-Lazio 1-1). A partire dal 2006-’07, Alexander Doni diventa il titolare inamovibile della Roma. Nella stessa stagione, il numero 32 giallorosso riceve la prima convocazione nella nazionale verdeoro, dove si contenderà una maglia con Julio Cesar, portiere in forza all’Inter.

    I TROFEI CONQUISTATI – Memorabile la stagione 2006-’07, dove nel giro di pochi mesi la Roma mette in bacheca due coppe nazionali: il 17 maggio 2007  la coppa Italia e il 19 agosto la Supercoppa Italiana, trofei entrambi vinti a San Siro contro l’Inter. Di quella formazione, Doni risulta uno dei principali protagonisti.

    LA PARABOLA DISCENDENTE –  A partire dal 2008 inizia il calvario dell’estremo brasiliano. Nonostante il persistere di un problema al ginocchio, Doni stringe i denti e gioca gran parte della stagione 2008-’09. Ancor prima della conclusione del campionato, il portiere si sottopone al necessario intervento chirurgico. Il numero 32 giallorosso torna in campo solo all’ottava giornata della stagione successiva, partita in cui i giallorossi escono sconfitti in trasferta per 2-1 dal Milan. Da questo momento in poi, per via di prestazioni altalenanti e per i vari acciacchi fisici mai risolti definitivamente, Doni comincia a perdere la fiducia di tecnico e tifosi. Nel frattempo salgono le quotazioni del connazionale Julio Sergio. Dopo diversi mesi, trascorsi tra infermeria e panchina, rientra il 12 dicembre 2010 nella sfida contro il Bari (quando Julio Sergio è fuori per infortunio e Bogdan Lobont è costretto a dare forfait a gara in corso). Ritrova un posto da titolare solo con l’arrivo in panchina di Vincenzo Montella, sul finire della stagione. Nell’estate del 2011 viene poi acquistato a titolo gratuito dagli inglesi del Liverpool, dopo aver risolto il suo contratto con la Roma.

    LE CURIOSITA’ – Alexander Doni possiede la cittadinanza italiana, poiché nato da genitori di origini venete. Il giocatore brasiliano è stato il secondo portiere straniero nella storia romanista: prima di lui ci fu l’austriaco Michael Konsel (1997-’00). A causa di un problema cardiaco diagnosticato dallo staff medico del Liverpool nell’estate 2012, il giocatore si è aggregato al Botafogo (club con il quale cominciò la sua carriera professionistica) pur non essendo in condizione di giocare e, nel caso gli accertamenti clinici diano esito favorevole, potrebbe tornare a disposizione per il campionato paulista del 2014.

    IN NAZIONALE – Doni riceve la prima convocazione dal ct Dunga nel giugno 2007. Con il Brasile conquista da titolare la coppa America (in finale la formazione verdeoro si impone per 3-0 sugli eterni rivali dell’Argentina). Durante la competizione, l’estremo difensore si rende assoluto protagonista in occasione della semifinale con l’Uruguay: ai calci di rigore, Doni riesce a neutralizzarne due. Da questo momento ha inizio il lungo confronto con Julio Cesar per una maglia da titolare. A causa dell’operazione ai crociati del ginocchio della gamba destra, rinuncia alla Confederations Cup 2009. Doni viene convocato in Nazionale anche per i Mondiali 2010 in Sudafrica.

    BILANCIO NELLA ROMA –  Doni ha disputato 199 partite con la maglia giallorossa, delle quali: 149 in campionato, 13 fra coppa Italia e Supercoppa Italiana, 37 nelle coppe europee. Albo d’Oro: 2 coppe Italia (2006-’07 e 2007-’08); 1 Supercoppa Italiana (2007).

    BILANCIO IN NAZIONALE – Il portiere carioca ha collezionato 10 gettoni in maglia verdeoro. Albo d’Oro: 1 coppa America (2007)

    Emanuele Tocchi       

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    31/03/2013 - 20:45

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Fosco Risorti (179 partecipazioni in serie A con la maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITO Fosco Risorti nacque a Ponte Cappiano (FI) il 9 settembre 1921. Cresciuto professionalmente nelle fila del Saffa Fucecchio,  il portiere toscano si trasferì nel 1938 nel Savoia. Nella formazione campana collezionò 69 presenze in tre stagioni. I rapporti con la dirigenza, tuttavia, si incrinarono inevitabilmente nel 1938-’39, quando Risorti fu protagonista di un episodio sfortunato: nella gara contro il Mater, decisiva per la promozione in serie B, l’estremo difensore subì la rete di Longobardi dopo un tiro dalla lunga distanza e deviato da una pietra presente nel terreno. I compagni di squadra addossarono principalmente a lui le responsabilità della sconfitta. La svolta nella sua carriera arrivò, però, nella stagione 1941-’42, quando venne acquistato dalla squadra giallorossa.

    LA CARRIERA NELLA ROMA – Nei primi due anni, Risorti non riuscì a trovare spazio nella formazione titolare, chiuso dall’altro numero uno Guido Masetti: tanto che, fra il 1941 e il 1943, raccolse solo 2 presenze. Nel 1944, Risorti passò in prestito al Montecatini per tornare a Roma per il campionato del dopoguerra 1945-’46. Titolare inamovibile fino al 1950, abbandonò l’attività alla fine dell’annata 1951-’52. Portiere dalle spiccate doti acrobatiche, non impiegò molto tempo ad entrare nel cuore dei tifosi.

    LA CURIOSITA’ –  Fosco Risorti esordì nel massimo campionato con la maglia della Roma il 29 marzo 1942 (in Roma-Atalanta 2-0), sostituendo l’infortunato Masetti. Questa fu l’unica partecipazione dell’estremo difensore di Ponte Cappiano, in una stagione che vide i giallorossi vincere il loro primo scudetto. Dietro all’unica partita disputata dal portiere, tuttavia, ci fu un retroscena. Il campionato si sarebbe dovuto fermare da fine marzo per un mese, per gli impegni della Nazionale. Anche Masetti avrebbe dovuto far parte della comitiva ma, appoggiato dall’allenatore Schaffer, riusci’ a convincere il club giallorosso ad informare il commissario tecnico Pozzo che non avrebbe potuto rispondere alla convocazione perché spedito ad Acqui, insieme ad altri compagni, a curarsi la spalla dolorante (si era infortunato dopo aver urtato il palo durante Milano-Roma del 22 marzo 1942). Ecco che allora Risorti lo sostitui’ degnamente in occasione della gara interna contro gli orobici. Masetti rientrò nella gara successiva per guidare la squadra alla conquista del tricolore.

    UNA GIORNATA DA DIMENTICARE –  Nella sua lunga carriera, Risorti non dimenticò mai la gara contro il Torino del 28 aprile 1946 (prima giornata del girone finale del campionato suddiviso in due fasi). Fu una partita da incubo per la Roma, che incassò ben 6 reti nel giro dei primi diciotto minuti di gioco (risultato finale di 0-7 in favore dei granata): le marcature furono di Castigliano (5′), Mazzola (6′), Ossola (7′), Ferraris (8′), Loik (15′) e bis di Mazzola (18′). Al primo minuto della ripresa, Grezar firmò anche il settimo ed ultimo gol.

    BILANCIO NELLA ROMA Risorti disputò ben 179 partite con la maglia giallorossa (tutte in campionato). Albo d’Oro: 1 scudetto (1941-’42).

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    24/03/2013 - 17:30

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Giovanni Cervone (191 partecipazioni in campionato in maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITOGiovanni Cervone nasce a Brusciano (NA) il 16 novembre 1962. Cresciuto calcisticamente nella Juve Stabia, dopo aver cambiato più volte casacca e difeso i pali di Avellino, Catanzaro, Genoa, Parma e Verona,  approda in maglia giallorossa nel 1989.

    LA CARRIERA NELLA ROMA – Il portiere di origini campane disputa ben otto campionati nella Capitale. La stagione più esaltante è quella del 1990-’91, anno in cui, sotto la guida tecnica di Ottavio Bianchi, Cervone conquista la Coppa Italia ai danni della Sampdoria. Il 18 maggio 1997 è il giorno dell’ultima gara con la Roma. Dopo tre buone stagioni con Carlo Mazzone e l’ultima con Carlos Bianchi, l’estremo giallorosso si congeda dal proprio pubblico dopo il pari interno contro l’Inter (1-1). Nell’agosto 1997 si trasferisce al Brescia.

    LA CURIOSITA’ –  Malgrado le notevoli qualità, Cervone si distingue per il  carattere non facile. Durante le otto stagioni nella Roma, il portiere ha numerosi alterchi con alcuni tecnici (Mazzone e Bianchi su tutti) e più volte finisce in panchina o addirittura in tribuna.

    IN NAZIONALE – Nel 1983 ha ricevuto quattro convocazioni nell’Under 21 azzurra, senza scendere tuttavia mai in campo.

    BILANCIO NELLA ROMA –  Cervone disputa 246 partite in maglia giallorossa, delle quali: 191 in campionato, 31 tra Coppa Italia e Supercoppa Italiana, 24 tra Coppa delle Coppe e Coppa Uefa. Albo d’Oro: 1 Coppa Italia (1991).

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    17/03/2013 - 15:50

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Alberto Ginulfi (157 partecipazioni in campionato in maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITOAlberto Ginulfi nacque a Roma il 30 novembre 1941. Cresciuto nel vivaio giallorosso, nel 1959 il portiere vinse il tricolore nelle categorie giovanili, dove fu ritenuto tra i migliori nel suo ruolo. Debuttò in Prima Squadra il 28 ottobre 1962 (nella sconfitta casalinga contro il Vicenza) ma, chiuso da Cudicini prima e Pizzaballa poi, entrò in pianta stabile nell’undici della Roma solo nella stagione 1969-’70.

    LA CARRIERA IN GIALLOROSSO E LE CURIOSITA’ –   Il numero uno della Roma difese i pali della squadra capitolina per tre stagioni. Ginulfi fu il primo giocatore giallorosso ad entrare a partita iniziata: accadde l’8 gennaio 1967 al 43′ del primo tempo di Spal-Roma (terminata 1-0), al posto dell’infortunato Pizzaballa. Viene ancora oggi ricordato per essere stato tra i pochi portieri (il terzo per l’esattezza) ad aver ribattuto un calcio di rigore al mitico Pelè. A fine gara lo stesso asso brasiliano si complimentò con lui e in dono gli consegnò la sua maglia. In un articolo del 1971, Alberto Marchesi de ‘Il Corriere dello Sport’ lo definì il ‘portiere moderno per eccellenza’. Nel campionato 1974-’75, Nils Liedholm gli preferi’ l’emergente Paolo Conti e per tutta la stagione Ginulfi dovette accontentarsi della panchina. Con la conclusione del campionato, l’estremo difensore romano venne ceduto all’Hellas Verona.

    BILANCIO NELLA ROMAGinulfi disputò 200 partite in maglia giallorossa, delle quali: 157 in campionato, 34 in CopIa italia, 9 in Coppa delle Coppe. Albo d’Oro: 2 Coppe Italia (1964, 1969); 1 Torneo Anglo-Italiano (1972).

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    10/03/2013 - 20:00

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Luciano Panetti (148 partecipazioni in campionato in maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITOLuciano Panetti nacque a Porto Recanati il 13 luglio 1929. Cominciò la carriera calcistica militando in alcune squadre locali, senza tuttavia abbandonare il lavoro da manovale. Nel 1952 venne acquistato dal Modena (Serie B). In breve tempo, il portiere marchigiano si affermò come uno dei migliori talenti del campionato cadetto, tanto da ricevere la chiamata della Roma nel 1955.

    LE CARATTERISTICHE TECNICHE DI PANETTI – L’estremo difensore giallorosso riusci’ a rimpiazzare nel cuore dei tifosi capitolini la figura di Masetti. Dotato di un carattere forte, venne tratteggiato come un personaggio grintoso e deciso nelle uscite (doti che venivano ricercate nei portieri dell’epoca, spesso non del tutto tutelati dai direttori di gara). Panetti fu soprannominato “Puma“, per le spiccate qualità acrobatiche.

    LA CURIOSITA’ – La prima stagione in giallorosso di Panetti non fu del tutto fortunata. Il 29 aprile 1956, durante il secondo tempo di Roma-Fiorentina, il portiere ebbe un duro scontro di gioco con Virgili e si ruppe il malleolo. Nonostante il brutto infortunio, il numero uno giallorosso decise di rimanere stoicamente in campo infilando il piede in un secchio pieno di ghiaccio che il massaggiatore gli mise vicino al palo. Terminata la gara, Panetti venne ingessato. Dopo essere stato il titolare dei capitolini per 5 stagioni, nel 1960 lasciò il posto a Fabio Cudicini. Nel 1961 Panetti si trasferi’ al Torino.  

    BILANCIO NELLA ROMAPanetti disputò 157 partite in maglia giallorossa, delle quali: 148 in campionato, 5 in Coppa Italia, 4 in Coppa delle Fiere. Albo d’Oro: 1 Coppa delle Fiere (1961)

    Emanuele Tocchi 

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    03/03/2013 - 12:43

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Paolo Conti (175 partecipazioni in Serie A in maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITOPaolo Conti, nacque a Riccione il primo aprile 1950. Dopo aver mosso i primi passi nella formazione della città natale (serie D), il futuro portiere della Roma collezionò numerose presenze in B prima nel Modena e successivamente nell’Arezzo.

    LA CARRIERA IN GIALLOROSSO –  nel 1973 ecco arrivare la svolta decisiva nella carriera del 23enne romagnolo: venne ingaggiato dal club capitolino dove vi rimase per 7 anni. Inizialmente Conti si alternò al titolare Alberto Ginulfi e solo in seguito diventò la prima scelta della Roma fra i pali. Nel 1979, dopo aver avuto diversi contrasti con Nils Liedholm e dopo aver più volte discusso con i tifosi giallorossi, l’estremo difensore finì in panchina a vantaggio del giovane Franco Tancredi. Nella stagione successiva, durante la finestra di calciomercato, Conti venne ceduto all’Hellas Verona.

    LE CARATTERISTICHE TECNICHE DI CONTI –  Paolo Conti si rivelò un portiere affidabile sia nelle uscite, sia fra i pali. Si contraddistinse per la perfetta scelta di tempo e la puntualità nelle prese e dimostrò sempre di avere una grande freddezza nei momenti più delicati delle gare. La sua carriera fu fortemente condizionata da motivi extracalcistici e, probabilmente, ebbe meno fortuna rispetto alle reali potenzialità.

    IL PRIMATO –  Memorabile la stagione 1974-’75: Conti fu il portiere meno battuto di tutta la Serie A. Il numero uno giallorosso subì solo 15 reti, precedendo nella speciale classifica illustri colleghi come Dino Zoff e Pietro Carmignani (19 gol a testa).

    IN NAZIONALE –  In maglia Azzurra Conti arrivò ad insidiare una leggenda come Zoff anche se, per colpa di una repentina involuzione tecnica, terminò ben presto ai margini della squadra. Collezionò 7 apparizioni e conquistò anche la convocazione per i Mondiali del 1978.

    BILANCIO NELLA ROMAConti raggiunse le 206 presenze in maglia giallorossa, delle quali: 175 in campionato, 25 in Coppa Italia, 6 in Coppa Uefa. Albo d’Oro: 1 Coppa Italia (1980).

    BILANCIO IN NAZIONALE7 presenze.

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    24/02/2013 - 11:30

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10′ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Fabio Cudicini (165 partecipazioni in Serie A in maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITO Fabio Cudicini, triestino di nascita (20 ottobre 1935), viene ancora oggi considerato da molti esperti come uno dei più grandi portieri italiani di tutti i tempi. La prima società ad averlo lanciato fra i professionisti fu l’Udinese nella stagione 1955-’56 (Serie B). Fu anche grazie al suo giovane portiere se il club friulano riuscì nella stessa annata a conquistare la promozione nella massima serie.

    LA CARRIERA Cudicini sbarcò nella Capitale nel 1958. Per due stagioni il giocatore si trovò a vestire i panni del vice e solo nel 1960 diventò il portiere titolare sostituendo Luciano Panetti. Conquistata la prestigiosa casacca numero uno, il triestino non l’abbandonò per 6 lunghe stagioni dove si tolse numerose soddisfazioni: tra cui anche i successi in Coppa Italia e in Coppa delle Fiere. Venne ceduto al Brescia otto anni più tardi, ma fu definitivamente nel Milan che Cudicini raggiunse l’apice della sua carriera. A partire dall’annata 1967-’68 e per le successive 5 stagioni, riuscì a vincere una Coppa Intercontinentale, una Coppa dei Campioni, due Coppe delle Coppe, uno scudetto e due Coppe Italia.   

    LE CARATTERISTICHE DI CUDICINI –  L’estremo difensore romanista era considerato a tutti gli effetti un portiere moderno, soprattutto per il senso della posizione. Quasi mai spettacolare ma assai concreto ed efficace, il numero uno giallorosso spiccò per la sua straordinaria statura: alto 1 metro e 92, fu uno dei più alti portieri della sua epoca.

    LA CURIOSITA’ Fabio Cudicini indossava spesso una calzamaglia nera e, per via dei suoi particolari arti filiformi e delle numerose parate plastiche che spesso lasciavano i tifosi ammirati, venne presto soprannominato il ‘Ragno Nero’.

    IN NAZIONALE – In realtà, Cudicini non ebbe mai l’onore di indossare la maglia Azzurra. Si ricorda solo una convocazione nella Nazionale B ottenuta l’8 maggio 1963 (periodo che coincise con il suo soggiorno romano).

    BILANCIO NELLA ROMA –  Cudicini collezionò ben 208 presenze in maglia giallorossa, delle quali: 165 in campionato, 16 in Coppa Italia, 27 nella Coppa delle Fiere. Albo d’oro: 1 Coppa delle Fiere (1961), 1 Coppa Italia (1964).

     

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA, VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    17/02/2013 - 19:00

    STORIA DELLA ROMA – Continua il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Franco Tancredi (288 partecipazioni in serie A in maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITOFranco Tancredi nacque a Giulianova il 10 gennaio 1955. L’abruzzese iniziò la carriera calcistica nel settore giovanile della sua città natale ed esordì in prima squadra nel 1972 in serie C. Due anni dopo, fu il Milan ad ingaggiarlo. Il giovane Tancredi, tuttavia, non ebbe mai la gioia di indossare la maglia rossonera in partite ufficiali: dopo solo due annate (dal 1974 al ’76) senza collezionare una presenza, si trasferi’ al Rimini.

    L’ESORDIO IN MAGLIA GIALLOROSSA –  La Roma si accorse del talento del ragazzo nel 1977, anno in cui Tancredi sbarcò nella Capitale. In poco tempo il nuovo portiere giallorosso divenne uno dei calciatori più celebri della storia romanista. Nel giro di tre stagioni riusci’ a prendere in porta il posto di Paolo Conti. Il debutto è datato 28 gennaio 1979 in Roma-Verona 2-0.

    LE CARATTERISTICHE DI TANCREDI –   L’estremo difensore giallorosso si fece subito notare dal grande pubblico per la sue enormi qualità. Portiere dal grande senso del tempo e della posizione, fu poco spettacolare ma assai concreto. Per le sue doti, Franco Tancredi venne immediatamente accostato al mitico Dino Zoff. Dal punto di vista umano, invece, il leggendario numero uno si distinse per il suo carattere introverso.

    IL PRIMATO, LE PRODEZZE E LE CURIOSITA’ – Nella sua lunga carriera in maglia giallorossa, Tancredi riusci’ a detenere il secondo piazzamento per le serie più lunghe: 258 gare consecutive dal 27 aprile 1980 (Inter-Roma 2-2) al 29 gennaio 1989 (Fiorentina-Roma 2-2). Solo Dino Zoff fece meglio con una striscia di ben 332 gare senza un’assenza. Fu anche grazie alle sue prodezze se la Roma conquistò il secondo scudetto e, non a caso, la sua presenza tra i pali coincise con l’ultimo periodo d’oro della squadra capitolina. Il grande numero uno mise, tra l’altro, la firma sulle prime due edizioni di Coppa Italia sulle quattro vinte dai giallorossi. Entrambe le finali contro il Torino, infatti, vennero decise dal dischetto degli undici metri. Protagonista assoluto fu proprio Tancredi. Il 17 maggio 1980 (0-0 dopo i tempi supplementari) l’estremo difensore riusci’ ad intuire 3 rigori, prima a Greco poi quelli calciati da Pecci e Zaccarelli per il 3-2 conclusivo giallorosso. Il 17 giugno 1981, fu invece il giorno della seconda grande impresa. Al termine della doppia sfida finale contro i granata, terminata 1-1 sia all’andata che al ritorno, allo stadio comunale il portierone romanista respinse nuovamente il tiro di Pecci e successivamente quello di Graziani.

    IL ‘FATTACCIO’ DI MILANO –  Il 13 dicembre 1987 non verrà facilmente dimenticato da Franco Tancredi.  Si giocò a San Siro per un ‘infuocato’ Milan-Roma. La gara terminò 1-0 per la squadra rossonera, ma il giudice sportivo tramutò il risultato in 0-2 a favore della Roma. Ad inizio ripresa, infatti, proprio il portiere ospite venne colpito da due petardi lanciati dalla curva milanista e fu costretto ad abbandonare in campo in barella, privo di sensi. Tancredi venne immediatamente trasportato all’ospedale San Carlo da dove veniva dimesso due giorni dopo, fortunatamente senza riportare gravi conseguenze. al suo posto esordi’ in serie A il non ancora 18enne Angelo Peruzzi.

    IN NAZIONALE –  Meno fortunato fu, senz’altro, il bilancio di Tancredi con la maglia Azzurra. Disputò la sua prima partita il 26 settembre 1984: Italia-Svezia 1-0. Furono in tutto dodici le presenze complessive, tutte in partite amichevoli. Venne convocato dal ct Enzo Bearzot in vista dei Mondiali 1986 in Messico, senza tuttavia mai essere schierato: il selezionatore della nazionale gli preferì Giovanni Galli (Fiorentina).

    BILANCIO NELLA ROMATancredi disputò ben 382 partite con la maglia giallorossa, delle quali: 288 in campionato, 58 in Coppa Italia e 36 nelle coppe Europee. Albo d’Oro: 1 scudetto (1982-’83), 4 Coppe Italia (1979-’80, 1980-’81, 1983-’84, 1985-’86).

    BILANCIO IN NAZIONALE – L’estremo difensore disputò 12 gare in maglia Azzurra.

     

    Emanuele Tocchi

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    STORIA DELLA ROMA. VIAGGIO NELLA STORIA DEI PORTIERI GIALLOROSSI

    10/02/2013 - 11:45

    STORIA DELLA ROMA – Inizia il nostro percorso a tappe che descrive la vita dei più grandi numeri uno della Roma. Passeremo in rassegna i fantastici ‘Top 10’ che hanno scritto pagine memorabili grazie alle loro prodezze e alle loro presenze in campionato. Questa settimana ci soffermeremo sulla figura di Guido Masetti (338 partecipazioni in serie A con la maglia giallorossa).

    LE ORIGINI DI UN MITO –  Guido Masetti nacque a Verona il 20 novembre 1907. Il veneto iniziò la carriera calcistica fra le fila dell’Hellas Verona, dove collezionò ben 54 presenze tra le stagioni 1926-’30. Una curiosità: Masetti entrò nel mondo del calcio professionistico ricoprendo il ruolo di centrocampista, solo più tardi traslocò fra i pali.

    UN AVVIO COMPLICATO –  Masetti sbarcò nella Capitale su segnalazione dell’arbitro dal bianco. Il primo provino al ‘Testaccio‘ è datato 15 maggio 1930. L’approccio con l’ambiente giallorosso, tuttavia, non fu subito semplice. Il tecnico Burgess non rimase convinto dell’ingaggio per motivi disciplinari: Masetti era visto come un uomo dal carattere complicato. Celebre la frase del tecnico romanista nel momento di liquidare il giocatore: “Di portieri come lei ce ne sono mille in Italia“. Tuttavia fu solo grazie all’intervento del presidente Sacerdoti, del dirigente Biancone e di Fulvio Bernardini se il nuovo acquisto rimase nella rosa del club capitolino.

    LE CARATTERISTICHE DI MASETTI –  L’estremo difensore giallorosso incantò da subito i tifosi per la sua agilità fra i pali e per la grande tecnica. Perfetto nelle uscite e altrettanto sicuro con la palla fra i piedi, Masetti si guadagnò la stima dei compagni diventando un leader indiscusso dello spogliatoio. La specialità del portiere furono i rigori: tanto che si presentò al grande pubblico parandone uno in Roma-Genoa 5-3 (amichevole organizzata per far conoscere ai sostenitori gli ultimi acquisti per la stagione 1930-’31). Dal punto di vista umano, invece, il grande numero uno si distinse per il suo temperamento sempre goliardico: emblematico l’episodio in cui una sera Masetti si travestì da odalisca durante una visita nella casa dell’ambasciatore italiano in Turchia. In campo, invece, il portierone era alquanto superstizioso.

    IL PRIMATO, LE PRODEZZE E E CURIOSITA’ –  Guido Masetti viene ancora oggi ricordato per aver stabilito un record nella storia della Roma: dopo gli addii di Ferraris IV e Bernardini, divenne il primo portiere giallorosso ad indossare la fascia di capitano. Tornando ai tiri dagli 11 metri, invece, l’estremo della Roma riuscì ad annullarne in carriera ben 9 su 32 (mentre altri 3 finirono contro i legni). Girava la voce che il numero uno veneto aveva imparato a conoscere le caratteristiche degli avversari dalle cronache del ‘Calcio Illustrato’ e, per questo, custodiva gelosamente degli appunti riguardanti l’atteggiamento di chi calciava dal dischetto. La sua più grande prodezza è datata 26 aprile 1942. Fu il giorno di Venezia-Roma, match decisivo per la lotta-scudetto (si giocava sul campo della terza in classifica). Masetti ne divenne protagonista assoluto, riuscendo a bloccare un calcio di rigore ad Alberti. Grazie alla marcatura di Amadei, i giallorossi espugnarono il campo dei veneti. A fine stagione si fregiò del titolo di Campione d’Italia. Primatista per numero di presenze dei derby con 25 partite (l’ultimo lo giocò nel ruolo di ala nella ripresa: prima dell’intervallo, infatti, fu costretto ad abbandonare i pali dopo essersi lussato una spalla), il numero uno chiuse la sua carriera da giocatore nel 1942-’43.

    IN NAZIONALEMasetti ebbe molta meno fortuna con la maglia della Nazionale Italiana. Prese parte, infatti, alle spedizioni azzurre che portarono gli uomini guidati dal ct Vittorio Pozzo alla conquista dei titoli mondiali nel 1934 e nel 1938, senza tuttavia giocare mai una sola gara delle due competizioni: il selezionatore della Nazionale, negli anni, gli preferi’ Gianpiero Combi (Juventus) e Aldo Olivieri (Lucchese). In tutta la sua carriera con la maglia dell’Italia disputò solo due gare, entrambe contro la nazionale elvetica.

    BILANCIO NELLA ROMAMasetti disputò ben 370 partite con la maglia giallorossa, delle quali: 338 in campionato, 19 in Coppa Italia, 7 nella Coppa dell’Europa Centrale. Albo d’Oro: 1 scudetto (1941-’42).

    BILANCIO IN NAZIONALE – L’estremo difensore disputò 2 gare in maglia azzurra. Albo d’Oro: 2 campionati del mondo (1934 e 1938).

     

    Emanuele Tocchi

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